Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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UN BUON STATISTA È SOLO UN POLITICO E MAI UN TECNICO

Post n°1065 pubblicato il 30 Giugno 2022 da rteo1

UN BUON STATISTA È SOLO UN POLITICO E MAI UN TECNICO

La guerra tra la Russia e l'Ucraìna oltre ai tantissimi problemi, di vario ordine e grado, che sta diffondendo, soprattutto a livello europeo, sta anche ponendo l'interrogativo ai cittadini di chi possa essere ritenuto "statista" tra i diversi capi di governo che hanno la responsabilità di decidere il destino dei popoli. Ovviamente, per poter dare una riposta a tale quesito, occorre stabilire che cosa si debba intendere per "statista". Una opinione comune e corrente differenzia il "politico" dallo "statista" ritenendo, il primo, come colui che agisce sul presente, sul contingente, mentre il secondo, invece, avrebbe una visione proiettata sul futuro, nel senso che sarebbe capace di "prevedere" come si evolverà la società e il contesto generale e approntare in anticipo i giusti e opportuni rimedi. Può darsi che questa distinzione sia soddisfacente, tuttavia essa non consente di "parametrare" i risultati, e quindi di "oggettivare" il giudizio. Per questo occorre avere degli schemi, possibilmente semplificati, per esprimere, a colpo d'occhio, una valutazione sul capo del governo, onde considerarlo o meno "statista". Ebbene, a tal fine, si ritiene essere utile partire dai "fondamentali" dello "Stato", sia inteso, quest'ultimo, in senso tecnico-giuridico, sia in senso politico, come Repubblica e Popolo. I "fondamentali" sono - e non possono non essere  - i dati economico-contabili dai quali è possibile desumere il livello di benessere generale dei cittadini: Pil, occupazione-disoccupazione, debito pubblico, numero dei reati consumati, relazioni diplomatiche, ordine pubblico e sicurezza, numero di poveri, ecc. Sono tutti questi dati, perciò, che ad ogni "cambio" della guida del governo bisogna fare riferimento per poter valutare, ad ogni fase successiva, e alla fine del mandato, coi "risultati alla mano", se il capo del governo sia stato un buono o pessimo "statista". Non vi è dubbio che se un capo del governo quando assuma l'incarico "erediti" un debito pari al 150% del Pil e faccia lievitare questo rapporto, aggravando il debito, sia difficile poter esprimere un "voto" positivo, anche se tale dato da solo non è sufficiente. Ma se ad esso si aggiungesse anche l'aumento del numero di disoccupati, dei poveri, delle imprese che chiudono, ecc., di certo non sarebbe più un azzardo valutare come inadeguato il capo del governo in carica. Anche rispetto alle relazioni diplomatiche, ovviamente, con gli altri Stati, e non solo quelli cosiddetti "alleati" politicamente (come l'U.E.) e militarmente (NATO) ma anche con quelli con cui si hanno interessi economici e scambi commerciali. Uno "statista", infatti, deve essere sempre in grado di garantire la "pace" al suo popolo perché la "pace" è la condizione necessarie ed essenziale per una vita serena. Grazie alla "pace" i popoli progrediscono, mentre si abbrutiscono e arretrano culturalmente e come civiltà quando scelgano la strada della "guerra". E questa non può mai giustificarsi sol perché si faccia parte di un'alleanza militare quando non risulta possibile escludere in assoluto che siano state tentate tutte le soluzioni possibili per evitare la guerra. Va sempre tenuto ben presente, infatti, che esiste sempre almeno una soluzione possibile per evitare la guerra e non averla trovata depone già negativamente sul giudizio da dare sul capo del governo. Comunque, osservando la situazione generale, visti gli scarsi risultati finora conseguiti, sia a livello dei singoli Stati, che Europeo e internazionale, si può certamente affermare che il capo del governo non ha superato ancora l'esame. Per quanto gli osanna non manchino, e se ne celebrino le abilità ineguagliabili. Di certo alcune esternazioni, con ricadute sulle relazioni diplomatiche, non depongono bene, soprattutto se raffrontate con i comportamenti "felpati" tenuti dai capi di governo con maggiore caratura politica (e forse una prima