VITA E ...SENSI...

La fiaba..per ben incominciare


Eccomi a voi amici miei!  E dopo tanto, rileggendo un mio vecchio post, scritto nel blog della mia cara amica Liliana, m'è venuta voglia di postarlo qui, nelle pagine del mio diario!E' un racconto che scaturì dalla lettura di alcune parole di Osho che mi  colpirono profondamente, per la loro semplice verità! Facendo appello al mio Io sensibile,  presi dita e tasti, anima e cuore..e  scrissi. Spero possa piacervi:                                                  C’era una volta..Così cominciano tutte le favole!! E in quel paese lontano, quasi ai confini del mondo, viveva un giovane bellissimo, ma questo ha poca importanza.Molte persone lo ammiravano ma non appena a lui s’apprestavano e imparando a conoscerlo, cambiavano opinione e dicevano: "Bello si, ma ha il cuore addormentato!" Un giorno, di una primavera odorosa di vento e fiori, arrivò in quel paese una splendida fanciulla che,
passeggiando per sentieri ammantati d’erba novella e di gemme verdissime, s’imbattè in quel giovane. Subito s’accorse di quella bellezza e le mancò quasi il fiato. Mai i suoi occhi avevano veduto un simile splendore! Ne rimase folgorata, non capendo quell’irrefrenabile voglia che la induceva ad avvicinarlo. Così fece. Lo seguì per un tratto, poi lo superò accelerando il passo. Si girò e gli si parò dinanzi. Il giovane allora, infastidito per aver il passo sbarrato, cercò di evitarla.
Per nulla turbata, la giovane donna sollevò la sua mano sino a toccargli il petto ma nessun doppio battito sentì pulsare. Si intristì per questo, dunque gli parlò: "Ti chiedo scusa per l’ardire, ma del tuo cuor il doppio battito vorrei sentire! Sei così bello che una forza misteriosa mi ha indotto a fermarti, ma sento invece, che hai un cuore addormentato. Batte solo per tenerti in vita, ma percepisco che sei come un morto che cammina! Perdona la mia franchezza. Ho avvertito nella profondità del mio animo che, quel tuo organo battente ha bisogno d’esser risvegliato. E' come se mi avesse lanciato una richiesta d’aiuto! Lui attende e vuol essere salvato".Il giovane stette a sentire meravigliato e dapprima un po’ scocciato per l’invadenza di quella fanciulla, ma man mano che ella parlava, le sue parole emanavano una melodia soave e un profumo delizioso di rose appena sbocciate e pian piano, il suo viso perse quella smorfia di fastidio e assunse contorni più distesi, divenendo ancor più splendidi. E così rispose alla ragazza: "Non sapevo nulla di questo mio cuore, né del doppio battito! Ora, ho sentito squarciarsi un velo, all’udir le tue parole. E tutto mi appare nitidamente! Il mio cuore sarà addormentato
forse perché non conosce l’amore nelle sue sfaccettature e sento che questo possa essere l’unico elemento per un radicale cambiamento. Son figlio maledetto  d’un tempo guerriero che insegna solo l’odio e tutte le possibili forme di combattimento per trovare giovamento e potere, nella sopraffazione ad opera  di coloro che si considerano primi sugli ultimi. Mi accorgo solo ora che  in tutto questo, non ho mai goduto di alcuna briciola di felicità, tanto più che questo concetto mi risulta sconosciuto. - (Il povero di spirito, non sapeva che la felicità è una funzione dell'amore!) Mi han sempre ripetuto a me, ma credo alla maggior parte della gente, che tutto il mondo è contro, e tutti contro tutti, pronti ad assaltare e non mi accorgevo quanto stesse lavorando in me quel condizionamento sottile e costante,  che incitava a lottare per prevalere, per salvarsi con qualsiasi mezzo, anche il più sleale, per vincere nella vita, come fosse una eterna competizione, come una bestiale lotta in una giungla dove l’attacco è la miglior difesa. E in tutto questo non mi accorgevo di quanto  vuota e devastante era la mia esistenza. Credo d’aver perso gli anni miei migliori e reso infertile il mio cuore!  L’ho ridotto solo ad un fatto fisiologico, mi serviva per sopravvivere e invece voleva volare al di là, anche del mare per riempierlo di speranza, per poter vivere appieno anche una vita d’amore.  Mentre io m’ero reso sordo a quel volere, piegandomi all' altrui volontà che semimava odio e rancore".
La fanciulla, a quelle parole, fu invasa da  una profonda pietà per quel giovane che stava come risvegliandosi da un torpore atavico e che aveva dentro un fiume in piena, che chiedeva finalmente il terreno su cui straripare e così lo lasciò continuare:"Dammi la mano dolce fanciulla, non conosco il tuo nome ma ti chiamerò Speranza! La donna gli tese la mano, e subito quell’uomo sentì irradiarsi calore. Lo sentiva per la prima volta, ora ne acquisì tutta la consapevolezza. Capì con l’anima che quello era amore e che continuava a provarne sempre di più,  dilatando la sua essenza.
Le teneva la mano  saldamente nella sua e intuì che non era un gesto vano perché sentiva un trasferimento d’energia pura e, stranamente la sua mano era calda, come non lo era mai stata. Non si sentiva più predominante, ma quasi asservito al suo cuore di cui sentiva il  pulsare doppio, come Speranza gli aveva spiegato. Che bella emozione vivente era diventato nel breve volgere di qualche momento! Era stato solo una luce spenta, mentre ora si sentiva fiamma viva, in grado di donare la sua forza energetica verso un altro Essere, non pensandolo più come nemico.
Anzi, sentiva quella donna parte di sè e con lei si sentiva inserito in quell’immenso tunnel che portava dritto  all’Universo. Anche i suoi occhi guardavano in modo diverso, come se lo scenario tutt’intorno, a cui era abituato, fosse magicamente cambiato. Tutto risplendeva perché quella luce era entrata in lui. Aveva intuito in un attimo la legge del Creato, veramente consapevole della nuova realtà e se ne beava. Con la donna fece ritorno al centro del paese, e nel cammino, spargeva intorno amore. Guardava tutti con occhi nuovi e tutti avvertirono quella trasformazione e, nel passargli accanto sentivano nascere dentro un senso di grande benessere. E ben presto ci fu il meraviglioso contagio! E vissero felici..e contenti!! Così finiscono le favole...    Dal dizionario della mia mente ho colto le parole che han dato forma al mio sogno, le ho spillate dal profondo limite della caverna scura dove amano adagiarsi e ne ho fatto fiaba.Vorrei che quel Peter  Pan che in noi risiede, vedesse ancora oggi la funzione educativa della fiaba, perché d’educarci non si finisce mai, un percorso permanente  che deve adagiarsi sulla dinamicità della vita per cui, anche se nelle fiabe un evento malvagio si avvera, il lieto fine è assicurato. Nella vita è diverso, questo è vero e, malgrado le cattive conseguenze dei cattivi desideri, con la buona volontà e con molto impegno le cose possono essere rimesse a posto! Questa la mia speranza..chiudendo il libro su questa fiaba...e vi auguro proficuo Anno Nuovo!                                                                                          rosa