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DISCUSSIONI

Discussioni di carattere religioso.

 

« La vera dottrina di Cristo.Un'interpretazione errata? »

La durata dell'inferno.

Post n°35 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da ruggero1949

Abbiamo già visto in un testo zoroastriano che l'inferno durerà circa 2500 anni. Ora vediamo cosa dice "Dottrina e alleanze" alla sez. 19:

6. Ciònondimeno, non è scritto che non vi sarà fine a questo tormento, ma è scritto tormento infinito.
7. Ed ancora è scritto dannazione eterna; è dunque più esplicito che le altre scritture, perché possa operare sui cuori dei figli degli uomini; in tutto per la gloria del mio nome.

10. Ecco, infatti, il mistero della divinità come è grande! Ecco, infatti, io sono infinito e la punizione che è inflitta dalla mia mano è una punizione infinita, poiché infinito è il mio nome. Perciò:
11. punizione eterna è la punizione di Dio,
12. punizione infinita è la punizione di Dio.

Come si può notare al verso 6, si "apre" a una fine dell'inferno, mentre nel Nuovo Testamento non c'era alcuna specificazione in questo senso.

In seguito viene data una spiegazione dell'eternità della punizione, da un punto di vista divino: siccome Dio è infinito, tutto ciò che fa, come conseguenza, diventa infinito.

Io avevo dato una spiegazione diversa, ma da un punto di vista umano, di chi subisce la punizione: se a un carcerato può sembrare infinita una condanna a 20 o 30 anni di prigione, tanto più se la condanna è a centinaia di anni o migliaia di anni all'inferno.

Le due spiegazioni sono compatibili? Direi proprio di sì, partendo da punti di vista diversi.

