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PENSIONI: «CHI HA AVUTO, AVUTO, AVUTO; CHI HA DATO, HA DATO, HA DATO; SCURDAMMECE ‘O PASSATO: SIMM’È NAPULE PAISÀ


PENSIONI: «CHI HA AVUTO, AVUTO, AVUTO;  CHI HA DATO, HA DATO, HA DATO; SCURDAMMECE ‘O PASSATO: SIMM’È NAPULE PAISÀ» Il problema pensioni è certamente un problema serio, ma il modo in cui il governo lo sta affrontando e risolvendo lascia molto perplessi. Anzitutto non si può dire che sarà elargito un “bonus”, una tantum, a coloro che risultano essere creditori nei confronti dello Stato per non aver ricevuto l’adeguamento del trattamento pensionistico alla svalutazione monetaria. In questo modo i pensionati hanno subito la erosione del loro potere di acquisto per circa quattro anni in modo illegittimo (così ha statuito la Corte costituzionale) per cui devono essere ristorati, cioè devono riavere quanto non gli è stato corrisposto. Se questo non dovesse avvenire sarebbe altrettanto giusto, per un principio di equità, che anche i debitori dello Stato paghino a questo soltanto un “bonus” una tantum, dando valore al noto ritornello napoletano:  «chi ha avuto, avuto, avuto;  chi ha dato, ha dato, ha dato; scurdammece ‘o passato: simm’è napule paisà». Il debito è stato quantificato in circa euro 17 miliardi, ossia la stessa cifra elargita agli 11 milioni di elettori alle europee che percepiscono meno di 1.500 euro al mese, i quali, peraltro, continueranno a percepire il bonus, di 80 euro mensili, perché l’elargizione è stata “strutturata”. A me dà l’idea di un modo schizofrenico di gestire il danaro pubblico, perché se è vero, come è vero che il mondo pensionistico (e dei vitalizi ai parlamentari e ai consiglieri regionali, che li trasferiscono come reversibilità alle mogli e ai figli, e forse ai nipoti, almeno in Sicilia) deve essere riformato (anche per impedire che lo stesso cittadino cumuli più trattamenti economici pubblici: ad es. pensione come professore, vitalizio come politico, pensione come libero professionista, e indennità di carica, come qualcuno che oggi siede alla Corte costituzionale), è altrettanto vero e giusto che  non è possibile spendere i soldi che non si hanno oppure che si prelevino da una categoria per darli a un’altra, soprattutto se questo avvenga per fini elettorali. Una Comunità (anche detta “Stato”) degna di questo nome deve essere anzitutto seria e poi onesta, e i suoi rappresentanti istituzionali devono avere il senso del dovere pubblico e dell’equilibrio, perché altrimenti tanto vale affidare il compito di governare a dei bancarottieri incalliti, tanto non farebbe alcuna differenza. Pertanto, non si dovrà più dire “bonus” ma restituzione di quanto mal tolto, anche rateizzato nel tempo, se le casse dello Stato non lo consentano (e magari escludendo anche le cosiddette “pensioni d’oro” di migliaia di euro al mese), se si vuole essere credibili e seri, evitando di dare elargizioni a destra e manca per calcoli elettorali e ricordarsi che per “diritti acquisiti” s’intendono solo quei diritti previsti dalla legge ma che sono già stati esercitati. Soltanto questi non possono essere attinti, come ha statuito la giurisprudenza. Per cui, si può senz’altro incidere su coloro che sono tuttora in servizio e che dovrebbero vedersi liquidare la pensione col vecchio regime retributivo, o con quello parziale (retributivo-contributivo), perché non sono ancora andati in pensione (non hanno, cioè, esercitato ancora il diritto), ma non si può riformare in peius i diritti di coloro che sono ormai in pensione, che hanno, cioè, esercitato il proprio diritto.http://www.lafeltrinelli.it/ebook/russo-teodoro/riforma-bicameralismo-paritario/9788891095244