Barbara D'Urso si è difesa pubblicamente dopo l'affondo di Enzo Iacopino, presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, che l'ha attaccata -senza nominarla- prima su Facebook alludendo alle "soubrette" che fanno informazione, speculando sulle tragedie e poi formulando un esposto denuncia nei suoi confronti.La D'Urso rivendica il diritto d'informare, forse anche grazie ai suoi ottimi indici di ascolto, sostenendo" a Mediaset siamo sotto testata giornalistica".Ho riassunto così la vicenda e comunque difendo Barbara D'Urso.Probabilmente la sua informazione è viziata da sensazionalismi e sbigottimenti di troppo.Ma l'altra informazione, quella dei talk show della Rai, altrettanto.Si ricorre alla cronaca nera, forse troppo.Ma l'attaccare la D'Urso equivale attaccare un simbolo: quello della tv nazionalpopolare.Il che fa sempre specie, soprattutto garantendo oltre alle polemiche, visibilità a chi attacca.Insomma, è come il serpente che si morde la coda.La soluzione sta nel proporre e nel produrre dei buoni programmi e di conseguenza della buona informazione.Come può esistere una forma di giornalismo elegante se tutta la tv, particolarmente quella generalista, sfoggia contenuti da terzo mondo?Programmi e fiction ripetitivi, somministrati a un pubblico che si pensa addormentato e che sovente non ha i mezzi economici per procurarsi serate alternative al cinema, al ristorante, a teatro o al circo.Ecco allora chi è "costretto" a guardare le evoluzioni ballerine dei concorrenti della centoquattresima edizione del programma della Carlucci, le fiction dei Don Mattei, delle suore etc.In questo marasma indigesto la D'Urso è iperrealistica: usa la cronaca per tener desta l'attenzione.Sbaglia, ma non è solo lei a sbagliare.Dunque è ingiusto attaccarla.Attaccare lei è attaccare un simbolo: si potrebbe fare lo stesso con Moira Orfei, Liala o Cicciolina.Inutile.I giornalisti che si ritengono veri, o seri, smettano di rincorrere la D'Urso come una preda "pregiata" e facciano il loro mestiere, se sono capaci.ROMOLO RICAPITO
BARBARA D'URSO CONTRO L'ORDINE DEI GIORNALISTI: "LASCIATEMI INFORMARE IL MIO PUBBLICO!"
Barbara D'Urso si è difesa pubblicamente dopo l'affondo di Enzo Iacopino, presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, che l'ha attaccata -senza nominarla- prima su Facebook alludendo alle "soubrette" che fanno informazione, speculando sulle tragedie e poi formulando un esposto denuncia nei suoi confronti.La D'Urso rivendica il diritto d'informare, forse anche grazie ai suoi ottimi indici di ascolto, sostenendo" a Mediaset siamo sotto testata giornalistica".Ho riassunto così la vicenda e comunque difendo Barbara D'Urso.Probabilmente la sua informazione è viziata da sensazionalismi e sbigottimenti di troppo.Ma l'altra informazione, quella dei talk show della Rai, altrettanto.Si ricorre alla cronaca nera, forse troppo.Ma l'attaccare la D'Urso equivale attaccare un simbolo: quello della tv nazionalpopolare.Il che fa sempre specie, soprattutto garantendo oltre alle polemiche, visibilità a chi attacca.Insomma, è come il serpente che si morde la coda.La soluzione sta nel proporre e nel produrre dei buoni programmi e di conseguenza della buona informazione.Come può esistere una forma di giornalismo elegante se tutta la tv, particolarmente quella generalista, sfoggia contenuti da terzo mondo?Programmi e fiction ripetitivi, somministrati a un pubblico che si pensa addormentato e che sovente non ha i mezzi economici per procurarsi serate alternative al cinema, al ristorante, a teatro o al circo.Ecco allora chi è "costretto" a guardare le evoluzioni ballerine dei concorrenti della centoquattresima edizione del programma della Carlucci, le fiction dei Don Mattei, delle suore etc.In questo marasma indigesto la D'Urso è iperrealistica: usa la cronaca per tener desta l'attenzione.Sbaglia, ma non è solo lei a sbagliare.Dunque è ingiusto attaccarla.Attaccare lei è attaccare un simbolo: si potrebbe fare lo stesso con Moira Orfei, Liala o Cicciolina.Inutile.I giornalisti che si ritengono veri, o seri, smettano di rincorrere la D'Urso come una preda "pregiata" e facciano il loro mestiere, se sono capaci.ROMOLO RICAPITO