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LIBERALIZZAZIONE FARMACIE. FARMACIE NON CONVENZIONATE


LIBERALIZZAZIONE FARMACIE. FARMACIE NON CONVENZIONATEMi è stata “girata” l’email inviata al seguente indirizzo: centromessaggi@governo.it , con preghiera di pubblicarla e di invitare a sostenerla, se la si condivida, mediante e.mail al detto indirizzo. << Egregio Presidente Renzi, sono una laureata in farmacia, abilitata, iscritta all’albo, specializzata, con un master e pubblicazioni e da alcuni anni, come precaria, svolgo attività con contratto di collaborazione. Non sto a dire quanto sia discriminata, rispetto alle “colleghe di ruolo” (lo dico qui, solo a Lei, ma non a loro, perché se ne avrebbero a male se mi sentissero “reclamare” lo stesso status e la pari dignità, pur sapendo - loro - che avrei tanto da insegnare, sia sulla professionalità che sulla puntualità sul lavoro), e da quanto tempo, ormai, stia attendendo, ma inutilmente, una “stabilizzazione”. Ho, invero, anche “patrocinato” in passato in nome e nell’interesse di alcuni miei colleghi la rivendicazione di aprire una “farmacia non convenzionata”, così come è consentito a tutti gli altri liberi professionisti (a parte i notai, che hanno tuttora il monopolio di dire che “io sono io”), senza intaccare i privilegi delle “farmacie convenzionate”. L’impresa purtroppo è sempre fallita perché i titolari della categoria sono forti e potenti, e anche in Parlamento ne sedeva qualcuno. Poi giunse il buon Bersani che voleva dare una “lenzuolata” (così fu definita) al monopolio delle farmacie, ma il suo progetto dovette arrestarsi prima, cioè solo alla possibilità di aprire delle “Parafarmacie”, che furono tuttavia un buon inizio, se non fosse stato per la discriminazione del “PARA”, come se in tali esercizi ci fosse un “PARA-Farmacista e non un FARMACISTA a pieno titolo, spesso in possesso anche di maggior titoli di quelli che potrebbero vantare i “titolari”. Tenga conto che su circa 60.000 farmacisti, oltre 40.000 sono senza farmacia, tra cui moltissimi giovani, che vengono assunti e retribuiti con condizioni che spesso farebbero inorridire perfino i cinesi (con tutto il rispetto).In ultimo, in ordine di tempo, è arrivata la soluzione di Monti, che, pur di  non liberalizzare, ha prevsito un concorso straordinario bandito dalle singole Regioni che avrebbe dovuto consentire l’apertura di un certo numero di farmacie, avendo abbassato il limite da 4.500 abitanti per ogni farmacia a 3.500 abitanti. Tutto, però, è ancora in alto mare!E allora vengo al dunque: Lei ha detto che vuole riformare la nostra società anchilosata. Non so se questo voglia dire anche liberalizzare onde consentire a tantissimi giovani, da soli o in associazione, di poter aprire delle farmacie (anche se NON convenzionate), con conseguente effetti anche sulla ripresa economica, perché si muoverebbero dei capitali (anche se piccoli); se fosse così, posso allora dirLe sinceramente “Benvenuto Matteo Renzi”, e affermare che il voto della maggioranza degli italiani è stato affidato in buone mani. Diversamente, la pregherei di rendere pubblica la Sua risposta, perché mi metterei l’anima in pace e lo potrebbero fare anche i tantissimi giovani colleghi abbandonando definitivamente ogni pia illusione che la società possa cambiare nel segno dell’equità e della giustizia sconfiggendo la convinzione generale che homo homini lupus.Le auguro un Buon e proficuo lavoro.>>