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Damien Hirst

Post n°2 pubblicato il 17 Settembre 2008 da roy.radio
 

Non mi era mai capitato di sentirmi male di fronte ad un’opera d’arte, ma quando ebbi l’opportunità di assistere ad una personale di Damien Hirst, rimediai sensazioni per me senza precedenti: giramenti di testa, nausea, confusione. Un’esperienza davvero unica, che vorrei presto riprovare, data la rara natura della sua intensità.

Molte delle sue opere sono incentrate sul tema della morte, e sfruttano suggestioni di diverso genere, raggiungendo qualsivoglia spettatore, colpendolo nell’intimo, nella mente e nello stomaco anziché nel cuore. 

Di tutte le sue opere, la più conosciuta è “The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living” (ovvero, L'impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo). Si tratta di uno squalo di 4 metri e mezzo “imbalsamato” nella formaldeide, una sostanza battericida che è stata iniettata nell’intero sistema vascolare e linfatico del cadavere dello squalo, fino a solidificarsi e trasformarsi in una resina trasparente che avvolge e permea tutto lo squalo, rallentandone notevolmente la decomposizione e consentendo ai tessuti e alle cellule dello squalo di rimanere così come sono per anni ed anni. La formaldeide, pur essendo trasparente, assume un colore verde/azzurrino che tende ad opacizzare i colori dell’animale in essa contenuto. Questo blocco rettangolare di resina (che avvolge e conserva lo squalo di 4 metri), è a sua volta racchiuso all’interno di una resistente struttura con vetri (una sorta di teca trasparente dalla cornice bianca) che – nel corso degli anni – è stata esposta talvolta poggiata sul pavimento dei musei, talvolta spettacolarmente attaccata al soffitto e sospesa in aria al di sopra degli spettatori. 


“The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living” non è la mia opera preferita di Hirst, non è una di quelle che mi ha fatto star male quando l’ho vista, ma è sicuramente un’opera di grande impatto visivo, e il suo recente “restauro” mi offre – tra l’altro – lo spunto per riflettere dell’importanza del “concetto” di un’opera, a discapito della sua reale “rappresentazione visiva” (leggi più avanti). 


Intanto, per capire cosa voglia rappresentare l’opera “The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living”, è necessario partire dal concetto che c’è alla base del lavoro di Hirst: l’uomo non ha la possibilità di provare direttamente l’esperienza della morte, poiché la morte stessa è l’assenza di ogni esperienza fisica. Il principale tentativo dell’artista, dunque, è quello di rievocare nello spettatore la percezione della morte attraverso le sue opere e installazioni. Ma Hirst fa spesso di più. 

In particolare, in parecchie opere egli cerca di fermare e perpetuare un istante circoscritto e ben definito di quel processo così vasto e vario che noi definiamo semplicemente e banalmente “la morte”. A tale scopo, ricorre spesso all’utilizzo di animali “imbalsamati”, proprio come lo squalo di 4 metri protagonista nel “The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living”.



Dov’è la genialità dell’opera? E’ nel concetto. Quello squalo conservato nella formaldeide è un semplice cadavere, ossia testimonianza di morte, eppure - con il suo forte simbolismo - diventa espediente (o tramite) atto ad inculcare il senso di morte nella mente degli spettatori, nonché – grazie al sistema con cui è stato “prodotto” - tentativo di “catturare” un istante preciso della morte, impedendole di proseguire nel suo processo degenerativo. L’artista ha immortalato un momento simbolicamente importante, quello in cui lo squalo supera il limite oltre il quale le percezioni dei vivi diventano semplicemente “non percezione”. Il miglior commento che ho trovato documentandomi è pressappoco il seguente: “Damien Hirst ha sottratto l’orgasmo di morte dalla contingenza eiaculatoria dell’ultimo spasimo, l’orgasmo prima dell’eiaculazione: con quest’opera egli rappresenta la pura estasi”.

Quell’istante immortalato, oggi è a disposizione di tutti, infinitamente dilatato, e consente a chiunque – tramite la contemplazione – di avvicinarsi e riflettere su ciò che più d’ogni altra cosa DA SEMPRE influenza la vita dell’uomo, le filosofie e le religioni: il concetto della morte.

Ma non solo, bisogna guardare oltre e analizzare. In altre opere Hirst ha immerso nella formaldeide molti altri tipi di animali, tra cui mucche, suini e ovini. In quel caso la scelta è ricaduta su animali più comuni e che sono alla base della nostra alimentazione, il che ha forti implicazioni in termini psicologici e sociologici.