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avventista7g
avventista7g il 27/12/10 alle 13:02 via WEB
LO STATO DELL'UOMO NELLA MORTE E LA RESURREZIONE DEI GIUSTI 1 La Bibbia intende l'uomo come un tutt'uno di corpo, anima e spirito, un essere inscindibile che non possiede dentro di sé un'anima che gli sopravvive, ma è un'anima vivente in cerca d'immortalità. Stando così le cose, che cosa succede alla morte dell'uomo? 1. LO SPIRITO (SOFFIO VITALE) TORNA A DIO Alla morte, dove va a finire lo spirito che infondeva la vita nell'uomo? Lasciamo che sia la Bibbia stessa a parlare: Ecclesiaste 12:7 > "Prima che la polvere torni alla terra com'era prima e lo spirito torni a Dio che l'ha dato." (L) Salmo 104:29-30 > "Tu nascondi la tua faccia, ed essi sono smarriti; Tu ritiri il loro spirito, ed essi muoiono ritornando nella loro polvere. Tu mandi il tuo spirito, ed essi sono creati, e tu rinnovi la faccia della terra." (ND) Giobbe 34:14-15 > "Se Egli non si curasse che di sé stesso, se ritirasse a sé il suo Spirito e il suo soffio, ogni carne perirebbe all'improvviso e l'uomo ritornerebbe in polvere." (NR) Luca 23:46 > "E Gesù, gridando con gran voce, disse: - Padre, nelle Tue mani rimetto lo spirito mio. - E detto questo spirò." (L) Atti 7:59-60 > "E lapidavano Stefano che invocava Gesù e diceva: - Signor Gesù, ricevi il mio spirito. - Poi, postosi in ginocchio, gridò ad alta voce: - Signore, non imputar loro questo peccato. - E detto questo si addormentò." (L) 2. L'ANIMA SEMPLICEMENTE CESSA DI ESISTERE Dato che si tratta della personalità stessa, essa muore con noi. Potremmo, con un esempio, paragonare il corpo ad una lampadina: una volta tolta la corrente elettrica (lo spirito), la luce (l'anima) non esiste più! Nelle SS. Scritture il concetto di anima è molto spesso abbinato all'idea della morte: Levitico 21:11 > "Non si avvicinerà ad alcun cadavere..." (L). La parola cadavere in ebraico è "anima morta". Ezechiele 18:4,20 > "Ecco, tutte le anime sono mie; tanto l'anima del padre come l'anima del figlio sono mie. L'anima che pecca morirà. L'anima che pecca morirà, il figlio non porterà l'iniquità del padre e il padre non porterà l'iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà su di lui, l'empietà dell'empio sarà su di lui." (ND) Se l'anima che pecca muore, è chiaro che tutti siamo sottoposti alla morte, poiché tutti abbiamo peccato. E se l'anima muore, è palese che non può essere per propria natura immortale: solo Dio lo è! I Timoteo 6:15b-16a > "... Il Re dei re e Signor dei signori, il quale solo possiede L'IMMORTALITA' ed abita una luce inaccessibile..." (L) L'immortalità, secondo l'insegnamento ispirato della Parola di Dio, è CONDIZIONATA all'accettazione del dono della grazia da parte dell'uomo: Romani 6:22-23/2:6-7 > "Ora invece, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna. Infatti il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.... che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che cercano gloria, onore e immortalità, perseverando nelle opere di bene." (ND) Si noti il contesto di quest'ultimo passo: il vers. 5 dice: "Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio"... dunque gli esseri umani – non possedendo un'anima immortale – non subiscono un giudizio eterno subito dopo la morte, come vedremo al punto 3., ma per questo si dovrà aspettare il giorno "della rivelazione del giusto giudizio di Dio". 3. IL CORPO RESTA IN ATTESA DI RESURREZIONE Il sonno incosciente della morte Nell'insegnamento biblico, la morte è paragonata ad un sonno incosciente (anche Gesù usa questa similitudine parlando della morte dell'amico Lazzaro, che egli risorgerà: cfr. Giovanni 11:11-14). Aprendo una parentesi sull'occultismo (vedi studio a parte), si può quindi affermare con sicurezza che i morti non possono comunicare con i viventi, né apparire in alcuna forma. Nelle sedute spiritiche, dunque, non si entra in contatto con anime di morti, ma con demoni che li sanno ben imitare: ecco perché sono così pericolose e condannate severamente nella Bibbia. Anche il concetto cattolico secondo cui le anime subirebbero il giudizio divino subito dopo la morte, venendo distribuite fra inferno, purgatorio e paradiso, non trova riscontro nel chiaro insegnamento biblico del sonno incosciente della morte. Come immaginare, per esempio, che le anime in paradiso non lodino il Signore, né si ricordino di Lui, come dicono, a più riprese, vari passi dell'Antico Testamento? Ecclesiaste 9:5,6,10 > "Difatti, i viventi sanno che morranno, ma i morti non sanno nulla, e non v'è più per essi alcun salario; poiché la loro memoria è dimenticata. E il loro amore come il loro odio e la loro invidia sono da lungo tempo periti, ed essi non hanno più né avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole... Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non v'è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza." (L) Giobbe 14:12 > "Ma l'uomo che giace non si rialza più; finché non vi siano più cieli (cioè fino alla fine dei tempi), non si risveglierà né più si desterà dal suo sonno." (ND) Salmo 6:5 > "Poiché nella morte non c'è memoria di Te; chi ti celebrerà nel soggiorno dei morti?" (L) Salmo 115:17 > "Non sono i morti che lodano l'Eterno, né alcuno di quelli che scendono nel luogo del silenzio." (L) Isaia 38:18 > "Nessuno nel mondo dei morti può lodarti: i morti non possono sperare nella tua fedeltà…" (TILC) Tutto l'insegnamento biblico afferma con forza che saremo giudicati in base alla nostra vita: non esistono possibili riparazioni dopo la morte in un eventuale purgatorio. Anche quest'ultimo testo di Isaia 38, fra gli altri, dice chiaramente che, dopo la morte, non si può più sperare nella bontà di Dio: il dono della salvezza va accettato in vita ed è gratuito, non lo si ottiene offrendo al Signore sofferenze fisiche, in riparazione di peccati commessi quando si era vivi. Giovanni 5:28-29 > "L'ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri udranno la Sua voce e ne verranno fuori: quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; e quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio." (L) II Corinzi 5:10 > "Poiché dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte quand'era nel corpo, secondo quel che avrà operato, o bene, o male." (L) La resurrezione Per chi crede nell'immortalità naturale dell'anima (che altro non è se non la continuazione della prima menzogna di Satana: "No, non morrete affatto" - Genesi 3:4), è logico pensare che i giusti entrino nel Regno di Dio (il Paradiso) immediatamente dopo la morte e ricevano lì il premio per la loro fedeltà. Però Gesù contraddice molto chiaramente questa concezione: Matteo 16:27 > "Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli; e allora Egli renderà a ciascuno secondo il suo operato." (ND) Luca 14:13-14 > "Ma quando fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato, perché non hanno modo di contraccambiare; infatti il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti." (NR) Questo discorso non fa che confermare quanto, nell'Antico Testamento, fu detto chiaramente, in visione, al profeta Daniele quando era già vecchio: Daniele 12:13 > "Ma tu avviati verso la fine; tu ti riposerai e poi sorgerai per ricevere la tua parte d'eredità alla fine dei giorni." (L) L'apostolo Paolo, nel suo famoso capitolo dell'epistola agli Ebrei, in cui cita esempi di fede dell'Antico Testamento, parla dei patriarchi come di persone che aspettavano una Patria Celeste in cui abitare per sempre, di cui la terra promessa di Canaan era solo una piccola anticipazione. Alla fine del capitolo conclude dicendo che tutti costoro non hanno ancora ricevuto il premio di entrare in quella Patria, perché vi entreranno insieme a tutti i credenti delle future generazioni: Ebrei 11:10,13,14,16,39-40 > "(Abramo) aspettava una città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio... In fede moriron tutti costoro, senz'aver ricevuto le cose promesse, ma avendole vedute e salutate da lontano, e avendo confessato che erano forestieri e pellegrini sulla terra. Poiché quelli che dicon tali cose dimostrano che cercano una patria... Ma ora ne desiderano una migliore, cioè una celeste; perciò Iddio non si vergogna d'esser chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città... E tutti costoro, pur avendo avuta buona testimonianza per la loro fede, non ottennero quello ch'era stato promesso, perché Iddio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, ond'essi non giungessero alla perfezione senza di noi." (L) E ancora: I Tessalonicesi 4:13-17 > "Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati. Ora vi diciamo questo per parola del Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati, perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo rimasti saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell'aria; così saremo sempre col Signore.." (ND) I Corinzi 15:22-23 > "Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati; ma ciascuno nel suo proprio ordine: Cristo, la primizia; poi quelli che son di cristo, alla sua venuta." (L) I Corinzi 4:5 > "Cosicché non giudicate di nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio." (L) Con che corpo risorgiamo? Come abbiamo appena letto, Gesù è chiamato dall'apostolo Paolo "la primizia"; è chiamato anche il "primogenito dai morti" (Colossesi 1:18). Quelli che seguiranno, alla Sua venuta, non avranno dunque un corpo diverso dal Suo. Ora, il corpo che Gesù aveva dopo la resurrezione era effettivamente il Suo corpo, perché portava le cicatrici alle mani, ai piedi e nel costato. Il Suo era anche un corpo tangibile, benché glorioso e non più soggetto alle leggi della natura che ancora ci governa; infatti, poteva comparire d'un tratto in mezzo ai discepoli, che erano in casa "a porte chiuse" (Giovanni 20:26): Luca 24:39-43 > "- Guardate le mie mani ed i miei piedi, perché son ben io; palpatemi e guardate; perché uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho. - E detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma siccome per l'allegrezza non credevano ancora, e si stupivano, disse loro: - Avete qui nulla da mangiare? - Essi gli porsero un pezzo di pesce arrostito, ed Egli lo prese e mangiò in loro presenza." (L) (cfr. anche Giovanni 20:26-29) San Paolo descrive le caratteristiche del corpo dei risorti e di coloro che, essendo trovati vivi sulla Terra al ritorno di Cristo, saranno trasformati senza passare attraverso la morte: I Corinzi 15:42-44/51-53 > "Così pure della resurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente; è seminato corpo naturale (in greco 'psikikon' = dominato dall'"anima", dalla natura irrigenerata e peccatrice), e risuscita corpo spirituale (in cui domina solo lo "spirito", la natura peccatrice non esiste più). Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d'occhio, al suon dell'ultima tromba. Perché la tromba sonerà e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità." (L) LE ECCEZIONI Nella Sua bontà, Iddio ha permesso che ci fossero alcune eccezioni al normale stato d'incoscienza dei morti, affinché la nostra fede si rafforzi, sapendo che, se alcuni patriarchi sono già nel Regno dei Cieli, in virtù della vittoria del Salvatore sulla morte (conseguenza del peccato), anche noi potremo esserci un giorno per la stessa fede. Le seguenti sono le UNICHE eccezioni di cui si parla nella Parola di Dio: - Enoc ed Elia, rapiti in cielo senza vedere la morte, rappresentano, per noi, tutti i redenti che saranno vivi quando Gesù ritornerà e saranno trasformati in un "batter d'occhio" (cfr. I Corinzi 15:51-53), passando dalla vita mortale all'eternità. - Mosè e la primizia di fedeli risorti insieme a Gesù (che ascesero con Lui al cielo) rappresentano invece tutti quei credenti che risorgeranno dalla morte, al Suo ritorno. Riferimenti biblici: Enoc rapito in cielo > Genesi 5:24/Ebrei 11:5 Elia rapito in cielo > II Re 2:1-12 Mosè seppellito direttamente da Dio in un luogo segreto e poi risorto da Gesù, dopo un litigio con Satana che vi si opponeva > Deuteronomio 34:6/Giuda 9 Mosè ed Elia compaiono con Gesù sul monte della trasfigurazione > Matteo 17:1-3 La primizia di credenti risorta e ascesa al cielo con Gesù > Matteo 27:52-53 SPIEGAZIONE DI ALCUNI TESTI 1. Luca 23:43 "E Gesù gli disse (al ladrone sulla croce): Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso." (L) In greco la frase suona letteralmente così: "In verità ti dico oggi con me tu sarai in paradiso". C'è anche da notare che in greco non c'è punteggiatura. La traduzione del Luzzi quindi non è corretta, vi si aggiunge un 'che' davanti a 'oggi', per cui il senso della frase si capovolge e sembra che Gesù salga al cielo presso il Padre già il venerdì, dopo la morte. Diverse altre traduzioni condividono lo stesso errore. Per esempio la Bibbia Edizioni Paoline riporta: "In verità ti dico: oggi, sarai con me in Paradiso." Il realtà, la frase andrebbe letta così: "Oggi in verità ti dico: tu sarai (in futuro, al mio ritorno) con me in paradiso". Come essere sicuri che quest'ultima traduzione sia quella giusta? Prima di tutto perché le SS. Scritture non cadono mai in contraddizione e, quindi, non possono insegnare il sonno incosciente dei morti da una parte e l'immortalità naturale dell'anima dall'altra. Secondariamente, perché siamo sicuri che Gesù non ha fatto eccezione: è morto il venerdì, si è riposato il sabato nella tomba nel sonno