differenza sta già in questo: capo del governo tecnico e capo del governo politico). Un ulteriore riferimento, però, per valutare lo "statista" di turno è certamente il regime costituzionale in cui esso si collochi. Una cosa, infatti, è il contesto monarchico, altra cosa, invece, è una repubblica. In quest'ultima, infatti, se  è caratterizzata in senso  democratico, lo "statista" deve sempre perseguire l'interesse della democrazia, ossia del Popolo in senso generale, assoluto, affinché il popolo non subisca danni sia rispetto al livello di benessere che di sicurezza collettiva e individuale. Le decisioni, quindi, dello "statista democratico" non possono essere mai prese contro l'interesse generale del Popolo, neppure se - come innanzi detto - si faccia parte di un'alleanza politico-economica (U.E.) o politico-militare (NATO). Lo statista, infatti, non è il "dittatore" che può prendere decisioni indipendenti e autonome, secondo la sua personale visione del mondo e della politica. Perciò egli potrebbe pure essere di diverso avviso rispetto alla volontà popolare ma non ne può prescindere se è al servizio della democrazia e si troverebbe irrimediabilmente nel "torto politico" se dalle sue decisioni il Popolo ne ricevesse dei danni. Relativamente a questi, poi, va detto che qualsiasi "statista" che conduca il Popolo alla guerra è sempre un pessimo statista. Soltanto gli "Statisti" che riescono ad evitare la guerra al proprio popolo sono degni di essere stimati come statisti. Non c'è mai alcuna giustificazione, neppure se fosse una "guerra di difesa", perché anche in questo caso vorrebbe dire che lo statista non è stato in grado di trovare la migliore soluzione possibile (ce n'è sempre una, almeno) per evitare la guerra, e quindi impedire la inutile perdita di vite umane e la distruzione dei territori. Ecco perché, di fronte alla guerra tra la Russia e l'Ucraìna non è assolutamente possibile sostenere che i due capi di Stato (Putin e Zelensky) siano degli "statisti", come neppure si può sostenere che lo siano quelli americano e inglese. Anzi, è proprio il bellicismo irrazionale di questi ultimi a non renderli "statisti". Così come non è possibile rinvenirli a livello europeo dove alcuni rappresentanti delle istituzioni (a cominciare dalla presidente della Commissione che vuole "vincere la guerra contro la Russia, al presidente del Consiglio europeo e del presidente del Parlamento, che sono sulla stessa linea del fronte) stanno trascinando i Popoli dell'Unione e nazionali in una guerra indiretta (per ora), propagandata come a favore dell'aggredito contro l'aggressore e per la libertà e la democrazia. In verità la cosa più difficile da fare per uno statista è garantire la pace e non fare la guerra. Questa, infatti, è il comportamento più stolto e primitivo possibile che fa regredire gli uomini al loro stadio originario, ossia quello animalesco. Soltanto la Pace, perciò, è il prodotto migliore della civiltà, che vuol dire anche cultura, progresso, saggezza, equilibrio, razionalità, conoscenza, valori umani. Si potrebbe, perciò, concludere che è statista colui che evita al suo popolo di fare una guerra, diretta o indiretta, di offesa o di difesa; e, inoltre, colui che garantisce a tutti i propri cittadini il migliore benessere possibile. E questo benessere non sembra essere compatibile col riarmo in corso né con l'allargamento e l'ampliamento della NATO, strumento militare di offesa, sostanziale, e di difesa, formale. Da quanto precede ne deriva, per ora, che i giudizi positivi finora espressi sull'attuale premiership siano stati piuttosto esagerati; essi andrebbero rivisti, e comunque sembra essere saggio "sospendere il giudizio", in attesa di raffrontare meglio e in modo oggettivo tutti i dati economico-finanziari e delle relazioni diplomatiche con quelli esistenti alla data dell'assunzione della guida del governo. Una prima conclusione, tuttavia, sembra già possibile: tra un "tecnico", per quanto bravo, e un "politico" è sempre meglio quest'ultimo alla guida del governo quando le soluzioni devono essere politiche, come nell'attuale crisi determinata dalla guerra tra la Russia e l'Ucraina.