Anche l’aver scelto uno squalo, ovviamente, ha le sue forti implicazioni. In primo luogo, la maestosità dell’animale e il timore che esso solitamente incute, sia nella realtà che nell’immaginario: lo squalo è l’animale che più d’ogni altro è capace di rievocare nell’uomo la paura della morte, una morte terribile e dolorosa, tra l’altro in un ambiente per noi “alieno” come l’acqua (e la consapevolezza del fatto che egli è padrone di un elemento con il quale noi non abbiamo piena dimestichezza, ci fa sentire ancora più a disagio). In secondo luogo, non dimentichiamo che, quando è in vita, lo squalo è condannato all’eterno movimento (anche durante il sonno), poiché è spostandosi che egli convoglia l’acqua nelle branchie (si chiama “respirazione per ingoio” ed è tipica di quelle specie che non sono capaci di pompare volontariamente l’acqua attraverso le branchie, e che quindi sono condannate all’asfissia se per qualche motivo non riescono a mantenersi in movimento): è inutile che io sottolinei l’importanza del simbolismo insito nell’aver immobilizzato uno squalo all’interno di una resina che (in maniera naturale) non solo assume un colore così simile a quello del mare, quanto mantiene i tessuti dell’animale in uno stato di morte, impedendogli però di degenerare, facendolo dunque “apparire” così com’era in vita, sebbene non lo sia più. Hirst con quest’opera è riuscito a rappresentare un essere vivente in quel preciso istante in cui diventa “privo di vita”, che è per noi psicologicamente differente dallo stato di “morte”, al quale siamo soliti associare il decadere e il marcire delle carni, la scomparsa del corpo, l’assenza del vivente. Non è un concetto facile da comprendere, ma è molto profondo.

“The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living” è la maestosità della morte, è rappresentazione di un incubo inevitabile e incombente che ben conosciamo, ma rappresentato come visione Lovecraftiana, inconcepibile e terribile, fuori dal tempo e dalle leggi che regolano la natura, e per questo ancor più spaventosa.

L’inquietudine, il senso del macabro, la presenza della morte è palpabile in ogni installazione artistica di Hirst. E una cosa importante da comprendere è che l’opera artistica è solo un tramite per trasmettere un’emozione.

L’irripetibilità dell’opera non sta nella sua realizzazione e nella sua sostanza, bensì nel concetto, nell’idea, nell’impalpabile significato del messaggio. Per questo, quando nel 2003 Damien Hirst si accorse che lo squalo del “The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living” (prodotto originariamente nel 1999) si era ormai pericolosamente decomposto (la formaldeide era stata iniettata in maniera errata e – in 4 anni – dello squalo non era rimasto più niente che la sua pelle coriacea), si rimboccò le maniche e si diede da fare per “restaurare” l’opera. Dove, in questo caso, “restaurare” ha significato prendere un altro squalo, sottoporlo di nuovo al processo di imbalsamazione con la formaldeide (questa volta con maggiore attenzione e facendo tesoro degli errori commessi in passato) e creare una nuova opera partendo da zero. Eppure, questa “nuova opera” – non identica alla precedente, né rielaborazione fisica dello stesso materiale – ha decisamente sostituito la vecchia, conservando lo stesso significato e messaggio e sostituendo integralmente la prima edizione dell’opera d’arte. Una cosa che nella storia dell’arte era già accaduta solo in quanto “elaborazione di bozzetti” e “perfezionamenti dell’opera ultima”! Ma, da sempre nella storia dell’arte, alla fine è sempre prevista la realizzazione di un’opera ultima (e unica e irripetibile) destinata a soppiantare precedenti elaborazioni e tentativi di quel progetto.

Con Hirst, invece, l’opera d’arte è un semplice tramite visivo (sottoposto alla corruzione della materia e quindi alla disgregazione) capace di stimolare lo spettatore, aiutandolo nella elaborazione della propria personale percezione di un concetto, filosofico e temporale, che invece rimane immutato e immobile nel tempo. Un concetto eterno rappresentato da un materiale che nel tempo si evolve e degenera fino a scomparire.

Le opere di Hirst muoiono, e con se trasportano un ulteriore senso di decadenza, sottolineando l’ineluttabilità del destino dei viventi. Ma mentre i corpi si disgregano, proiettano – in una lunghissima e inedita moviola –rarissimi fotogrammi di morte che risulterebbero altrimenti impercettibili dall’uomo, il quale è tra l’altro abituato a fuggire dall’idea della morte in quanto incapace di concepirla davvero. Afferrare il senso delle opere di Hirst significa davvero comprendere e percepire la morte.



