Creato da ruggero1949 il 13/07/2009

DISCUSSIONI

Discussioni di carattere religioso.

 

Un approfondimento su Mosé.

Post n°391 pubblicato il 06 Agosto 2022 da ruggero1949

 Da “Primi scritti”, parte 3 – Doni spirituali – vol. 1:

La trasfigurazione.

La fede dei discepoli fu molto rafforzata dall'esperienza della trasfigurazione. Ebbero la possibilità di vedere la gloria di Cristo e sentire una voce dal cielo, che testimoniava della sua natura divina. Dio scelse di offrire ai discepoli di Gesù la prova decisiva del suo ruolo di Messia promesso, affinché alla crocifissione, nei momenti di dolore e delusione, non perdessero la fede. Alla trasfigurazione il Padre inviò Mosè ed Elia a parlare con Gesù della sua morte e delle sue sofferenze. {PS 154,1}

Elia aveva camminato con Dio. La sua opera era stata difficile e piena di amarezze, perché il Signore, tramite lui, aveva denunciato i peccati d'Israele. Elia era un profeta di Dio, ma nonostante ciò fu costretto a scappare da un posto all'altro per salvarsi; il suo stesso popolo gli dava la caccia per eliminarlo, come fosse una belva selvaggia. Ma Dio decise per la sua traslazione e gli angeli lo portarono in gloria e in trionfo verso il cielo. {PS 154,2}

Mosè fu superiore a qualsiasi altro uomo prima di lui. Fu particolarmente onorato da Dio, ebbe il privilegio di parlare con il Signore a faccia a faccia, come un uomo parla con un amico. Gli fu permesso di contemplare la gloria straordinaria che circondava il Padre. Il Signore, tramite Mosè, liberò i figli d'Israele dalla schiavitù egizia. Fu un mediatore per il suo popolo e spesso si trovò a placare la collera divina nei confronti del popolo. {PS 154,3}

Quando il Signore entrò in conflitto con Israele, a causa della sua incredulità, delle sue lamentele e dei suoi peccati deplorevoli, Mosè manifestò tutto il suo amore per loro. Quando Dio propose di distruggerli e di far di lui una nazione potente, Mosè lo supplicò con insistenza in favore dei suoi connazionali. Nella sua disperazione, pur di salvare Israele, pregò Dio di perdonarli oppure di cancellare il suo nome dal libro del cielo. {PS 154,4}

Quando Israele si lamentò con Dio e con Mosè, perché non avevano più acqua, e lo accusarono di averli guidati fuori dall'Egitto per farli morire, Dio ascoltò i loro appelli e ordinò a Mosè di parlare alla roccia, perché il popolo potesse ottenere dell'acqua. Mosè colpì la roccia con furore e si attribuì la gloria del miracolo. {PS 154,5}

La costante caparbietà e le proteste continue dei figli d'Israele gli avevano procurato un profondo dolore e per un attimo aveva dimenticato quanto il Signore li avesse sostenuti e come le lamentele non fossero rivolte a lui, ma a Dio. Pensò solo a se stesso, a come fosse stato trattato ingiustamente, all'ingratitudine manifestata nei suoi confronti, nonostante avesse sempre nutrito un profondo amore per loro. {PS 154,6}

Era nei piani di Dio che il suo popolo si trovasse spesso ad affrontare situazioni critiche, per poi essere liberato grazie alla sua potenza, ogni volta che fosse stato necessario. Si sarebbero resi conto del suo amore e del suo interesse per loro, e si sarebbero sentiti motivati a servirlo e rispettarlo. Ma Mosè non aveva onorato Dio: non aveva lodato il suo nome davanti al popolo, affinché a loro volta potessero glorificarlo. Agendo in questo modo, suscitò il dispiacere del Signore. {PS 155,1}