 
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amistad.siempre
amistad.siempre il 30/06/22 alle 17:07 via WEB
Condivido tutto quello che spiega come dovrebbe essere uno statista vero, e anche altri pensieri del post. Ma, domando, come ci si sarebbe potuti comportare al momento dell'invasione della Russia, che Putin continua a definire 'operazione militare'? Se è sbagliato rispondere con aiuti in armi all'Ucraina che si difende, (anche per ribadire che non è che ci si cala le braghe perché la Russia è una superpotenza e crede di avere il diritto di fare quel che più le aggrada!) come si doveva comportare la UE? I trattati si fanno proprio per venirsi in aiuto, economicamente e militarmente, in caso di necessità. Buona serata!
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 01/07/22 alle 09:37 via WEB
Ogni risposta ad una domanda impone sempre una premessa, per ricostruire l'antefatto. E' doveroso per la c.d. "onestà intellettuale". Si può anche errare (ed è sempre facile che accada) ma il "ragionamento" è sempre necessario. E' ovvio che in questo breve spazio non sia possibile articolare come si dovrebbe il "ragionamento", pur essendo questo necessario. Basterà, qui, dire soltanto, come premessa, che "l'invasione" non è un accadimento senza alcun collegamento col passato, così come non è più possibile scollegarla dal presente né dal futuro, ossia da quanto è accaduto dopo ed è ora in corso. La linea del governo, e dei "guerrafondai" italiani è stata quella di condannare "senza se e senza ma", e di riconoscere che c'è stato un aggressore e un aggredito. Punto e basta! Credo che queste imposizioni siano tipiche del passato medioevo. "Senza se e senza ma" è peggio di una occlusione cerebrale. Nessuno va per strada a tirare schiaffi senza alcuna ragione, almeno dal suo punto di vista. E chiedersi quale questo fosse arricchisce e non impoverisce gli argomenti della riflessione. Tra la Russia e l'Ucraina c'era una contesa relativa all'area detta del Donbass. Dal 2014 si stava combattendo in quell'area e c'erano già state oltre 10.000 vittime. C'erano stati anche due Trattati (Minsk I e II) per disciplinare le cause della controversia, tra le quali vi era anche quella di consentire ai russofoni di quell'area di poter continuare a parlare il Russo, oltre l'Ucraino. In Italia abbiamo due zone a statuto speciale (Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta) dove vige il bilinguismo, e non mi sembra che (almeno per il momento) ci siano estremismi. Cosa avrebbe dovuto fare l'Europa ? Investire la diplomazia, lavorare assiduamente per trovare e imporre la soluzione ai contendenti. Invece si è distratta. Fino al momento dell'invasione. Dopo di che ha cominciato, sotto la guida americana, affiancata dagli inglesi, ad adottare una serie di misure sanzionatorie e a mandare armi. Sempre più armi, che peraltro non si sa dove vadano a finire e chi le potrà utilizzare perchè se è vero che moltissimi soldati russi siano morti sarà altrettanto vero (per quanto non si dica) che siano morti anche molti soldati ucraini. E allora chi le impiega le armi ? Ma stiamo all'Italia: la Costituzione (deformata da interpretazioni "a la carte") ha scelto il "ripudio della guerra", per cui i cittadini hanno soltanto il "sacro dovere" di difendere la Patria (art.54). Le chiacchiere sulla "difesa oltre il territorio italiano" sono soltanto fumo per la massa. La tradizione è sempre stata (dal secondo dopoguerra) di impegnarsi in aiuti umanitari, e questo sarebbe bastato (anche se non sono mancati nel passato dei coinvolgimenti con azioni militari della NATO). Adesso quest'ultima si sta allargando e potenziando, avendo posto come premessa del nuovo concetto strategico l'esistenza di un "nemico" (la Russia) e di un potenziale "nemico" (la Cina). Dove si andrà a finire con queste premesse ? Glisso, pur avendo al riguardo le mie idee, e richiamo, invece, l'attenzione su un'altra domanda: credete veramente che gli uomini che governano gli Stati siano diversi antropologicamente da tutti gli altri uomini ? Crozza (per sorridere) quando imita Zaia dice : Ragioniamoci sopra !
(Rispondi)
 