QUALCHE CENNO SULL’ARTISTA
Damien Hirst, classe 1965, è l’artista capofila dei cosiddetti YBAS (Young British Artists). È nato a Bristol ma ora vive e lavora a Londra.

È universalmente noto, assolutamente uno degli artisti più quotati sul mercato. Domina la scena dell'arte britannica dagli anni '90 e la morte è il tema centrale delle sue opere, sebbene egli sia noto anche per le sue tecniche definite spin painting (realizzate dipingendo su una superficie circolare in rotazione come un vinile sul giradischi) e spot paintings (che consiste in righe di cerchi colorati spesso imitate dalla grafica pubblicitaria degli ultimi anni).

Tra le sue opere c’è un teschio umano ricoperto da 8.601 diamanti, per un totale di 1.106 carati. L’opera viene valutata ben 18,8 milioni di dollari.



SUE FRASI CELEBRI

“È incredibile dove si possa arrivare con un 4 in arte, un'immaginazione bacata e una sega elettrica!” (quando ritira il Turner Prize alla Tate Gallery di Londra)


“Mi piacciono le medicine perché sono la soluzione ai problemi. Possono rappresentare un nuovo dio. Una volta pregavamo, oggi prendiamo le pillole. L’aspirina o il paracetamolo diventano come l’eucarestia per me. Hanno questa perfezione bianca che si suppone sia il corpo di Cristo. Vai in chiesa, prendi l’eucarestia e muori in ogni caso. Invece prendi la pillola di una casa farmaceutica e puoi vivere.”

 

 

BACKGROUND DI “The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living”
L’opera originaria venne finanziata da Charles Saatchi che nel 1991 si offrì di pagare qualsiasi cifra fosse necessaria all’artista per la sua nuova creazione. Lo squalo costò 6.000 sterline, e il costo totale dell’opera fu di circa 50.000 sterline. Lo squalo venne catturato da un pescatore australiano su commissione dello stesso Hirst che chiese esplicitamente di volere “qualcosa che sia così grande da essere in grado di mangiarmi”. Charles Saatchi ha poi venduto l’opera a Steven A. Cohen (il 47° uomo più ricco degli Stati Uniti) per 8 milioni di dollari. L’opera, come recitava la targa tecnica, era costituita da “uno squalo tigre, ferro, vetro, 5% di formaldeide”. Le sue dimensioni erano 213 x 518 x 213 cm.

 

Quando nel 2003 lo squalo iniziò a deteriorarsi, Hirst notò che l’animale iniziava a perdere di consistenza, e la sua disgregazione influiva eccessivamente sulla fruizione dell’opera, nonchè sul trasferimento del concetto dall’opera d’arte ai suoi fruitori. Per questo Hirst propose a Cohen di finanziare la sostituzione dello squalo. Soltanto il processo di imbalsamazione con formaldeide è costato più di 100.000 dollari. Un nuovo squalo venne catturato al largo della regione australiana del Queensland e trasportato al cospetto di Hirst in un viaggio durato 2 mesi. Oggi il nuovo squalo è ospite della stessa vetrina esterna utilizzato per il primo esemplare. Ma al contrario del precedente, ha le fauci aperte ed incute ancora più paura.

 
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Commenti al Post:
fa.biola
fa.biola il 18/09/08 alle 12:43 via WEB
Non ho parole! Hai detto Tutto Tu!!! E' un post davvero eccelso...Complimenti! "Conosco" questo controverso Artista xkè credo, è impossibile ke nessuno non ne abbia sentito parlare! Il mio apprezzamento non è totale, anzi, xkè non mi piacciono gli animali imbalsamati! Mi incutono ansia e mi rattristano! Comunque, E' Un Artista e come Tale và apprezzato! Grazie del Tuo impegno in questo post! Un sorriso & un saluto...a presto! fabiola
(Rispondi)
 