Quando Mosè scese dal monte con le due tavole di pietra e vide Israele adorare il vitello d'oro, sdegnato gettò a terra le tavole, spezzandole. Mi fu mostrato che Mosè non aveva peccato in quell'occasione; si era arrabbiato in favore di Dio, manifestando uno zelo profondo alla sua gloria. Aveva peccato, invece, quando aveva ceduto ai sentimenti istintivi del suo cuore e si era attribuito l'onore che apparteneva solo a Dio, e per quel peccato il Signore non gli permise di entrare nel paese di Canaan. {PS 155,2}

Satana stava cercando una motivazione per accusare Mosè nei confronti degli angeli. Egli trionfava del suo successo: era riuscito a farlo cadere e a incorrere nella disapprovazione di Dio. E allora disse agli angeli che sarebbe riuscito a sconfiggere il Salvatore del mondo, quando sarebbe venuto a riscattare l'uomo. {PS 155,3}

A causa di questa trasgressione, Mosè si ritrovò in potere di Satana, il dominatore sulla morte. Se avesse dimostrato fermezza, il Signore lo avrebbe guidato fino alla terra promessa e lo avrebbe traslato in cielo, senza che vedesse la morte. {PS 155,4}

Mosè morì, ma l'arcangelo Michele scese e gli ridiede la vita, prima che il suo corpo si corrompesse. Satana si oppose, sostenendo che quel corpo apparteneva a lui, ma Michele risuscitò Mosè e lo portò in cielo. Satana si adirò contro Dio, accusandolo di essere ingiusto, perché aveva permesso che gli fosse sottratta la sua vittima; ma Cristo non rimproverò l'avversario, nonostante il servitore di Dio fosse caduto a causa della sua tentazione. Con dolcezza affidò il caso al Padre, dicendo: "Il Signore ti rimproveri". {PS 155,5}

Gesù disse ai suoi discepoli che alcuni di coloro che stavano con lui non sarebbero morti, prima di vedere la venuta del regno di Dio. Alla trasfigurazione questa promessa fu adempiuta. Il volto di Gesù fu trasformato e risplendeva come il sole. Il suo abito era bianco e brillava. {PS 155,6}

Mosè era presente, come emblema di coloro che saranno risuscitati dopo la morte, al ritorno di Gesù. Ed Elia, che era stato traslato prima di vedere la morte, rappresentava coloro che diventeranno immortali al ritorno di Cristo e saranno traslati in cielo, senza vedere la morte. I discepoli guardavano con stupore e timore la maestà di Gesù; una nuvola li coprì con la sua ombra ed essi sentirono la voce possente di Dio, che diceva: "Questo è il mio amato Figlio; ascoltatelo". {PS 156,1}

 

 
 
 

La caduta dell'uomo.

Post n°390 pubblicato il 30 Luglio 2022 da ruggero1949

Da “Primi scritti”, parte 3 – Doni spirituali – vol. 1:

La caduta dell'uomo.

Gli angeli visitavano spesso il giardino, fornivano indicazioni ad Adamo ed Eva sui compiti che dovevano svolgere e parlavano anche della ribellione e della caduta di Satana. Gli angeli li avevano messi in guardia nei confronti di Satana, consigliandoli di non allontanarsi l'uno dall'altra, mentre compivano il loro lavoro, perché avrebbero potuto incontrare il nemico. {PS 142,1}

Si raccomandavano che seguissero con attenzione le indicazioni di Dio, perché solo nella perfetta ubbidienza sarebbero stati al sicuro. {PS 142,2}

Satana iniziò la sua opera di seduzione nei confronti di Eva. Il primo errore che la donna commise fu quello di allontanarsi da suo marito, poi di avvicinarsi all'albero proibito, di ascoltare la voce del tentatore e, infine, di arrivare a dubitare di quello che Dio aveva detto: "Il giorno in cui ne mangerete, certamente morirete". Forse arrivò a pensare che il Signore non volesse dire quello che lei aveva capito e si avventurò, stendendo la mano, prendendo il frutto e mangiandolo. Era piacevole alla vista e al gusto. Provò diffidenza nei confronti di Dio, perché aveva proibito qualcosa che, apparentemente, era per il loro bene e offrì il frutto a suo marito, tentandolo. Raccontò ad Adamo tutto ciò che il serpente le aveva detto ed espresse il suo stupore per averlo sentito parlare. {PS 142,3}