incosciente della morte, è risorto la domenica. Lo prova un passo del Vangelo di Giovanni: Giovanni 20:16-17 > "Gesù le disse: - Maria! - Ella, rivoltasi, gli disse in ebraico: - Rabbonì! - che vuol dire: Maestro! Gesù le disse: - Non mi toccare (il greco ha un'espressione che sarebbe meglio tradurre con: "Non mi trattenere" – La TILC traduce: "Lasciami"), perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all'Iddio mio e Iddio vostro." (L) Se Gesù, la domenica, essendo apparso a Maria Maddalena, afferma con chiarezza di non essere ancora salito al cielo, dal Padre Suo, com'è possibile che abbia detto il venerdì al ladrone che sarebbero stati insieme, quello stesso giorno, nel Regno di Dio? 2. Luca 16:19-31 In questa parabola o racconto allegorico, Gesù narra di un povero (Lazzaro) e di un ricco egoista che, dopo la morte vanno a finire: il primo "sul seno di Abramo" e il secondo nel soggiorno dei morti fra i tormenti del fuoco. I due luoghi sono separati da un abisso, una voragine che impedisce il passaggio, ma ci si può vedere da un luogo all'altro, tanto è vero che il ricco e Abramo si parlano. La dottrina biblica sulla stato dei morti e sulla dispensazione della vita eterna o della distruzione alla fine dei tempi ci aiuta a comprendere che quel racconto è una favola che Gesù utilizzò per illustrare vivamente un messaggio. Dove, se non in una favola, un povero pieno di ulcere sta sotto la tavola del ricco che banchetta, in attesa delle briciole, mentre i cani gli leccano le ferite? E dove, se non in una favola, il paradiso è separato dall'inferno da una voragine che non impedisce ai perduti e ai salvati di guardarsi reciprocamente? In realtà, Cristo non ha fatto che riprendere dalla religiosità popolare gli elementi essenziali di questa parabola; infatti, ritroviamo questi stessi elementi nella letteratura giudaica contemporanea di Gesù. Inoltre, dal contesto sia interno che esterno al racconto, si comprende che lo scopo di Gesù non era insegnare "lo stato dell'uomo dopo la morte", bensì il fatto che ognuno determina il suo destino eterno con le proprie scelte nella vita e che queste scelte sono, per chi lo desidera, ampiamente guidate dalla Parola di Dio fino alla salvezza. Poiché questa parabola rappresenta un notevole aggancio per chi vuole sostenere la sopravvivenza dell'anima dopo la morte, ecco parte della spiegazione fornita nel libretto "Vivere per sempre" (della serie: Quaderni dei Segni dei Tempi - Ed. A.D.V.), che fornisce ulteriori elementi: «La parabola è un racconto, il più delle volte fittizio, che Gesù utilizza per fotografare nella mente dell'ascoltatore un messaggio particolare. Per molti secoli ha prevalso l'interpretazione allegorica della parabola, in cui ogni dettaglio aveva il suo significato, ma nel secolo scorso, Adolf Jülicher ha demolito questo modo di interpretare sostenendo che nella parabola c'è un pensiero centrale che va messo in risalto. "Egli sosteneva con vigore - dice Bruno Corsani - che nella parabola vera e propria un solo punto è pertinente all'insegnamento che vuol impartire o illustrare, mentre i particolari servono unicamente a dare chiarezza o vivacità al racconto, a renderlo più incisivo e credibile; perciò non vanno "interpretati" come se avessero tutti un significato metaforico, ma devono guidare l'ascoltatore a trovare il punto centrale, la situazione che si riferisce alla sua esistenza e alla sua condotta" (B. Corsani, "Introduzione al Nuovo Testamento", Vol. I, Ed. Claudiana, Torino - pag. 104). Per interpretare correttamente una parabola è necessario seguire quattro linee fondamentali: a. Comprendere il pensiero centrale senza lasciarsi offuscare dai dettagli. b. Tenere conto del contesto immediatamente prima e dopo la parabola. c. Fare concordare la spiegazione con il testo senza violentarlo. d. Evitare di stabilire un insegnamento dogmatico partendo da una parabola. Questo brano di Luca è preceduto dalla parabola del fattore infedele, con la quale Gesù mette in risalto le possibilità offerte dalla vita presente per abbandonare i propri errori. Il fattore infedele si è accorto in tempo della sua condotta indegna, della responsabilità affidatagli dal padrone e così cambia vita. 'Or i Farisei, che amavano il danaro, udivano tutte queste cose e si facean beffe di lui.' (Luca 16:14). Allora Gesù racconta la storia di un uomo ricco che vive nell'agiatezza e nello sperpero ed è incurante delle sofferenze del povero Lazzaro che viene a implorare misericordia, ma inutilmente... "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti resuscitasse" (vers. 31). Ecco l'insegnamento centrale; Gesù afferma che tutto si decide qui sulla terra: la nostra vita, la nostra condotta oggi, stabilirà se quella di domani sarà radiosa e piena di felicità oppure se cadrà nel nulla eterno, in una distruzione irrimediabile e definitiva. In questo non può aiutarci un segno particolare proveniente dal cielo... Un segno sufficientemente grande è la Parola di Dio - Mosè e i profeti - ecco il segno per eccellenza! Molti vorrebbero annullare la validità dell'Antico Testamento o della Parola di Dio... Per credere e avere fiducia in Dio non occorre un miracolo straordinario, un intervento soprannaturale - il nutrimento preferito da una massa di gente la cui fantasia è stata alimentata dal favoloso, dal meraviglioso, dallo straordinario e dall'ignoranza della Parola di Dio - ma uno studio attento e personale per interiorizzare il messaggio dell'amore. In questo brano, Gesù, è forse preoccupato della sorte degli uomini dopo la morte? Certamente no! Gesù non ha nemmeno voluto presentare un sistema di premi e di punizioni dopo la morte. La difficoltà di questa parabola è che Gesù insegna attraverso un linguaggio chiaramente ispirato a credenze popolari... Infine, non si può stabilire, basandosi su questa parabola, tutta la dottrina della retribuzione dopo la morte o dell'immortalità dell'anima, perché essa tradisce la motivazione profonda per cui Gesù la racconta. È questo un grave errore di ermeneutica, che dimostra quanto sia complesso leggere la Bibbia senza aver fatto 'tabula rasa' delle concezioni filosofiche o delle tradizioni religiose seguite da millenni, anche dalla Chiesa di Roma. Se le parabole dovessero servire per stabilire dei punti dottrinali potremmo dire che non importa la salvezza tramite il Cristo, ma è sufficiente il rientrare in sé del figlio prodigo (cfr. Luca 15:11-32); si potrebbe dire che Gesù esalta un comportamento disonesto negli affari (cfr. Luca 16:1-9) e che Dio ascolta le nostre preghiere perché "gli rompiamo la testa" (cfr. Luca 18:1-5). In questa parabola Gesù "incontra i suoi ascoltatori sul loro terreno. La dottrina dello stato cosciente