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   Messaggio N° 11 17-02-2004 
 

Post N° 11

Una puntura d’insetto. Una sciocca, banale, irritante puntura d’insetto.
Il dolore urente e lo schiaffo istintivo.
L’ape spiaccicata tra la guancia e la mano.
Tutto normale, già successo, ma una sensazione strana, come di calore liquido, corre per il corpo e avvisa però che qualcosa non và.
L’uomo si siede, cerca di calmarsi, di dare ordine ai pensieri.
Tra un attimo andrà meglio, prova a dirsi, senza riuscire a crederci perché la lingua sta diventando di fuoco e lievita nella bocca, la gola formicola e le pareti sembrano gonfiarsi riducendo il flusso d’aria..
La moglie si accorge, gli corre accanto, gli chiede cosa succede…lui non riesce a rispondere, non può, i suoni non escono.
Socchiude gli occhi e le mostra tutta la fatica del respirare.
La donna corre in casa e chiama il 118 gridando la sua angoscia.
Quando l’ambulanza arriva sul posto l’uomo è cosciente ma respira come se l’aria fosse fatta di pietra e costasse fatica immane tirarla nei polmoni.
Il tempo di rendersi conto della situazione e la pietra diventa roccia…l’uomo ha smesso di respirare!
Si può solo tenere pervie più che si può le vie aeree, dargli ossigeno, attivare l'elisoccorso e controllare la situazione.
Dopo qualche minuto il rombo ritmico del motore che si avvicina, ed il fermento delle persone, avvisano dell’arrivo dell’equipe di soccorso avanzato.
Intanto anche il cuore ha smesso di battere..
Forza ragazzi, dai che forse riusciamo a tirarlo fuori!
Dai, ancora qualche secondo e si potrà fare più che solo massaggiare e ventilare, dai, dai dai…!!!
Il medico si avvicina correndo e chiedendo notizie…intanto vengono applicati gli elettrodi e, come penosa testimonianza dell'evidenza, il monitor mostra una linea….solo una linea…piatta.
Dai! da intubare, e un acceso venoso…in fretta.. preparare adrenalina.. forza ragazzi in fretta e bene!!!.. da quanto tempo è in arresto..?
Le parole si susseguono…sono le stesse che si sentono in questi casi…le si dice anche per pensare, per chiudersi in un cerchio conosciuto…spesso la risposta è inutile..ma la si offre lo stesso.
Fa parte del rito.
Poi improvvisamente, dalla folla assiepata intorno, senza bisogno di farsi spazio, senza bisogno di dare alle parole più autorità di quel sussurro…una donna si avvicina all’uomo disteso per terra, s’inginocchia e gli serra le caviglie con le mani.. il monitor si risveglia con quel suo suono di cicala isterica e metallica segnalando un ritmo regolare: la vita che spinge di nuovo nel petto.
Ma quasi nessuno si è accorto della donna.
Anzi, il medico, appena la nota, le urla di allontanarsi…lei si stacca, lascia la presa…il monitor ridiventa una linea continua….come quella che immaginiamo quando proviamo a pensare all’eternità.
La donna inginocchiata, rimasta immobile qualche secondo, si riprende, forse dalla reazione istintiva all’ordine urlato dal medico o forse perché ha costatato l’inutilità delle manovre, afferra di nuovo le caviglie…e la cicala isterica canta di nuovo la sua canzone…
Stavolta non si può fingere o ignorare…
Signora per favore…stacchi le mani solo un momento…per favore…
Linea piatta e ronzio fisso del monitor…
Adesso lo rifaccia. Afferri di nuvole caviglie…bip/bip-bip/bip-bip/bip…
Il medico si guarda intorno a cercare conferma…poi urla, quasi a cercare nel tono il coraggio per dire quello che deve dire, che quella donna sale sull’elicottero con loro e li accompagna in ospedale.
Le proteste dell’equipaggio e del pilota, già deboli, sono zittite da un disperato: mi assumo io la responsabilità…dai però, andiamo!
L’uomo sempre ventilato e con la donna aggrappata alle caviglie è sistemato su una barella e caricato nel ventre stretto dell’elicottero.
I rotori muovono le pale sempre più velocemente, alzando e vorticando aria già fredda, fino a sollevare la pancia del velivolo dal suolo…
Nessuno dice più del necessario.
Ci sono raggi di luce che trafiggono da parte a parte come un giavellotto…e non è per forza dolore quella sensazione straniante che senti…forse somiglia di più ad un’angoscia lieve ma non meno lacerante, come se il cielo si fosse aperto per mostrarti quello può esserci dietro e tu non puoi vedere…guardare forse, ma non vedere.
Sicuramente il tempo smusserà questa sensazione e lo sguardo che hai visto negli occhi che ti guardavano con la stessa inquietudine con cui tu li guardavi ridiventerà uno sguardo che ti chiede del tempo e della bellezza delle donne, di cosa sarebbe bello fare se si potesse…ridiventerà lo sguardo che conosci e forse gli sarai anche grato di questo…perché non si può guardare troppo a lungo il sole, vero? Si rischia di restare ciechi.

 
Inviato da shagram @ 23:32
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  - Le parole spesso sostengono solo se stesse...
-Terribile passeggiare d'inverno: tutte quelle donne nude vestite fino alla gola
- Inebriante essere artefice e sovrano del proprio destino..
bisogna solo riuscire a scordare di esserne anche la vittima privilegiata.
- L'apparenza inganna...soprattutto se stessa, ma a volte riesce anche a
deludersi.
 
 
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