Creato da Raf_ADMOpiemonte il 13/06/2007

Non siamo isole

Storia di un seme che morendo fa nascere un grande albero

 

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La Scala della Vita

Post n°3 pubblicato il 09 Luglio 2007 da Raf_ADMOpiemonte

Sono appena tornata da una settimana di vacanza, di cui avevo un immenso bisogno. Sai quando non riesci più a vedere il sole fuori dalla finestra, anche se splende e non c'è una nuvola in cielo? No... non dico perché è due anni che non lavi i vetri, ma perché hai dentro gli occhi una montagna di sofferenze e di cose che vuoi ancora fare: tutto è frenesia e obiettivo da raggiungere. Ogni giornata comincia con l'affanno di una lista di cose da fare e termina quando ti butti sul letto distrutta e non ce la fai più!!

Tutto comincia quando perdo il ritmo della vita, percorro nel senso sbagliato la "Scala della Vita" = ovvero quel'importantissimo elenco di cose, persone, situazioni che sono per me le più importanti nella mia vita, quelle cioè che danno la direzione, come se fossi in un ipermercato o in un aeroporto e i miei passi mi portano ad una certa meta piuttosto che ad un'altra. Mi ha insegnato questa pietra milare della felicità non mio padre ma un vecchio e caro amico, che qui voglio citare: Danilo.

Dunque la scala della mia vita è stata stilata per la prima volta circa una decina di anni fa; è mobile, nel senso che se a grandi linee la direzione è quella, gli scalini sono cambiati, soprattutto perché se ne sono aggiunti di nuovi. Questa scala mi serve quando devo prendere una decisione perché la scelta deve essere naturalmente coerente con il posto occupato nella scala da quell'argomento.
   Una direzione molto forte è stata data a questa scala dalla morte di mio cugino Rossano e dalla sua lettera (vedi il mio primo post). A diciassette anni per me la vita non valeva un graché, sia perché i miei genitori mi avevano sempre dato tutto (e io non mi ero guadagnata nulla) sia perché avevo un cuore pietrificato: non provavo amore, né gioia pura. Non mi vergogno a dire che ero egoista ed egocentrica, perché non avevo scelto di essere così: ero cresciuta sotto una campana di vetro.

La sua improvvisa scomparsa ha rotto la campana ed è stato per me come scendere in un pozzo di disperazione nera, la mia anima ha iniziato a gridare, il castello ha iniziato a crollare e piano piano una goccia di acqua ha iniziato a scendere, battendo sulla pietra.
   Nel frattempo mi ero brillantemente laureata ed avevo iniziato a lavorare con buone prospettive di carriera. Dieci anni ci sono voluti perché prendessi la decisione di lasciare il mondo "dell'apparenza"  per entrare, senza saperlo, nel mondo reale della VITA .

Quasi per un caso, anche se preferisco pensare diversamente, ho iniziato a collaborare con mio zio all'interno dell'associazione di Volontariato che lui stesso aveva fondato dopo la morte di suo figlio, l'ADMO. E ho scoperto un mondo completamente diverso da quello in cui avevo vissuto fino ad allora e anche diverso da quello che pensavo ke fosse. Avete mai la sensazione che sulla terra in realtà esistano mondi paralleli  che non si sfiorano mai? gente che vive delle vite completamente diverse dalla nostra e noi nemmeno ce ne rendiamo conto, nemmeno lo immaginiamo, né ne abbiamo la percezione?

Ecco, io ho avuto e quella sensazione quando ho iniziato a lavorare dentro l'ADMO. A fianco di mio cugino avevo vissuto l'esperienza che "ciò che abbiamo è solo l'oggi" e fortunatamente ero riuscita a vivere pienamente quei due anni di malattia, andando in moto con lui quando il martedì pomeriggio veniva a suonarmi il campanello (mentre io stavo preparando la Maturità scientifica) e così via. Oggi vivo il dramma di persone che sanno che stanno giocando alla roulette russa con il caricatore bello pieno di proiettili. Gente di 30, 40 anni ke vedo in faccia e l'esperienza (brutta cosa, certe volte...) mi dice ke non ce la faranno ad arrivare a fine anno; sorrido celando il dolore e cercando di lasciare loro la speranza (perché la speranza E' l'ultima a morire). Eppure li vedo che combattono, che anche se nel loro cure sanno già tutto, combattono perché vogliono sopravvivere, vogliono vivere!!!!!

E io sono lì davanti a loro e quello che posso fare è davvero poco, ma qualcosa cerco di fare perché alzare le spalle e dire: pazienza ci sono tanti problemi nel mondo, non posso risolverli tutti io, non mi piace. E così ho deciso che di fronte ai problemi che mi si presentano davanti io faccio quello che posso fare, ma lo faccio, e subito. E' poco, ma è meglio di niente. Madre Teresa, santa donna, diceva che l'oceano è fatto di gocce. In fondo ho scoperto che il tempo che ho a disposizione nella giornata lo uso come voglio e 1. se lo uso per seminare, sicuramente qualcosa raccoglierò 2. se non faccio niente per cambiare il mondo, non posso permettermi di lamentarmi 3. se faccio qualcosa per il mondo, non mi viene neanche in mente di lamentarmi.

E così ogni tanto ho davvero bisogno di vacanze e di staccare la spina per un po', perché la testa  giorno e notte continua a pensare come fare per parlare a quanta più gente possibile della donazione di midollo osseo, per salvare la vita a tutti quei ragazzi che "ancora stanno soffrendo".

www.admo.it

Foto: Razze - Galapagos / Copyright Danilo Lombardi

 
Rispondi al commento:
penelope.sm
penelope.sm il 09/07/07 alle 16:14 via WEB
Ciao, ho letto con trasporto e una vena di commozione i tuoi post e ti faccio i miei complimenti per l'impegno che metti in questa tua battaglia...è un bene che ci siano persone come te, per 2 anni ho frequentato il reparto di ematologia presso un ospedale oncologico dove mio padre era ricoverato per un linfoma...due anni e poi la fine, ma ho visto tanti ragazzi e non che invece ce l'hanno fatta...grazie a persone come te!! Un abbraccio!!
 
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