 
rteo1
rteo1 il 01/07/22 alle 09:38 via WEB
p.s. Grazie per la visita, Amistad.siempre
(Rispondi)
 
 
amistad.siempre
amistad.siempre il 02/07/22 alle 19:28 via WEB
Il fatto di mandare armi, onestamente, ha un po' sorpresi molti, anche me che non sono un'esperta. Ed è forse questo l'errore e il motivo per cui il conflitto si protrae. Ma, se la diplomazia non funziona, o non ha funzionato, come si sarebbe potuto evitare tutto questo? Non certo ci si poteva girare dall'altra parte. È successo anche in altri conflitti, più o meno, vicini e in territori da tempo 'incandescenti', che la NATO sia entrata a dare manforte al popolo più in difficoltà. Con quali risultati, resta sempre un po' in dubbio, però ci ha provato. Ora, alla luce di tutto quel che sta succedendo, come sarebbe possibile far rientrare la crisi? Se l'Ucraina cedesse i territori che la Russia pretende (o una parte di essi) si potrebbe essere sicuri che lo stesso scenario tra qualche tempo non si aprirebbe in un altro posto, magari con nuovi attori? È un incubo! :-(( Buona serata!
(Rispondi)
 
 
 
rteo1
rteo1 il 03/07/22 alle 11:44 via WEB
Domande alle quali non è facile dare delle risposte. Ma è sempre "doveroso", anche per se stessi, chiamare la "ragione" a dare ragione di sè. Leggo: non ci si poteva girare dall'altra parte. Credo che nessuno lo abbia mai pensato. Il problema, perciò, era, ed è, come intervenire in una controversia tra "primitivi" (aggressore, in primis, e aggredito, in secundis). Un "vero" statista ha il compito primario di salvaguardare la vita del suo popolo, e soprattutto dei giovani che si affacciano alla vita. Non aver trovato alcuna soluzione possibile, che pur esistono in linea teorica, ridimensiona allo stato brutale entrambi i contendenti. Sarebbe stato, perciò, sufficiente accogliere i milioni di profughi, inviare generi alimentari e sanitari, ecc., ma non le armi. E dopo spiego anche perchè. Sul piano giuridico: L'Ucraina non è (e non era) membro della NATO nè dell'U.E. Nessun obbligo di concorrere alle armi (in via diretta o per procura), perciò, gravava, e grava, sugli europei. Ogni Stato, quindi, aveva, ed ha, il compito di tutelare i propri cittadini, e non di affamarli, facendo chiudere aziende, facendo schizzare alla stelle l'inflazione e i prezzi dell'energia. Neppure l'art.51 dello Statuto dell'ONU impone agli stati terzi, estranei, di avvalersi del diritto naturale dell'autodifesa quando non sono direttamente aggrediti. Per l'Italia, poi, c'era, e c'è, sempre il baluardo dell'art.11, che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Leggo ancora", che la NATo sarebbe entrata a dare man forte al popolo più in difficoltà. In verità ignoravo che il Trattato NATO fosse stato stipulato ad Assisi. Ne prendo atto. La domanda, invece, più complicata è quella di come far rientrare la crisi. Ebbene, la mia "intuizione", che può anche tradirmi, mi porta a far riferimento alle leggi universali della meccanica classica. Sui corpi in quiete o in moto a causa dell'applicazione di forze esterne (tra cui metterei anche l'invio di armi) agiscono (sulla terra) gli attriti. Saranno questi a depotenziare il conflitto. Anche se lo si attribuirà agli uomini (che a volte si comportano da ominidi), saranno, invece, le leggi universali. Che piaccia o meno. In ultimo, circa la cessione di territorio: Negli ultimi tre o quattrocento anni la geografia politica è notevolmente e ripetutamente mutata. E ancora lo sarà, anche a causa del cambiamento climatico in atto. Perciò è da stupidi attaccarsi" ad una zolla, che è per natura precaria. I Trattati nel tempo vengono rivisti. Tra qualche anno non ci sarà nè Putin e nè Zelensky, e neppure gli altri "attori". Non si può fermare il tempo, nè il moto. E di questo bisogna farsene una ragione.
(Rispondi)
cassetta2
cassetta2 il 05/07/22 alle 15:26 via WEB
Io sono una persona semplice. Da quando mia moglie è stata a mosca per lavoro odio la Russia.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 05/07/22 alle 15:46 via WEB
Se ti fa stare bene, va bene. "Odiare", comunque, non è mai positivo. Con l'odio le guerre non finiranno mai. Anzi, e durante le stesse si perpetreranno i crimini più insulsi, crudeli, disumani.Io in Russia non ci sono mai stato, né ci andrò mai. Cosi come neppure in Cina, India, Africa, Giappone,ecc. So però che quei territori sono parte della terra,e che vi vivono popolazioni con culture diverse. Con tali culture bisogna trovare delle sintonie, anche per far accettare quella occidentale. La "politica" vuole andare, invece, in altra direzione e anche i cittadini europei ? Bene, facciano pure!
(Rispondi)
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