dell'anima umana, tra la morte e la risurrezione, era quella di un buon numero dei suoi ascoltatori" (E. White, "Christ's Object Lessons" - pp. 263-264). Il Cristo vuole sostenere che è impossibile assicurarsi la salvezza dopo la morte... » (o.c. - pp. 99-104, a cura di G. Marrazzo) 3. I Pietro 3:18-20 "Anche Cristo è morto per voi. Egli è morto una volta per sempre, per i peccati degli uomini. Era innocente, eppure è morto per i malvagi, per riportarvi a Dio. Egli è stato ucciso nel corpo, ma lo Spirito di Dio lo ha fatto risorgere. E con la forza dello Spirito egli è andato ad annunziare la salvezza anche agli spiriti imprigionati, cioè a quelli che un tempo non ubbidivano a Dio. Mentre Noè costruiva l'arca, Dio li sopportava con pazienza; ma poi solamente otto persone, otto in tutto, entrarono nell'arca e si salvarono attraverso l'acqua. Quest'acqua era un immagine del battesimo che ora salva voi. Il battesimo non è un lavaggio del corpo, per togliere via lo sporco; è invece un'invocazione a Dio, fatta con buona coscienza. Il battesimo vi salva perché Cristo è risorto, e ora si trova in cielo, Accanto a Dio, egli regna sopra tutti gli angeli, le forze e le potenze celesti." (TILC ) «Già ai tempi di Noè, Cristo è intervenuto, per la salvezza delle anime degli uomini prigionieri del peccato, ma solo otto persone hanno risposto al Suo appello e si sono lasciate salvare. Pietro parla nella stessa lettera (1:10-11) dell'opera dello Spirito di Cristo attraverso i profeti dell'Antico Testamento. Gesù, il Creatore (Colossesi 1:16) ha guidato il Suo popolo anche all'epoca di Noè e di Mosè (I Corinzi 10:4). Gli "spiriti in carcere", al tempo di Noè, erano uomini, così come le "otto anime" salvate. Anche noi, adoperiamo a volte i termini "grande anima", "anima inquieta", "anima tribolata", e descriviamo con questi, diversi tipi e caratteri e non anime che hanno abbandonato il corpo. L'evangelo fu predicato agli uomini già prima del diluvio, ma il loro spirito non si è lasciato condurre dallo Spirito di Dio verso il bene. Dal punto di vista spirituale erano "legati". Per questa ragione vengono chiamati "spiriti in carcere". Con questa espressione, s'intende la prigione del peccato e dell'ateismo. Come Gesù, nella Sua vita terrena, ha annunciato "la libertà ai carcerati" e "ai legati la salvezza", così Noè cercò, con la predicazione, di liberare gli uomini del suo tempo dalle prigioni del peccato (Isaia 61:1-2/Luca 4:18-19). I versetti in I Pietro 3:18-19 non dicono nulla sulla condizione dell'uomo tra la morte e la resurrezione. E ancor meno, nessuno può farsi delle illusioni sperando di avere, dopo la morte, la possibilità di convertirsi e di salvarsi. I contemporanei di Noè sono ancora adesso morti. L'ora in cui tutti gli empi risusciteranno deve ancora venire. E solo allora saranno giudicati, secondo le decisioni che avevano prese in seguito alla predicazione di Noè. Noè non predicò da se stesso, ma annunziò quello che gli era stato ispirato dallo Spirito di Dio, quello stesso Spirito che, secoli più tardi, risuscitò Cristo dai morti. Questo Spirito viene anche chiamato "Spirito di Cristo" o "Spirito Santo".» (Martino Tomasi, "Morte, sepolcro... e poi?" - pag. 43) 4. Filippesi 1:21-24 "Poiché per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. Ma se il continuare a vivere nella carne rechi frutto all'opera mia e quel ch'io debba preferire, non saprei dire. Io sono stretto dai due lati: ho il desiderio di partire e d'esser con Cristo, perché è cosa di gran lunga migliore; ma il mio rimanere nella carne è più necessario per voi." (L) «Nell'epistola ai Filippesi, l'apostolo Paolo parla ripetutamente del ritorno di Cristo nel quale avverranno la resurrezione e la trasformazione dei credenti. Prigioniero a causa della sua fede, egli sapeva di essere condannato. Ci meraviglia dunque che Paolo si chiedesse cosa fosse meglio per l'evangelo e per lui: la vita o la morte? Chi di noi riesce a immaginare cosa significasse a quei tempi un carcere romano, e quali pene l'apostolo dovesse soffrire, può capire come egli, ormai anziano, desiderasse la morte. Tuttavia la sua speranza non era posta nella morte, ma nella resurrezione al ritorno di Cristo (I Tessalonicesi 4:13-18). Che un uomo sia morto da due settimane o da mille anni, non ha importanza, perché nella tomba non esiste il senso del tempo. I morti non sanno nulla. Alla morte segue la resurrezione. Lutero ha espresso così questa verità già detta da Paolo: "Non appena i nostri occhi si chiuderanno, e noi saremo seppelliti, tosto saremo richiamati in vita. Perché mille anni saranno per noi come se avessimo dormito mezz'ora nella tomba. Durante il sonno notturno, non sentiamo il correre delle ore, nel sonno non ci rendiamo conto del tempo che passa. Ciò che avviene nel sonno, si riprodurrà alla morte; mille anni passeranno come in una notte di riposo".» (M. Tomasi, o.c. - p. 44) 5. II Corinzi 5:1-10 "... Noi infatti che siamo in questa tenda gemiamo, essendo aggravati, e perciò non desideriamo già di essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita...." (v. 4 - ND) «Il mestiere dell'apostolo Paolo consisteva nel fare tende, cosicché gli venne facile paragonare se stesso a una tenda, che a suo tempo sarebbe stata smontata. Egli però sa benissimo che questo smontaggio non significa la fine, ma che Dio gli avrebbe dato, con la resurrezione, una dimora indistruttibile. Qui, l'apostolo tocca uno dei suoi temi prediletti. Egli vive nell'attesa del ritorno di Cristo. Lo desidera con tutto il cuore e spera che avvenga presto. Sa, che al ritorno di Gesù, i fedeli ancora in vita non morranno ma saranno mutati. Se Cristo fosse ritornato al tempo di Paolo, ciò avrebbe significato che "la tenda terrena" non sarebbe stata 'smontata' (cioè che egli non avrebbe visto la morte), ma che sarebbe stata gloriosamente rivestita (ovvero la trasformazione al ritorno di Cristo: I Tessalonicesi 4:16-18/I Corinzi 15:52-53). Per Paolo, l'idea di non dover vivere più "nel vecchio tabernacolo" del suo corpo, era un pensiero meraviglioso. Che gioisse e desiderasse tanto la venuta del Signore, diventa ancora più comprensibile, se pensiamo alle privazioni, alle fatiche e alle persecuzioni che questo apostolo ha subìto per la fede. Quando una persona passa attraverso tanti dolori e necessità come lui, ne rimane inesorabilmente segnata. Per l'apostolo, queste difficoltà hanno avuto due effetti opposti: l'uomo esteriore declinava nelle forze e nella salute, mentre l'uomo interiore si fortificava nella fede. Quella fede, che è cresciuta mediante le esperienze, fino a diventare fiducia incrollabile nella potenza e nell'amore di Dio (II Corinzi 4:16).» (M. Tomasi, o.c. - p. 46)
 