Vidi un'espressione di tristezza sul volto di Adamo. Sembrava sorpreso e impaurito. Stava vivendo una profonda lotta interiore. Era sicuro che si trattasse del nemico, dal quale erano stati messi in guardia, e che sua moglie sarebbe morta. Si sarebbero dovuti separare. Ma il suo amore per Eva era così forte che in un momento di profondo scoraggiamento decise di condividere il suo destino. Prese il frutto e lo mangiò subito. {PS 142,4}

Allora Satana esultò. Si era ribellato, aveva trovato dei simpatizzanti che lo avevano assecondato nella sua rivolta e che ora lo rispettavano. Era caduto e aveva fatto in modo che altri cadessero con lui. E ora era riuscito a tentare la donna, affinché perdesse la fiducia in Dio, dubitasse della sua saggezza e arrivasse al punto di voler cogliere il senso degli insondabili piani divini. Satana sapeva che la donna non sarebbe caduta da sola; Adamo, per amore di Eva, avrebbe disubbidito all'ordine di Dio e si sarebbe lasciato coinvolgere nella sua scelta. {PS 142,5}

La notizia della caduta dell'uomo si diffuse subito in cielo. Le arpe smisero di suonare. Gli angeli si tolsero le corone per manifestare la loro tristezza. Tutto il cielo era in tensione. Venne deciso di riunire un consiglio per decidere cosa fare per la coppia colpevole. Gli angeli temevano che l'uomo cogliesse e mangiasse altri frutti dell'albero della vita, diventando così un peccatore immortale. Ma Dio disse che i trasgressori sarebbero stati cacciati dal giardino. Furono inviati immediatamente degli angeli per impedire l'accesso all'albero della vita. {PS 143,1}

Era nel piano di Satana che Adamo ed Eva disubbidissero a Dio, finissero per incorrere nella sua disapprovazione e mangiassero il frutto dell'albero della vita, per vivere per sempre nella disubbidienza e nel peccato, e così il peccato si sarebbe perpetuato per l'eternità. {PS 143,2}

Ma degli angeli furono inviati da Dio per allontanarli dal giardino e impedire loro di raggiungere l'albero della vita. Ognuno di questi angeli potenti aveva nella mano destra qualcosa che sembrava una spada scintillante. {PS 143,3}

Allora Satana trionfò. Era riuscito a ottenere che altri soffrissero per la sua caduta. Era stato cacciato dal cielo e loro dal paradiso. {PS 143,4}

 

 
 
 

Un approfondimento su Satana.

Post n°389 pubblicato il 30 Luglio 2022 da ruggero1949

Da “Primi scritti”, parte 3 – Doni spirituali – vol. 1:

La caduta di Satana.

Satana, un tempo, era un angelo onorato in cielo e secondo solo a Cristo. Il suo volto, come quelli degli altri angeli, aveva un'espressione dolce e manifestava gioia. La sua fronte alta e ampia era segno di grande intelligenza. La sua bellezza era perfetta; il suo portamento nobile e maestoso. Ma quando Dio disse a suo Figlio: "Facciamo l'uomo a nostra immagine", diventò geloso di Gesù. Avrebbe desiderato essere consultato in merito alla creazione dell'uomo e, poiché questo non successe, cominciò a nutrire invidia, gelosia e odio. Desiderava ricevere gli onori più elevati del cielo, simili a quelli tributati a Dio. {PS 140,1}

Fino a quel momento in cielo tutto era in ordine, in armonia e in perfetta sottomissione al volere di Dio. Ribellarsi contro questo ordine e contro la volontà divina rappresentava il peccato più grave. In cielo aleggiava una forte tensione. Gli angeli erano divisi in gruppi e ognuno aveva un responsabile che lo guidava. {PS 140,2}

