IRONICAMENTE ITALIA

Che fine ha fatto il canone RAI?


Avvertivo da qualche tempo una mancanza, il très d’union fra il bombardamento prenatalizio della pubblicità di panettoni, torroni, profumi, e quello postnatalizio di calze della befana e diete del lunedì successivo: lo spot per il rinnovo del canone RAI. Da inizio dicembre a fine gennaio era una delle mie certezze, uno dei miei baluardi per dar sfogo verbale a tutte le mie frustrazioni, l’innesco dello scaricatore di porto che c’è in me, il mio punching ball psicologico  che al centesimo, cinquantesimo, ventesimo, vabbé, al momento dell’apparizione della decima ex miss Italia che mi ricordava che dovevo pagare il canone, mi faceva rizzare i ricci e li divideva facendone uscire  la fiamma di Megaloman sulla quale bruciavo parte dello stress quotidiano. Che fine ha fatto il canone RAI? Che fine ha fatto il rinnovo? Chi mi ricorda quanto dovrò pagare per vedere a casa mia le mummie del museo egizio di Torino rappresentate direttamente dal faccione di Baudo o i cantanti tenuti sotto naftalina per 364 giorni l’anno che amava tanto mio nonno al Festival di Sanremo?