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avventista7g il 27/12/10 alle 13:03 via WEB
l'INFERNO ETERNO NON ESISTE !!!! Abbiamo visto che l'insegnamento biblico presenta l'anima come non essendo immortale per natura, ma CANDIDATA all'immortalità, alla vita eterna nel Regno di Dio. Abbiamo anche studiato che la morte è paragonata nelle SS. Scritture ad un sonno incosciente, dal quale ci si risveglierà solo nel Giorno del Giudizio. Ora, le conseguenze dell'aver accettato nel cristianesimo le concezioni pagane della filosofia greca (Platone) sono state gravissime. 1. Occultismo Prima di tutto si è aperta la porta all'occultismo nelle sue varie forme, il quale pretende di potersi mettere in contatto con i defunti (tramite medium, registrandone le voci, ecc.) per riceverne "saggi" consigli, informazioni e straordinarie rivelazioni. È così che molte persone disperate per la perdita di un proprio caro, vengono tragicamente ingannate ed entrano in CONTATTO DIRETTO con i demoni che - imitando i loro parenti - possono gettare la loro nefasta influenza nella vita di tali persone (vedi studio precedente). 2. Culto dei morti Secondariamente, il culto dei morti che, nella Bibbia, è definito "un'abominazione" e che ha sempre caratterizzato le religioni pagane, è entrato prepotentemente nel cristianesimo facendolo scadere nell'idolatria. Infatti, il pregare i santi o le Madonne, l'accendere candele davanti ai loro altari o alle loro immagini, il prostrarsi davanti alle loro statue, il rivolgersi a loro (invece che a Cristo, unico Mediatore: I Timoteo 2:5) come intermediari per arrivare a Dio, è condannato in modo preciso in tutta la Bibbia e particolarmente nel secondo comanda-mento che, con il tempo, è stato naturalmente tolto di mezzo dalla Chiesa, perché ne condannava apertamente le deviazioni. 3. Distorsione dell'Immagine di Dio In terzo luogo, tutto questo ha avuto come conseguenza una distorsione dell'immagine di Dio che viene visto dai fedeli come un Dio lontano, giudice severo, inflessibile e inaccessibile, che dev'essere supplicato da molti intercessori per concedere una grazia, una benedizione: proprio tutto il contrario di come viene presentato nelle Scritture: Giovanni 16:24,26,27 > "Fino ad ora non avete chiesto nulla nel nome mio; chiedete e riceverete, affinché la vostra allegrezza sia completa... In quel giorno chiederete nel mio nome; e non vi dico che io pregherò il Padre per voi; poiché il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio." 4. La dottrina del Purgatorio Infine, naturalmente, si è giunti a pensare ad un Purgatorio, luogo di transizione verso il Paradiso, dal quale si può uscire prima se i parenti in vita faranno dire Messe in suffragio. La storia dimostra che la Chiesa si è arricchita largamente con questo turpe commercio. Ed ecco saltare ancora fuori un'immagine profondamente distorta di Dio, la cui giustizia sarebbe corruttibile con danaro e che farebbe dei favoritismi per i più ricchi, lasciando soffrire più a lungo i più sfortunati (aventi sulla Terra famiglie povere o semplicemente insensibili, oppure non credenti)! La Bibbia è estremamente chiara sul fatto che è durante la vita che ognuno decide del proprio destino eterno (cfr. Isaia 38:18/Giovanni 5:28-29/II Corinzi 5:10/Salmo 49:7-8/Romani 2:5-8) Deuteronomio 10:17b > "L'Iddio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta presenti." 5. Esistenza di un Inferno eterno La credenza dell'immortalità dell'anima ha poi portato, come logica conseguenza, al sorgere di una dottrina crudele e totalmente anti-biblica come quella delle sofferenze nell'Inferno ETERNO, per punire una vita di peccato della durata forse di alcune decine d'anni: un nulla rispetto all'eternità. Un Dio capace di tanto non può certo essere presentato come un Dio d'amore e di giustizia... Oltretutto che Paradiso sarebbe per i salvati, sapendo e vedendo un proprio parente, magari un figlio, che sta soffrendo in quel modo e per sempre?! LA DISTRUZIONE TOTALE DEGLI EMPI NELL'ANTICO TESTAMENTO Molto numerosi sono i passi dell'Antico Testamento che attestano la distruzione finale, totale, degli empi. Non sono possibili dubbie interpretazioni, perché tutte le espressioni usate sono chiare e inequivocabili. Lo stesso concetto è ripreso da vari autori, il paragone che sovente ricorre è quello della stoppa o paglia che brucia fino ad estinzione completa. Giobbe 20:7-8 > "L'empio perirà per sempre come lo sterco suo; quelli che lo vedevano diranno: - Dov'è? - Se ne volerà via come un sogno, e non si troverà più; dileguerà come una visione notturna." (L) Salmo 21:8-10 > "La tua mano troverà tutti i tuoi nemici; la tua destra raggiungerà quelli che t'odiano. Tu li metterai come in una fornace ardente, quando apparirai; l'Eterno, nel Suo cruccio, li inabisserà e il fuoco li divorerà. Tu farai sparire il loro frutto dalla terra e la loro progenie di tra i figli degli uomini." (L) Isaia 1:28 > "Ma i ribelli e i peccatori saranno distrutti assieme, e quelli che abbandona-no l'Eterno saranno sterminati." (ND) Isaia 5:24 > "Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e come la fiamma consuma l'erba secca, così la loro radice sarà come marciume, e il loro fiore sarà portato via come polvere, perché hanno rigettata la legge dell'Eterno degli eserciti e hanno sprezzata la parola del Santo d'Israele." (L) Isaia 26:14 > "Quelli sono morti, e non rivivranno più; sono ombre, e non risorgeranno più; Tu li hai così puniti, li hai distrutti, ne hai fatto perire ogni ricordo." (NR) Isaia 41:11-12 > "Tutti quelli che si scagliano contro di te saranno confusi e svergognati. Saranno distrutti e periranno tutti quelli che ti combattono. Cercherai quelli che ti facevano guerra ma non li troverai più. Saranno annientati e ridotti a zero quelli che ti combattevano." (TILC) Abdia 15-16 > "Poiché il giorno dell'Eterno1 è vicino per tutte le nazioni; come hai fatto, così ti sarà fatto; le