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Vita e letteratura


Tra i saggi di Yukio Mishima ce ne é uno bellissimo sul "mestiere" di scrivere (nel suo caso in senso professionale e non amatoriale), e di come "scrivere" sia un'attività che sottrae tempo alla "vita reale", e in alcuni casi può addirittura andarci in contrasto generando degli "intellettuali nichilisti" dallo sguardo cinico che CREDONO di saperne più degli altri. Alla fine Mishima scelse di abbandonare (ma solo parzialmente) la letteratura dedicandosi ad attività paramilitari che in realtà non so quanto si possano definire "vita"..... peraltro il suo suicidio "di protesta" contro il governo giapponese dell'epoca sembra proprio il gesto di un intellettuale nichilista, la categoria alla quale non voleva più appartenere...........Lasciando da parte i paradossi di un grande scrittore, e tornando alla mia più modesta realtà, nel mio piccolo ho avuto un "passaggio" del genere. All'epoca dell'università, il giorno in cui discutevo la tesi la mia relatrice mi disse di non "sparire", di farmi vedere anche se ormai avevo finito.... mi fece capire che se avessi avuto la pazienza e l'ottimismo per fare tutta la trafila tipica ("assistente" a titolo gratuito per qualche anno, collaboratore per pochi spiccioli per qualche altro anno e infine, ma senza garanzia, il concorso giusto da ricercatore) avrei potuto provare a restare in ambito accademico, e passare il resto della mia vita fra biblioteche, saggi letterari, seminari, conferenze sul teatro e discussioni sulla poesia..... Un'ipotesi che mi aveva allettato, soprattutto alcuni anni prima, quando l'università per me rappresentava una specie di isola nel mare della vita, una "torre d'avorio" (l'ho già detto, fa parte della mia indole) in cui rifugiarmi.Invece, coscientemente, ho scelto la vita reale. Ho scelto di cercare un lavoro retribuito al più presto possibile per sposare la ragazza di cui ero innamorato pazzo... Poi ci siamo lasciati e il lavoro non l'ho trovato così in fretta, ma questa é un'altra storia, o piuttosto... vita reale, appunto. Per un po' di tempo ho inseguito ancora la "religione dello scrivere", libero da legami affettivi di ogni genere, come Gustave Flaubert o Henry James, ma qualcosa si era spezzato. Non avevo il loro talento, questo é certo, ma soprattutto non avevo la loro fermezza e la loro capacità di rinunciare alle tante piccole cose quotidiane che il mestiere di scrivere ti sottrae..... Alla fine scrivere é rimasto solo un hobby, almeno in questa forma ho cercato di mantenerlo, sebbene il tempo da dedicargli sia davvero poco..........