Servitori del Popolo

IL PARLAMENTO OSTAGGIO DEI PARTITI


IL PARLAMENTO OSTAGGIO DEI PARTITIUna ricerca per un lavoro in corso mi ha consentito di leggere la riflessione, che di seguito riporto, di un noto Prof. ord. di diritto internazionale (G. BALLADORE PALLIERI), risalente a circa 50 anni addietro. E' stupefacente la sua attualità, perciò l'ho inserita come nota al testo (ancora inedito), ma la voglio divulgare in anteprima per far comprendere come in politica "non c'è mai nulla di nuovo sotto il sole", perchè "i politici cambiano il pelo ma non i vizi".«Il periodo aureo del parlamentarismo è ormai tramontato da un pezzo, e l’importanza dell’organo legislativo è oggi senza paragone minore di quanto fosse un tempo. Non può dubitarsi che per un certo periodo, il parlamento fosse realmente l’organo che prendeva le grandi decisioni politiche e impartiva direttive e criteri informatori per tutta l’’attività dello Stato. Pari ai suoi poteri era anche il prestigio del parlamento. La scelta degli elettori cadeva, più che su programmi astratti, su individui; essi davano il loro voto a colui in cui avevano fiducia, nella cui capacità a trattare gli affari pubblici, nella cui onestà avevano stima. Il parlamento era realmente composto di tanti membri quanti erano coloro che vi appartenevano; ciascuno portava il contributo della sua esperienza e della sua competenza; le discussioni si svolgevano senza soverchi pregiudizi, avevano per scopo di mettere realmente in luce i vari aspetti del problema; i discorsi eran fatti per convincere; e al termine della discussione ciascuno votava secondo il suo convincimento personale in base ai dati e agli argomenti emersi dalla discussione. La situazione mutò radicalmente allorquando si rafforzarono i partiti politici, e allorquando gli elettori si preoccuparono assai meno delle qualità personali degli eligendi che delle idee politiche che professavano. Oggi gli elettori votano non degli uomini ma dei programmi, o come programmi fatti propri da un partito o, più raramente, quasi incarnati in un uomo che ha acquistato singolare autorità; e ciò che essi chiedono ai loro rappresentanti non è di risolvere secondo il loro criterio personale i problemi politici con cui avranno a che fare, ma chiedono ad essi la fedeltà e la conformità al partito o all’uomo di cui sono al seguito. Il carattere democratico si è in un certo senso accentuato, perché la volontà dell’elettore si è fatta più precisa: non manda semplicemente l’eletto in parlamento affinché ragioni con la sua testa, lo manda in primo luogo con l’incarico preciso di sostenere una data corrente politica. La disciplina dei partiti si è correlativamente fatta più rigida, e i membri delle camere si recano compatti alle sedute quando il loro partito così comanda, e se ne astengono quando il partito lo vieta, e votano in uno o in altro modo secondo gli ordini del partito. La discussione delle camere ha perso molto dell’antico significato: ciascuno vota secondo quanto era già deciso per l’innanzi in conformità alle direttive del partito.»