tue azioni ti ricadranno sul capo. Poiché come voi avete bevuto sul mio monte santo, così berranno tutte le nazioni, del continuo; berranno, inghiottiranno e saranno come se non fossero mai state." (L) Malachia 4:1-3 > "Poiché ecco, il giorno viene, ardente come una fornace; e tutti quelli che operano empiamente saranno come stoppia; il giorno che viene li brucerà, - dice l'Eterno degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né ramo. Ma per voi che temete il mio nome, sorgerà il sole della giustizia con la guarigione nelle sue ali, e voi uscirete e salterete come vitelli di stalla. Calpesterete gli empi perché saranno cenere sotto la pianta dei vostri piedi nel giorno che io preparo - dice l'Eterno degli eserciti." (ND) LA DISTRUZIONE TOTALE DEGLI EMPI NEL NUOVO TESTAMENTO Anche il Nuovo Testamento abbonda di testi a tale riguardo. Gli autori ispirati hanno sempre parlato di morte degli empi, in contrapposizione alla vita eterna, e non solo nel senso spirituale, dato che questo concetto è sempre accompagnato da un'idea di distruzione, fuoco divorante, annientamento: Romani 1:32 > "I quali, pur conoscendo che secondo il giudizio di Dio quelli che fanno codeste cose2 sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette." (L) II Tessalonicesi 1:7-9 > "... Quando il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all'evangelo del Signor nostro Gesù Cristo. Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza." (ND) Ebrei 10:26-27 > "Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l'ardor d'un fuoco che divorerà gli avversari." (L) II Pietro 2:12/3:7 > "Ma costoro, come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano, e periranno nella propria corruzione… Mentre i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi." (NR) Apocalisse 21:8 > "Ma quanto ai codardi, agli increduli, agli abominevoli, agli omicidi, ai fornicatori, agli stregoni, agli idolatri e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda." (L) VITA ETERNA E MORTE ETERNA La vita (eterna) è contrapposta alla morte di chi non ha voluto credere nella salvezza offerta alla croce. Ora, le pene eterne dell'Inferno presuppongono comunque che vi sia immortalità, sia dei condannati, sia (cosa ancora più grave) di chi è stato all'origine della ribellione che fece entrare il peccato nell'universo, con tutte le sue atroci conseguenze, cioè Satana (con i suoi demoni): Giovanni 3:16,36/8:51 > "Poiché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna... Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l'ira di Dio resta sopra lui... In verità, in verità vi dico che se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte." (L). Dal che si deduce che chi non crede VEDRÀ LA MORTE! I Giovanni 5:12 > "Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuolo di Dio non ha la vita." (L) Romani 6:23 > "Infatti il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore." (ND) PROPORZIONALITÀ DEL CASTIGO RISPETTO ALLA COLPA Cristo ha insegnato chiaramente che la giustizia di Dio, che è perfetta, esigerà una proporzionalità della pena. Anche il senso della giustizia dell'uomo, che pure è tanto imperfetto, comprende che Satana e i suoi angeli decaduti, e certi mostri umani di malvagità devono essere castigati maggiormente dei semplici indifferenti, di coloro che hanno trascinato la loro esistenza soddisfacendo semplicemente il loro egoismo. Allo stesso modo, quelli che sono stati al corrente della volontà di Dio o hanno avuto occasione di informarsi nella Sua Parola e l'hanno trascurata volontariamente sono più colpevoli di quelli che, non conoscendo affatto le esigenze della legge di Dio, non hanno seguito la propria coscienza: Luca 12:47-48 > "Or quel servitore che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la volontà di Lui, sarà battuto di molti colpi; ma colui che non l'ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, sarà battuto di pochi colpi, E a chi molto è stato dato, molto sarà ridomandato; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà." (L) LA MORTE NON ESISTERÀ PIÙ La morte stessa sarà distrutta e annientata. Diversamente l'opera di Cristo non sarebbe mai compiuta ed Egli mancherebbe di riportare la perfetta armonia del creato, nell'universo turbato dalla rivolta di Satana. L'eternità non basterebbe a soddisfare la giustizia di Dio oltraggiata da tanti millenni d'infamia: I Corinzi 15:26,54,55 > "L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte... E quando questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità, e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata sommersa nella vittoria. O morte, dov'è il tuo dardo?." (L) Apocalisse 20:14 > "Poi la morte e l'ades3 furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda." (ND) LA PUNIZIONE ETERNA Matteo 25:46 > "E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna." (L) – "E questi andranno nelle pene eterne e i giusti nella vita eterna" (ND) Questo testo, citato a volte a sostegno dell'Inferno eterno, contiene la parola greca calai, spesso tradotta con "supplizio, castigo". Questa però non è un'interpretazione corretta della parola originale. Ecco in proposito un'interessante dichiarazione di un eminente teologo: «I cinque dizionari di Passow, Planche, Wahl, Alexandre e Grimm sono unanimi nel far derivare il sostantivo greco kalais ("punizione"), da una radice che significa: "spezzare colpendo, amputare, squartare, smembrare, mutilare", da cui la nostra parola "iconoclasta": "distruttore di immagini". Kalais significherà dunque una punizione per soppressione.» (Petavel-Olliff) Mentre gli eletti godranno della vita eterna (e quindi di una ricompensa eterna), i malvagi saranno colpiti da una punizione eterna (e non da un "eterno supplizio"), e cioè la soppressione, la distruzione il cui effetto è "eterno". D'altra parte, la sofferenza eterna - come abbiamo già detto - presuppone la vita inestinguibile del punito, il che è in