ulisse160
ulisse160 il 18/09/08 alle 14:45 via WEB
il tuo scritto e l'opera recensita mi suggeriscono due spunti di riflessione . il primo : la differenza fra la morte ed il morire . la morte come passaggio ,il morire come processo. ora credo che noi mediterranei siamo piu' attratti a interessarci del secondo tema visto non solo come processo biologico ma come successione di estenuazioni in una sorta di emendatio purificatrice preparatoria , i popoli nordici prediligono lo studio dell'atto ,del passaggio non necessariamente inteso come fatto teleologico . come se annaspassero alla ricerca di una nuova spiritualita' . il secondo spunto mi riporta all'alessandrinismo che aveva come canone estetico o dimensioni microscopiche o gigantesche delle opere d'arte . e questa dello squalo imprigionato in un blocco di resina colossale- ho pratica d'istologia ed immagino la forma che ci sara' voluta per squadrare un simile blocco !-mi fa pensare al gusto corrente di un impero che ricerca come una vite spanata nuovi motivi e preferisce accontentarsi -si fa per dire- dell'orrido grandioso . per un attimo si pensa a scilla e cariddi dell'odissea e anche a moby dick.... ciao , complimenti e grazie alfredo
(Rispondi)
 
troskina
troskina il 19/09/08 alle 16:10 via WEB
Anche se l'argomento trattato mette addosso un pò d'inquietudine ho letto con molto interesse il tuo post e devo dire che con il tuo scrivere riesci a far materializzare le opere degli artisti di cui parli, ci si "immerge" (passami il termine...) totalmente nelle opere di questi artisti eccezionali... Complimenti e grazie per avermi fatto conoscere personaggi così unici ed eccezionali. A presto, Troskina. P.S. ho segnalato il tuo blog a darkstones, spero nn ti dispiaccia, perchè è anche lui un estimatore di Perez.
(Rispondi)
 
eleganzaaa
eleganzaaa il 19/09/08 alle 18:42 via WEB
quello che mi ha sempre colpito nei personaggi a noi "più vicini" è l'approfondito studio della ricerca che c'è dietro un' opera, vuoi ricerca tecnica, vuoi ricerca interiore è chiaro che nessuno si è mai improvvisato nulla...il più della gente ignorante in materia, ignora che Picasso disegnava da dio e che solo dopo ha fatto ciò per cui è diventato famoso agli occhi dei più,per es....ma nn mi riferisco cmq solo allo studio diciamo "accademico" , ma anche alle tendenze filosofico/politiche che spingevano (per contrastare o no) a questi "studi" ...Damien si inserisce nel contesto della società in continua fuga, consumistica, materialista, che poco si guarda intorno e nn capisce la brevità della vita...il punto di vista nn è roseo ovviamente, ma realisticamente angosciante...e l'argomento sarebbe anche molto interessante se solo lo trattasse con maggiore originalità...il discorso che ho fatto prima si riferisce cmq a persone che hanno attivato la mente, che hanno percepito quello che gli altri nn percepivano,nel loro contesto storico...adesso si contano sulle dita di una mano; nemmeno Damien si distingue dalla massa,questa è la pecca... e oggi distinguersi è difficile,per questo chi ci riesce lascia il segno...animali sotto formaldeide, attaccati alle tele, ingrandimenti di plastica etc ma ndo sta l'originalità? .....baci eleganzaaa
(Rispondi)
 
armandotesti
armandotesti il 19/09/08 alle 20:26 via WEB
Il tuo è un blog di nicchia che approfondisce temi di arte contemporanea alla quale pochi eletti sono predisposti ad avvicinarsi. Hai estesamente e chiaramente approfondito l'arte di Hirst in modo tale che sembra una tesi; quindi c'è poco da aggiungere se non che l'artista tratta in particolare il passaggio dell'uomo dalla vita alla morte. In questo contesto l'uomo tende a respingere la riflessione sul destino che l'attende e cerca di trovare l'alternativa nella superficialità delle cose. Un caro saluto, con i complimenti. armando
(Rispondi)
 
fa.biola
fa.biola il 30/09/08 alle 13:46 via WEB
Ciao Roy! Sono passata per lasciarti un saluto! Aspetto di leggere il tuo prox post! Un bacio...fabiola
(Rispondi)
 
symele
symele il 19/04/10 alle 21:11 via WEB
descrizione eccezionale!
(Rispondi)
 
charly.c
charly.c il 25/10/12 alle 10:54 via WEB
Il mio parere è che questo artista è un furbo, ma non vale niente. Non fa altro che imbalsamare e sezionare, cosa che si fa da millenni già ai tempi degli egiziani, ma lui è bravo a farsi pubblicità con eventi spettacolari. E' un operazione di marketing in cui parlandone (bene o male)non facciamo altro che pubblicizzarlo. Lui ha trovato e rappresentato limite tra la vita e la morte? Ma avete mai visto un Caravaggio? Misa che questo è arrivato un pò tardi. Ciao
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