romolo ricapito

L'HOSPITE DI GIULIA BASILE: "PER COMBATTERE IL CANCRO, CUCINATE CIAMBELLE E REGALATELE AI VICINI!"


E' stato presentato al festival Il Libro Possibile di Polignano a Mare (Bari) il libro di Giulia Basile "L'Hospite" (Tholos Editore).Preceduta dalle note di "Meraviglioso", cantata da Domenico Modugno, la professoressa Basile (docente in pensione di lettere e pedagogia) si è presentata al pubblico, numeroso, della Balconata Santo Stefano in giacca nera dai bottoni dorati , portata aperta, alla quale ha abbinato un top décolleté con un curioso disegno a "occhiali", decorati con paillettes argentate. La professoressa, che ha ricoperto l'incarico di sindaca di Noci (Bari) dal 1999 al 2002, ha scelto come accessori un paio di orecchini neri, che facevano pendant con degli occhiali dalla montatura elegante e bicolore: neri sulle stanghe e bianco "plexiglass" sul resto. Il tutto era completato sempre da un'alternanza di bianco e nero, come il giorno e la notte, "simbolo" del contenuto della sua opera, che tratta dell'uscita da un pericoloso tunnel, quello della malattia chiamata "cancro".La Basile infatti  indossava ancora pantaloni bianchi, abbinati a scarpe nere, décolleté, eleganti, in vernice, con fibbie.L'Hospite, i cui proventi saranno interamente devoluti dalla neo-scrittrice a un' associazione che si occupa dell'assistenza ai malati di tumore, tratta appunto di un tema serio, senza autocommiserazione nè pietismi di sorta , ma piuttosto con buone e necessarie dosi di auto-ironia. E' in pratica un diario-resoconto di un percorso diagnostico-terapeutico relativo ai primi 50 giorni della scoperta di una neoplasia, situata nella parte terminale dell'intestino.Il Signor K è un ospite non gradito, al quale l'autrice reagisce andando indietro nei ricordi , con una "memoria "risarcitoria" e compensatoria della sofferenza, che attinge a un'infanzia felice e che costituirà un "reliquiario sacro".La professoressa Giula Basile ha rassicurato il pubblico: "parliamo di gioia di vivere e non di sofferenza: dopotutto, io ho sconfitto il Male".Il suo è un libro scritto di getto durante il primo dei ricoveri in   ospedale. "Per combattere il cancro occorre guardare questa malattia in faccia e chiamarla per nome", chiarisce senza fronzoli.Il cancro è chiamato nel dialetto nativo della Basile "U' temon " (il timone), reggendo il quale la nave umana viene condotta nel porto della sua salvezza.Il giubbotto di salvataggio, per così dire, è costituito da elementi quali : l'amore, l'amicizia, la pianta che rifiorisce.Come vincere quello che Giulia Basile chiama con un'altra similitudine ispirata al mondo classico "il cavallo di Troia"?Il tempo del malato è diverso da quello di una persona sana; per la professoressa Basile, l'unità - tempo assumeva la realtà di una clessidra, che scandisce il singolo momento con il granello di sabbia che scende giù, verso il basso . Attimo nel quale si è portati a gustare la suddetta realtà in maniera amplificata.Il punto fondamentale è: sapere che il Male si può vincere. "Invitate qualcuno a cena, cucinate ciambelle e regalatele a tutto il condominio", sono alcune delle proposte di pronto intervento di Giulia Basile, per reagire al pericolo di depressione e isolamento.Nipote di un nonno contadino e di un altro nonno pescatore, la Basile preferisce il mare alla terra, pur conservando la saggezza degli agricoltori."Il mare è da bere, l'acqua salata va ingoiata a garganella."La Basile ha voluto rassicurare gli astanti sulla sanità pugliese: tra i suoi tanti problemi, essa dispone di vere eccellenze, non soltanto tra i medici specialisti, ma anche tra il personale infermieristico, che sì prende cura con grande umanità del prossimo.Un esempio di ciò è l'infermiere Antonio, che ha assistito Giulia e da lei chiamato "il Giullare", perchè portava con la sua gentilezza tanta gioia nelle vite dei malati, terminali e non.La scrittura, per chi è malato- e anche per Giulia- è diventata terapia, catarsi, interrelazione, strategia di salvezza.ROMOLO RICAPITO