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Sciopero di 2 giorni dei benzinai


Due giorni di sciopero. Distributori chiusi sulla rete ordinaria dalle 19.30 di oggi fino alle 9 del mattino di venerdì 10 luglio. Dalle 22 di oggi fino allo stesso orario del 9 luglio sulle autostrade. È questa la misura scelta dai benzinai per manifestare la propria insofferenza nei confronti del lamentato immobilismo del governo rispetto alle questioni del rinnovo contrattuale della categoria e della "riformulazione" delle regole del settore. La protesta, indetta dalle principali sigle sindacali di categoria, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc Confcommercio, si muove in realtà su due fronti, scagliandosi anche contro le compagnie petrolifere, ree - secondo le note diffuse dalle stesse associazioni di categoria - di «eludere le norme vigenti non rinnovando accordi e margini, fermi da oltre due anni» e di «scaricare le contraddizioni del sistema distributivo sulla rete e sul gestore, facendogli concorrenza sleale e vincolandolo a non poter competere con le condizioni di favore che invece riserva a "pompe bianche" e grande distribuzione». Una mobilitazione rispetto alla quale, in realtà, una prima risposta del governo non si è fatta attendere. Nella serata di ieri il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, dichiarava risolta la questione del bonus fiscale per i benzinai, punto chiave della rivolta dei gestori degli impianti. La promessa di un bonus da 23 milioni di euro, alla quale dovrebbero far seguito una serie di incontri - che dovrebbe avere inizio oggi stesso - «con le compagnie petrolifere per risolvere il contenzioso pregresso». Intanto, continua a scivolare il prezzo del petrolio, sceso ieri sotto la quota dei 64 dollari al barile anche sulla base delle preoccupazioni circa la domanda di prodotti petroliferi negli Stati Uniti. Flessione che si è riflessa poi, nel corso della settimana, sui listini delle principali compagnie. In base ai dati diffusi da Quotidiano Energia, il gruppo francese Total ha tagliato di 1,9 centesimi i listini della "verde", tornando sotto la soglia dell'1,3 euro per litro dalla fine di maggio, e ritoccando anche il prezzo del diesel di 1,8 centesimi. Anche Agip, dalla scorsa domenica, ha ribassato di 2,5 centesimi il prezzo della benzina e di 2 centesimi il diesel. Variazioni analoghe per Ip e Q8. «Lo stop delle prossime 48 ore è stato programmato quindici giorni fa - sottolinea Martino Landi, presidente nazionale della Faib Confesercenti - è una misura che abbiamo cercato di evitare fino all'ultimo, ma che siamo adesso costretti a prendere vista l'incapacità dimostrata dal governo di rispettare gli impegni presi, nelle scorse settimane, al tavolo permanente per l'energia e di farli rispettare anche dalle compagnie».Alla contesa, intanto, assistono con sempre maggiore preoccupazione le associazioni dei consumatori, divise tra la richiesta all'esecutivo di misure che evitino atteggiamenti speculativi da parte delle maggiori compagnie e il timore che «gli unici a pagare il braccio di ferro saranno i cittadini», come dichiara il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti. «Dovrebbero essere i consumatori a fare sciopero - dice - stretti tra rincari, scioperi dei gestori e l'assenza di un reale processo di liberalizzazione che calmierizzi il mercato dei carburanti». Paolo Landi, segretario di Adiconsum, si rivolge invece al garante degli scioperi, Antonio Martone, «per chiedere la risoluzione del contenzioso e la garanzia di un servizio minimo in occasione del blocco di questi giorni». Un blocco che in Sicilia è già iniziato dalla mezzanotte di ieri e che segna l'inizio di un periodo estivo convulso sul fronte carburanti. «Siamo sempre pronti al dialogo - dice ancora, dalla Faib, Martino Landi - ma abbiamo già in programma ulteriori agitazioni a partire da agosto e mi sembra che si stiano materializzando le premesse di un autunno "caldo"».