Sono appena tornata da una settimana di vacanza, di cui avevo un immenso bisogno. Sai quando non riesci più a vedere il sole fuori dalla finestra, anche se splende e non c'è una nuvola in cielo? No... non dico perché è due anni che non lavi i vetri, ma perché hai dentro gli occhi una montagna di sofferenze e di cose che vuoi ancora fare: tutto è frenesia e obiettivo da raggiungere. Ogni giornata comincia con l'affanno di una lista di cose da fare e termina quando ti butti sul letto distrutta e non ce la fai più!!Tutto comincia quando perdo il ritmo della vita, percorro nel senso sbagliato la "Scala della Vita" = ovvero quel'importantissimo elenco di cose, persone, situazioni che sono per me le più importanti nella mia vita, quelle cioè che danno la direzione, come se fossi in un ipermercato o in un aeroporto e i miei passi mi portano ad una certa meta piuttosto che ad un'altra. Mi ha insegnato questa pietra milare della felicità non mio padre ma un vecchio e caro amico, che qui voglio citare: Danilo.Dunque la scala della mia vita è stata stilata per la prima volta circa una decina di anni fa; è mobile, nel senso che se a grandi linee la direzione è quella, gli scalini sono cambiati, soprattutto perché se ne sono aggiunti di nuovi. Questa scala mi serve quando devo prendere una decisione perché la scelta deve essere naturalmente coerente con il posto occupato nella scala da quell'argomento. Una direzione molto forte è stata data a questa scala dalla morte di mio cugino Rossano e dalla sua lettera (vedi il mio primo post). A diciassette anni per me la vita non valeva un graché, sia perché i miei genitori mi avevano sempre dato tutto (e io non mi ero guadagnata nulla) sia perché avevo un cuore pietrificato: non provavo amore, né gioia pura. Non mi vergogno a dire che ero egoista ed egocentrica, perché non avevo scelto di essere così: ero cresciuta sotto una campana di vetro.La sua improvvisa scomparsa ha rotto la campana ed è stato per me come scendere in un pozzo di disperazione nera, la mia anima ha iniziato a gridare, il castello ha iniziato a crollare e piano piano una goccia di acqua ha iniziato a scendere, battendo sulla pietra. Nel frattempo mi ero brillantemente laureata ed avevo iniziato a lavorare con buone prospettive di carriera. Dieci anni ci sono voluti perché prendessi la decisione di lasciare il mondo "dell'apparenza"
La Scala della Vita
Sono appena tornata da una settimana di vacanza, di cui avevo un immenso bisogno. Sai quando non riesci più a vedere il sole fuori dalla finestra, anche se splende e non c'è una nuvola in cielo? No... non dico perché è due anni che non lavi i vetri, ma perché hai dentro gli occhi una montagna di sofferenze e di cose che vuoi ancora fare: tutto è frenesia e obiettivo da raggiungere. Ogni giornata comincia con l'affanno di una lista di cose da fare e termina quando ti butti sul letto distrutta e non ce la fai più!!Tutto comincia quando perdo il ritmo della vita, percorro nel senso sbagliato la "Scala della Vita" = ovvero quel'importantissimo elenco di cose, persone, situazioni che sono per me le più importanti nella mia vita, quelle cioè che danno la direzione, come se fossi in un ipermercato o in un aeroporto e i miei passi mi portano ad una certa meta piuttosto che ad un'altra. Mi ha insegnato questa pietra milare della felicità non mio padre ma un vecchio e caro amico, che qui voglio citare: Danilo.Dunque la scala della mia vita è stata stilata per la prima volta circa una decina di anni fa; è mobile, nel senso che se a grandi linee la direzione è quella, gli scalini sono cambiati, soprattutto perché se ne sono aggiunti di nuovi. Questa scala mi serve quando devo prendere una decisione perché la scelta deve essere naturalmente coerente con il posto occupato nella scala da quell'argomento. Una direzione molto forte è stata data a questa scala dalla morte di mio cugino Rossano e dalla sua lettera (vedi il mio primo post). A diciassette anni per me la vita non valeva un graché, sia perché i miei genitori mi avevano sempre dato tutto (e io non mi ero guadagnata nulla) sia perché avevo un cuore pietrificato: non provavo amore, né gioia pura. Non mi vergogno a dire che ero egoista ed egocentrica, perché non avevo scelto di essere così: ero cresciuta sotto una campana di vetro.La sua improvvisa scomparsa ha rotto la campana ed è stato per me come scendere in un pozzo di disperazione nera, la mia anima ha iniziato a gridare, il castello ha iniziato a crollare e piano piano una goccia di acqua ha iniziato a scendere, battendo sulla pietra. Nel frattempo mi ero brillantemente laureata ed avevo iniziato a lavorare con buone prospettive di carriera. Dieci anni ci sono voluti perché prendessi la decisione di lasciare il mondo "dell'apparenza"