Servitori del Popolo

LA DEMOCRAZIA FEUDALE


 LA DEMOCRAZIA FEUDALELa democrazia ha fatto un ulteriore passo avanti, anche se sarebbe più corretto dire un altro "passo indietro". I partiti hanno depositato le liste dei candidati per le prossime elezioni del 4 di marzo. Emergono almeno due particolarità: la prima, che i capipartito, ovvero i segretari, hanno esercitato il loro potere assoluto scegliendo i propri "fedelissimi", ossia coloro che in Parlamento dovranno alzare la mano senza attivare il cervello, senza ragionare con la propria testa; la seconda, è che sono stati imposti agli elettori molti figli, mogli e parenti di padroni delle istituzioni o dei partiti. La Campania, come al solito, fa sempre ottimi piazzamenti e per questo continua ad essere il peggiore esempio dell'Italia e per i giovani, che per fortuna hanno trovato almeno un Movimento che raccoglie le loro aspettative, anche se queste non troveranno attuazione a causa della logica della "grande coalizione", ossia della societas sceleris che, con buona probabilità, si costituirà tra alcuni partiti adusi al malaffare per proteggere ad oltranza i propri interessi di parte, delle banche e della finanza, a discapito dei lavoratori e delle classi emarginate.La democrazia, così, si è avvicinata al regime feudale, ossia a quel regime in cui i Vassalli ricevevano il feudo dal padrone a cui, in senso privatistico, erano personalmente vincolati, e, nel tempo, gli stessi vassalli ebbero il diritto di trasferire il feudo agli eredi ma anche di investire dei propri valvassini e valvassori (l'equivalente di una candidatura imposta agli elettori in un "collegio sicuro") , ossia dei loro sottoposti, che non avevano alcun vincolo diretto con il padrone del Vassallo.Non c'è che dire: un ritorno al medioevo, che farà felici i tanti storici che finora hanno fantasticato sui documenti dell'epoca e che ora hanno avuto l'occasione di esaminare realmente la logica feudale.D'altronde non poteva che accadere quanto è ora avvenuto: la democrazia rappresentativa "inventata" dal Costituente del '46, infatti, non è mai stata vera e propria democrazia ma soltanto il mezzo per "illudere" il Popolo (ossia quella parte di emarginati) che con la Repubblica il "Popolo" sarebbe stato il "sovrano" delle istituzioni. In realtà, la "sovranità" è sempre stata posseduta ed esercitata dalle oligarchie al potere, ossia dalle classi che hanno avuto il monopolio dell'economia, della finanza che, ora, hanno asservito anche la "casta" dei partiti democratici.A reggere il gioco, poi, ci pensa una burocrazia strutturata (che ha il "posto fisso", in organico) che in cambio delle piccole regalie (bonus, tichet, premi, minimi aumenti degli stipendi, e altro) garantisce ai "partiti di governo" un consenso elettorale di alcuni milioni di voti. E non importa che l'intero Paese vacilli, che l'incapacità e l'incompetenza siano un disastro e non dei valori da difendere, mentre le poche risorse costituite da giovani capaci e meritevoli sono escluse dal circuito (a meno che non abbiano un "santo in paradiso", o un padre in qualche consiglio di amministrazione di banca, assicurazioni, o in qualche ministero, pubblica amministrazione, o assessorato).La "burocrazia strutturata", così, diventa complice del sistema, finché non constata personalmente che neppure i propri figli, mogli e parenti sono garantiti da un sistema politico e istituzionale allo sbando guidato dalla sola logica del potere che separa gli "amici" dai "nemici".Ma una domanda sorge spontanea (grazie a Lubrano): Ci può essere salvezza per un Paese che come un avvoltoio sta divorando la "carogna" ?La risposta è: No, a meno che non si riparta dalle fondamenta, ossia dall'idea di Comunità, che non vuol dire, come oggi, una società fondata sulle diseguaglianze delle classi, bensì una società  organizzata sull'equa distribuzione delle risorse, dove ogni cittadino è parte del tutto e il tutto è la Casa di ognuno.