contrasto con tutto quanto abbiamo finora letto nella Parola di Dio. UN FUOCO "INESTINGUIBILE"? Vi sono nella Bibbia alcune espressioni che vanno interpretate correttamente per evitare confusioni. Ecco tre testi che vengono solitamente citati a sostegno dell'inferno eterno: Matteo 25:46 > "Allora dirà anche a coloro alla sinistra: Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli." (L) Apocalisse 20:10b > "E saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli." (L) – "Lì saranno tormentati giorno e notte, per sempre." (TILC) Marco 9:47-48 > "E se l'occhio tuo ti fa intoppare, cavalo; meglio è per te entrar con un occhio solo nel regno di Dio che aver due occhi ed esser gettato nella geenna, dove il verme loro non muore ed il fuoco non si spegne." (L) a) La "geenna" «La parola geenna, usata dodici volte nel Nuovo Testamento, significa letteralmente "valle di Hinnon" (II Cronache 33:6). Questa valle si trova a sud-est di Gerusalemme. In una parte di questa valle chiamata "Tofeth" o "Valle del forno", gli Israeliti, istigati da alcuni loro re, avevano reso un culto a Moloch e bruciati i loro figli in suo onore. Il re Giosia votò questo posto all'infamia: ne fece la fogna della città, un immondezzaio in cui si gettavano i rifiuti della capitale, le carogne delle bestie da soma ed i cadaveri dei giustiziati. Un fuoco, perennemente acceso, divorava quei cadaveri, da cui l'espressione "geenna di fuoco"... Il fumo ne usciva giorno e notte, indice di un fuoco che, costantemente alimentato, non si spegneva mai. Il profeta Isaia vi fa allusione, e pensando alla sua dichiarazione, anche Cristo ne parla.» (Charles Gerber, "Dal tempo all'eternità" - pag. 248) Appare chiaro da questa nota storica come il senso dell'espressione si riferisca ad un fuoco che divampa quel tanto che viene alimentato da materiale infiammabile, fino alla consumazione completa. b) L'iperbole del fuoco "inestinguibile" Dalla spiegazione precedente relativa all'origine della parola "geenna", comprendiamo che i termini dei testi suddetti, tradotti in italiano con "eterno" o "secoli dei secoli", non vanno compresi in senso assoluto, ma in senso relativo (per esempio: Esodo 21:5-6 parla dello schiavo che rifiuta la libertà per amore del suo padrone e della propria famiglia. Il testo conclude: "egli lo servirà per sempre" che in ebraico è appunto "in eterno", ma ha chiaramente il senso relativo: "finché vivrà"). L'espressione "nei secoli dei secoli" è tradotta dal greco ton aionon - equivalente all'ebraico al yolam - che sono espressioni spesso usate anche in senso iperbolico; nel linguaggio biblico, tali espressioni abbondano. Eccone alcuni esempi: 1. La foresta che brucia in eterno Ezechiele 21:3 > "E di' alla foresta del mezzodì: Ascolta la parola dell'Eterno!... Ecco, io accendo in te un fuoco che divorerà in te ogni albero verde e ogni albero secco, la fiamma dell'incendio non si estinguerà..." (L) Quella foresta non sta certo ancora bruciando adesso! 2. Sodoma e gomorra Giuda 7 > "Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizi contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d'un fuoco eterno." (L) Questo passo è molto chiaro a proposito dell'uso comune dell'iperbole presso gli scrittori ebraici, infatti delle città di Sodoma e Gomorra è detto che portano "la pena di un fuoco eterno". Ora, è chiaro che esse non stanno bruciando attualmente, perché quel fuoco è divampato fino a che c'era qualcosa da bruciare, fino alla distruzione completa (e poi si è estinto), come dice Pietro: "riducendo in cenere le città di Sodoma e Gomorra, le condannò alla distruzione perché servissero d'esempio..." (II Pietro 2:6 - L). Quest'uso dell'iperbole non è soltanto ebraico: Ovidio parla della "pianura eterna" che consumò Telefe; Omero parla del "fuoco inestinguibile" che faceva consumare la flotta dei Greci. Sedici secoli più tardi Eusebio impiegava lo stesso termine in occasione del martirio di due cristiani condannati al rogo. 3. I cadaveri degli empi Isaia 66:23-24 > "Avverrà che, di novilunio in novilunio e di sabato in sabato, ogni carne verrà a prostrarsi davanti a me, dice il Signore. Quando gli adoratori usciranno, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; poiché il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà; e saranno in orrore a ogni carne." (NR) Ecco l'espressione di Isaia (che sta parlando dell'instaurazione del Regno di Dio sulla Terra), ripresa da Cristo in Marco cap. 9. Che si tratti di nuovo di un'iperbole, qui è ancora più palese, dato che il profeta parla di CADAVERI. Il passo si riferisce evidentemente al momento in cui avverrà la purificazione della Terra dal peccato e dai peccatori; essi saranno sotto gli occhi dei giusti che Giovanni, nell'Apocalisse, vede scendere sulla Terra dentro la Santa Città, la Gerusalemme Celeste. Ma Gesù parla anche di "nuova creazione" (Matteo 19:28); Pietro dice che aspettiamo "nuovi cieli e nuova terra nei quali abiti la giustizia" (II Pietro 3:13) e Paolo dice che la creazione aspetta di essere liberata anch'essa dalle conseguenze del peccato che l'hanno rovinata (Romani 8:19-22). Ora, tutto questo è incompatibile con l'idea che i cadaveri degli empi contamineranno per sempre il nostro pianeta che aspetta una "ri-creazione" che lo renderà ancora più bello di quanto non fosse quando uscì dalle mani del suo Creatore. Al di fuori della comprensione dell'iperbole usata da Isaia, tanto comune nella letteratura dei suoi tempi, lo scenario si presenterebbe, al contrario, per l'eternità deturpato dallo spettacolo di milioni di cadaveri che bruciano in modo inestinguibile... rosi da vermi "immortali"!! Ma, grazie a Dio, una promessa migliore ci è stata fatta, come dice l'apostolo Paolo, citando appunto il profeta Isaia: I Corinzi 2:9 > "Ma come si legge nella Bibbia: Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano." (TILC)
 
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