LIBERA VOCE

SALVATORE BORSELLINO


LETTERA DI SALVATORE BORSELLINOErano le tre di notte ai primi di marzo di quest'anno, a Palermo. Misono svegliato di soprassalto, mi sono alzato e sono andato aguardare, dal balconde al nono piano della casa dove dormivo, il monteche sovrasta Palermo.Non c'era la luna, non c'erano le stelle, il cielo era nero, ma sullacima del monte si stagliava un castello.Emanava un lieve chiarore, come se fosse fosforescente, dotato di unaluce propria, forse perché lo ho guardato a lungo tante volteilluminato dal sole, e quell'immagine si è ormai stampata nella miamemoria.Ogni volta che vado in Via D'Amelio vado vicino all'olivo che miamadre ha fatto piantare nel punto in cui era stata piazzata lamacchina piena di esplosivo, nel punto dove sono stati massacratiPaolo e i suoi ragazzi, alzo gli occhi, lo vedo e sto a lungo aguardarlo.Chissà se Paolo prima di alzare il braccio per suonare il campanellodel citofono della casa di nostra madre ha alzato gli occhi e lo havisto per l'ultima volta, chissà se anche i suoi ragazzi prima diessere fatti a pezzi lo hanno guardato.Di certo qualcuno da una finestra di quel castello li stava osservandoe aspettava il momento migliore per azionare il detonatore.Di certo Gioacchino Genchi arrivando in Via D'Amelio due ore sopo lastrage ha distolto gli occhi dal tronco di Paolo in mezzo alle maceriedel numero 19 di Via D'Amelio, ha distolto gli occhi dai pezzi diEmanuela Loi che ancora si staccavano dall'intonaco del palazzo doveabitava la mamma di Paolo e ha visto quel castello.Quel castello, l'unico punto, come subito capì, da dove poteva esserestato azionato il comando che aveva causato quella strage.E allora prese l'auto, fece quei pochi chilometri in salita cheseparano Via D'Amelio da quello sperone del Monte Pellegrino, andòdavanti al cancello di quel castello e suonò un altro campanello, losuonò a lungo ma nessuno gli aprì nonostante la dentro ci fosserotante persone come poté stabilire qualche tempo dopo elaborando, comesolo lui è in grado di fare, i tabulati telefonici dove sono riportatile posizioni e le chiamate dei telefoni cellulari e dei telefonifissi.Incrociando quelle telefonate si riescono a stabilire delle verità chenemmeno le intercettazioni sono in grado di fare.Si riesce a sapere che da un certo numero di ville situate sullastrada tra Villagrazia di Carini e Palermo una serie di telefonatepartì per segnalare che Paolo stava arrivando al suo appuntamento conla morte.Si riesce a stabilire che nei 140 secondi intorno all'ora. minuti esecondi dell'esplosione che causò la strage, delle telefonatepartirono e arrivarono da una barca ormeggiata nel golfo di Palermoper segnalare che Paolo era arrivato al suo ultimo appuntamento e chel'esplosione era stata perfettamente sincronizzata con il suo arrivo.Su quella barca c'era Bruno Contrada ed altri componenti dei servizisegreti civili, dentro quel castello, insieme a persone che Genchi,con le sue tecniche è in grado di individuare e avrebbe giàindividuato se non lo avessero subito fermato, c'era Musco, unalugubre figura appartenente e animatore di logge massoniche deviateche dovrebbe essere inquisito per tanti elementi che invece oggi sitrovano solo come spunto nelle sentenze di archiviazione di processiche non hanno potuto svolgersi.Che forse non si svolgeranno mai, protetti come sono da un segreto diStato non dichiarato ma non per questo meno forte perché retto dairicatti incrociati basati sul contenuto di una Agenda Rossa..Perché invece di portare avanti quei processi si emanano sentenzeassurde e vergognose come come quella che ha mandato assolto il Cap.Arcangioli, l'uomo fotografato e ripreso subito dopo l'esplosione inVia D'Amelio, con in mano la borsa di cuoio di Paolo che sicuramenteconteneva l'agenda rossa.Perché invece si svolgere altri processi che vanno a toccare i filiscoperti delle consorterie di magistrati, uomini di governo, massoni eservizi deviati, si massacrano altri giudici, non più con il tritolo,ma con metodi nuovi che non fanno rumore, non fanno indignarel'opinione pubblica, come le bombe che in Palestina amputano gli artidi civili palestinesi senza che venga versato del sangue.Massacri, vere e proprie esecuzioni davanti a plotoni di esecuzionecomposti da altri magistrati, come la decimazione della Procura diSalerno, che vengono presentate da una stampa ormai asservita e pavidadi fronte al sistema di potere con un'ottica completamente distorta efuorviante.Perché il percolo rappresentato da Genchi e dalle sue consulenze in uneventuale processo agli esecutori occulti di questa strage, anche seforse non si svolgerà mai, viene eliminato preventivamentre eliminandola possibilità di un utilizzo delle sue raffinate tecniche di indaginein grado di inchiodare i responsabili materiali di quella strage.Almeno fino a quando, e non è impossibile che accada, qualcuno nondeciderà che sia necessaria la sua eliminazione anche fisica sfidandole reazioni che questa potrebbe provocare nell'opinione pubblica.Alla stessa maniera in cui fu sfidata questa reazione quando funecessario eliminare in fretta Paolo per potere rimuovere del tuttol'unico ostacolo che si frapponeva al portare avanti una ignobiletrattativa tra mafia e Stato, portata avanti, in prima persona, daipiù alti gradi del ROS. Quella trattativa della quale oggi, punto perpunto e in mezzo all'indiferenza e all'assuefazione dell'opinionepubblica, vengono realizzati quei punti contenuti nel 'papello' e chesanciscono la definitiva sconfitta dello Stato di diritto.Vogliamo anche noi dichiararci sconfitti, vogliamo anche noi chinareil capo e dichiararci servi, vogliamo anche noi rinunciare alla nostralibertà?Il 19 luglio non è lontano. Prepariamoci.Quest'anno da quella via in cui tutto è cominciato alle 5 delpomeriggio di 17 anni fa, dovrà nascere e non dovrà più fermarsi lanostra RESISTENZA.Non dovrà più fermarsi fino a quando non sarà fatta Giustizia, fino aquando quei criminali che, anche dentro le istituzioni, stanno oggigodendo i frutti di quella strage non saranno spazzati via per sempre.SALVATORE BORSELLINO