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IL COSACCO

KAZAK - Periodico indipendente bilingue italiano e russo- n° 13/2010 del Registro della Stampa del Trib. di Roma in data 19/01/2010 Cultura-Politica-Gossip . Redazione info@romameeting.it

 

 

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LO ZIO ARTURO - TEATRO dell’OROLOGIO DAL 5 AL 10 APRILE Sala Grande

Post n°298 pubblicato il 28 Marzo 2011 da romameeting

uno spettacolo per un attore e quattro pupazzi

scritto e diretto da

Daniel Horowitz

 

con Mauro Marino 

traduzione di

Claudia Della Seta

 

Peter Stone, professore universitario e drammaturgo, scampato all'Olocausto, è il protagonista della pièce. Non riuscendo più a convivere con i suoi ricordi e non riuscendo a trovare un produttore per la commedia che ha scritto sulla sua tragica esperienza, si presenta egli stesso sul palcoscenico vuoto per raccontare la vicenda al pubblico. Per far vivere gli altri quattro personaggi della commedia si serve di pupazzi che costruisce lui stesso con quello che trova sulla scena: un riflettore spento, una scala, una sedia. E infine lui, un bambolotto piccolissimo, chiamato a fare lo zio Arturo, in senso letterale l'antagonista, colui che, unico della famiglia, è riuscito a salvarsi dai nazisti.

Daniel Horowitz, drammaturgo e regista, vive e lavora a Tel-Aviv. Ha voluto curare personalmente la messa in scena e ha dimostrato con questo lavoro di aver raccolto il messaggio più profondo e autentico della memoria. Una volta esaurite le testimonianze dirette e i documenti che servono a sapere, il compito di trasmettere il significato dell'Olocausto sarà d'ora in poi più che mai affidato a semplici, vere e profonde emozioni.

 

NOTE DI REGIA E DI INTERPRETAZIONE

Lo zio Arturo affronta il rapporto tra un sopravvissuto e gli altri che nei campi non c'erano... Nel raccontare le sue storie Gabriel Dagan (il vero Peter Stone) cerca di spiegare che cosa successe sia laggiù che dopo, ma nello stesso tempo ci vuole dire che noi non capiremo mai... Ho deciso di scrivere Lo zio Arturo come monologo perché ho imparato da Gabriel Dagan una cosa: quando parliamo di loro dobbiamo parlare di uno di loro. Le storie di Gabriel hanno un'incredibile combinazione di humor e orrore. Queste storie e il modo in cui me le ha raccontate sono la base del monologo.”

 

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