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OGNI MALEDETTO NATALE- RECENSIONE DI ROMOLO RICAPITO


Pubblicato da La Gazzetta Meridionale ~ di venerdì 5 dicembre 2014 ~ 0 commentiLa locandina dell'evento. (foto) ndr.di Romolo RicapitoBARI, 5 DIC. - OGNI MALEDETTO NATALE è una novità assoluta nel panorama della cinematografia italiana. Trattasi di un'opera che, più che dissacrare il 25 dicembre, vuole documentare il disagio causato da questa (e altre) feste comandate su coloro i quali manifestano ansia e fastidio nel confrontarsi con dei festeggiamenti che comprendono solitamente il rapportare se stessi con un gran numero di parenti, oppure costringono a un bilancio esistenziale. I registi sono tre: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Coraggiosa la scelta di tutto il cast, che non indulge su nomi adatti a sedurre il box office, pur utilizzando volti noti come Valerio Mastrandrea, Marco Giallini e Laura Morante. Riuscito poi il connubio artistico tra la coppia di fidanzati protagonisti: Alessandro Cattelan e Alessandra Mastonardi. La sceneggiatura arriva a paragonare il Natale a "festa delle tenebre" confrontando la festività cristiana con antichi riti invernali pagani, in voga 50 mila anni fa , ma anche in rapporto alla Roma antica dei banchetti e della decadenza dei costumi. Il disagio psicologico da festività sembra evidenziarsi particolarmente in Massimo (Cattelan) un esperto di microcredito che Giulia (la Mastronardi) decide di ospitare nell'antico casale di famiglia vicino a Baiano:la ragazza, laureata in architettura, è originaria del viterbese. In questa situazione la coppia si rapporta a un parentame di villici scoppiati ,volgare e chiassoso, culturalmente fermo agli anni Cinquanta . Fratelli, genitori, zii di ogni genere, ospiti e quant'altro: trattasi della classica famiglia patriarcale, nella quale va in scena lo scontro di due culture. La loro (millenaria) e quella universitaria della figlia istruita e del di lei compagno. I personaggi, davvero pittoreschi (Laura Morante, nei panni della madre, sembra uscita dalla Lupa di Verga) sono un misto, tra echi pasoliniani e quelli dell'horror Non Aprite Quella Porta. Colpisce subito inoltre la la bellissima fotografia di Michele Paradisi. Il tema dell'estraneo viene proposto in forme nuove, che mischiano l'avanspettacolo col teatro classico. I "villani", apparentemente gentilissimi, dietro l'apparente, straordinaria ospitalità, costituiscono una società di mostri, quella che perpetua i difetti peggiori dell'italiano medio-basso. La caccia al cinghiale,ad esempio, è un rito propiziatorio e violento che celebra la vittoria dell' Uomo sulla Natura. Esiste poi all'interno del numeroso nucleo contadino la convinzione che la propria vita sia migliore e al di sopra (come qualità e valori) di quella altrui , in questo caso il paragone vincente è su Massimo, considerato uno sfigato senza casa ed affetti. Così il giovane, umiliato dalle circostanze, è costretto a rivelare di appartenere ai Marinelli, una famiglia di industriali dolciari tra le cinque più ricche d'Italia. La rivelazione diventa una sorta di boomerang: l'architetto Giulia lo ripudia velocemente, attribuendogli l'etichetta di capitalista che umilia le masse popolari. L'azione nella seconda parte si sposta nella ricchissima magione dei Marinelli, nella quale Massimo torna per il pranzo di Natale. Questa sezione del film è ancora più riuscita della prima. La novità sta nel fatto che gli stessi attori che recitavano nelle parti "truci" dei contadinotti, qui rivestono i ruoli dei familiari di Massimo. E così Mastandrea non è più il fratello di Giulia, ma quello appunto , di Massimo:e così via. Strepitosa è Caterina Guzzanti nei panni della classica figlia di papà, insoddisfatta e lamentosa. Ma anche Corrado Guzzanti, che dà vita al domestico cinese: un personaggio ancora più snob dei padroni di casa, attento alle origini nobili degli ospiti che varcano il cancello di casa, come la rediviva Giulia, che ritorna da Massimo in cerca di un chiarimento. Il cinese è guardingo, attribuendo e pretendendo dalla ragazza crediti altolocati. Laura Morante anche qui è la madre di famiglia: elegantissima e politicamente corretta, reagisce all'inatteso suicidio del domestico filippino, depresso cronico, tentando di annullare il pranzo di Natale. Ma Francesco Pannofino, nel ruolo del padre, non ci sta : la donna poi ha dirottato costosi regali alla Caritas, dopo avere fatto alla stessa associazione ( precedentemente) una generosa beneficenza. Vedremo allora il patriarca dell'azienza di prodotti per ricorrenze (panettoni, pandori..) lottare con l'inviato del parroco: quest'ultimo sta per ritirare dei costosissimi e ricercati pacchi natalizi , ma l'industriale vuole riprenderseli. Il domestico filippino poi, lanciandosi dal terzo piano ha devastato l'automobile di un altro dei familiari (interpretato da Marco Giallini). Per questo, anche quest'ultimo non vuole privarsi del pranzo (migliaia di euro spesi per un rifornimento di pesce) per commemorare uno sconosciuto servitore. Questa seconda parte, all'interno di un film riuscitissimo ed originale, svela le idiosincrasie dei ricchi, le loro ipocrisie e falsità che, dietro la cornice delle convenzioni, popolano l'esistenza dei Marinelli. Insomma: sotto il tappeto di lusso, è nascosta la sporcizia. Il nucleo dunque è malato: forse ancora di più dei parenti di Giulia, culturalmente inferiori. Ma l'amore trionferà su tutto, per fortuna.ROMOLO RICAPITO