Mangiarotti Nuclear

La Mangiarotti Nuclear (ex Breda) deve continuare a vivere e produrre. No alla chiusura

Creato da rsumangiarotti il 10/12/2009

Corteo Mangiarotti Nuclear 8/7/2010

 

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Chi siamo:

La Mangiarotti Nuclear Spa (ex Breda ex Ansaldo Energia), di Milano è l'unica azienda presente sul territorio lombardo in grado di produrre grossi componenti speciali per centrali nucleari.

Nello stabilimento ubicato in V.le Sarca 336 lavorano attualmente 136 persone.

Nel 2001 Ansaldo cede terreno, macchinari e commesse alla Camozzi group.

Nel 2008 la Camozzi dopo aver costruito 6 generatori di vapore (tra i più grossi al mondo), per la centrale nucleare di Palo Verde in Arizona, ricevendovi anche i complimenti per il lavoro svolto, cede alla Mangiarotti lo stabilimento e tutte le qualifiche per poter lavorare nel nucleare, ma la Camozzi rimane proprietaria del terreno, cosi nasce la Mangiarotti Nuclear.

Il 30 aprile 2009, tra Mangiarotti Nuclear e i rappresentanti dei lavoratori è stato sottoscritto un accordo con il quale i vertici aziendali - in relazione al piano industriale 2008 - 2010 -  si impegnavano "al mantenimento dello stabilimento produttivo di Milano" e confermavano "la fabbricazione di componenti nucleari, attualmente acquisiti" (per un valore di circa 150 milioni di euro) come "condizione necessaria per mantenere la capacità professionale collettiva di Milano".

Inoltre si impegnava a organizzare corsi di formazione per aumentare la professionalità dei propri dipendenti, oltre a ciò investimenti su macchine e struttura.

A distanza di sei mesi dalla firma dell'accordo, (oltre non aver fatto nessun investimento e tanto meno nessuna formazione), abbiamo appreso che una importante commessa in lavorazione presso il  sito di V.le Sarca commissionata da westinghouse per una centrale Cinese, è stata dirottata verso lo stabilimento di Pannellia in provincia di Udine.

Il 23 Novembre la direzione ci informa che farà richiesta alla Regione Lombardia una deroga al numero di persone da poter mettere in cassa, da 55 a circa 100, motivandola come un aggravamento della crisi; una crisi falsa.

Questa scelta, non solo mette a rischio i livelli occupazionali ma pone una pensante ipoteca sul futuro dello stabilimento di Milano.

Chiediamo alla Regione Lombardia di mettere in campo tutte quelle iniziative possibili per scongiurare l'ennesima, possibile, dismissione produttiva.

 

 

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