Servitori del Popolo

TRIBUNALI DEL POPOLO


TRIBUNALI DEL POPOLOParlare di Tribunali vuol dire affrontare il tema della giustizia. Ma che cosa è la giustizia ? Questo sostantivo viene reiteratamente chiamato in causa (sia nelle espressioni correnti sia in riferimento al mondo giudiziario e suoi dintorni). Tutti i cittadini vi si appellano in continuazione, soprattutto  quando hanno la necessità di disapprovare un comportamento o un provvedimento normativo o giudiziario ritenuto "ingiusto"; così come vi fanno ricorso molti rappresentanti delle istituzioni e dei partiti, anche se spesso sono proprio loro ad essere sottoposti al "giudizio" dei cittadini. Spesso la "giustizia" diventa un vessillo individuale o di esclusivo appannaggio di una fazione politica, che la invoca a fasi alterne, a seconda delle proprie convenienze; essa assurge anche a totem intangibile, sacro, da onorare, così come, di riflesso, se ne ammantano tutti i suoi sacerdoti e sagrestani proprietari dei riti. Va detto che la "giustizia" deriva da "giusto", ossia da ciò che secondo coscienza umana è comunemente ritenuto "giusto", anche se non sono mancati cultori del diritto, soprattutto dei tempi andati, che hanno sostenuto che sia il "giusto" a derivare dalla giustizia e che quest'ultima è insita nella "legge" (è, cioè, la legge, che nelle sue norme instilla, trasferisce, il senso generale del "giusto"). Ad ogni buon conto, per mettere pace (meglio, per ora, lasciare da parte le disquisizioni), la giustizia e il giusto sono tra di loro interconnessi, collegati, come consorti. I Greci impersonificavano la giustizia con la Dea Themis, intesa come governatrice dell'ordine generale che si esprime non solo nel diritto ma anche nel procedere naturale delle cose; dall'unione di Themis e Zeus avevano fatto nascere Dike, la Dea della giustizia degli umani, sorella di eunomia e Irene. Due piani, a quanto pare, uno sopra, a livello divino, e l'altro sotto, a livello umano. Una separazione che, purtroppo, ha storicamente dato luogo a frequenti conflitti tra coloro che in terra hanno ritenuto di avere titoli per esercitare in esclusiva le funzioni di rappresentanti celesti e terreni, così come avvenne anche nella Grecia classica, secondo la ben nota tragedia di Sofocle, Antigone, la quale, per dare degna sepoltura al fratello, invocava le  "leggi non scritte, e innate, degli Dei, contro la legge di Creonte, re di Tebe. Comunque, il tema della "giustizia" richiama quello dei "Tribunali", ossia delle sedi istituzionali ove si giudicano i comportamenti degli uomini in rapporto alle leggi vigenti. I principali provvedimenti che da tali istituzioni vengono prodotti sono le "sentenze", ovvero le decisioni che al termine del rito, come gli oracoli della Pizia del tempio di Apollo, danno il responso finale. Ogni ordinamento statale prevede la possibilità del riesame (appello) della sentenza, ma non sono mancati casi, nella storia passata, di decisioni inappellabili. La Costituzione italiana, che ha strutturato la forma di Stato e di governo come Repubblica democratica, all'art.101, comma 1, sancisce che "La giustizia è amministrata in nome del popolo" mentre, all'art.102, comma 3, prevede che "La legge regola i casi  le forme della partecipazione diretta del popolo all'amministrazione della giustizia". La vigente legge sull'ordinamento giudiziario ha finora previsto la partecipazione "popolare" in alcuni Collegi giudicanti (Corte di assise e di Assise d'appello) e la magistratura "onoraria", oggi riassunta nell'ufficio del "Giudice onorario di Pace" e dei Vice procuratori onorari. Non esiste nella legislazione vigente alcuna previsione della elezione democratica dei magistrati giudicanti e inquirenti. Eppure in una "democrazia" la scelta mediante elezione dei "rappresentanti del popolo" cui affidare l'amministrazione della giustizia dovrebbe costituire la via maestra. Non vi è dubbio che una soluzione di questo tipo incontrerebbe molti ostacoli, sia tra i depositari istituzionali dei riti che tra gli "onorari" selezionati dallo Stato centrale, tuttavia l'elezione diretta dei giudici e degli inquirenti costituisce la massima espressione democratica della Repubblica, che così potrà arricchire il suo ordinamento con i "Tribunali del Popolo".