Satana, ambizioso e non disposto a sottomettersi all'autorità di Gesù, suscitava il dubbio nei confronti del governo di Dio. Alcuni degli angeli simpatizzarono con lui e aderirono alla sua ribellione, mentre altri difesero con forza l'onore e la saggezza di Dio nell'aver accordato autorità a suo Figlio. {PS 140,3}

Scoppiò quindi un conflitto fra gli angeli. Satana e i suoi sostenitori volevano riformare il governo di Dio; cercavano di sondare la sua profonda saggezza e comprendere i suoi obiettivi, nell'aver innalzato Gesù e avergli conferito poteri illimitati e dominio. Si ribellarono contro l'autorità del Figlio. Tutti gli esseri del cielo furono invitati a presentarsi davanti al Padre per essere giudicati. Venne deciso che Satana sarebbe stato espulso dal cielo con tutti gli angeli che si erano uniti a lui nella ribellione. {PS 140,4}

Allora ci fu una guerra in cielo, una battaglia tra gli angeli. Satana sperava di sconfiggere il Figlio di Dio e coloro che gli erano rimasti fedeli. Ma gli angeli buoni prevalsero e Satana con i suoi seguaci furono esclusi dal cielo. {PS 140,5}

Quando Satana venne cacciato dal cielo, insieme agli angeli che si erano alleati con lui, si rese conto di aver perso per sempre la sua purezza e la sua gloria, se ne rammaricò e desiderò ritornare in cielo. Era disposto a riprendere il suo posto o qualsiasi altra posizione gli fosse stata assegnata. Ma non era possibile; il cielo non doveva essere messo in pericolo. Se fosse rientrato, tutto il cielo si sarebbe contaminato, perché il peccato era iniziato con lui ed egli portava dentro di sé i germi della ribellione. Satana e i suoi seguaci piansero e implorarono per ritrovare il favore di Dio. Ma il loro peccato — odio, invidia e gelosia — era così grave che Dio non poteva cancellarlo. Doveva sussistere per ricevere la punizione finale. {PS 140,6}

Quando Satana si rese conto che non aveva più alcuna possibilità di riconquistare il favore divino, la sua malizia e il suo odio cominciarono a manifestarsi. Si consultò con i suoi angeli per elaborare nuovi piani per contrastare l'autorità di Dio. {PS 141,1}

Mentre Adamo ed Eva vivevano nel bellissimo giardino dell'Eden, Satana stava ideando un progetto per distruggerli. Questa coppia non avrebbe mai perso la propria felicità, se avesse ascoltato Dio. Satana non avrebbe potuto esercitare il suo potere su di loro, se prima non avessero essi stessi disubbidito a Dio e quindi perso il suo favore. Doveva quindi escogitare un piano per indurre Adamo ed Eva a disubbidire, sperimentare la disapprovazione divina e porsi così sotto l'influsso diretto di Satana e dei suoi angeli. {PS 141,2}

Fu quindi deciso che Satana assumesse un'altra forma e fingesse di interessarsi all'uomo. Doveva fare delle insinuazioni contro la veridicità delle dichiarazioni divine e far nascere il dubbio sul significato di ciò che Dio aveva detto; in seguito avrebbe suscitato in loro la curiosità, portandoli a indagare sugli insondabili piani di Dio — proprio lo stesso peccato di cui Satana si era reso colpevole — e a ragionare sul motivo delle sue restrizioni circa l'albero della conoscenza. {PS 141,3}

 

 
 
 

Un approfondimento sul sacrificio di Gesù.

Post n°388 pubblicato il 30 Luglio 2022 da ruggero1949

Da “Primi scritti” di sorella White:

Il dono di Dio all'uomo. Il piano della salvezza.

Mi sono stati mostrati il grande amore e la bontà di Dio nel dare suo Figlio, perché l'uomo potesse essere perdonato e vivere. {PS 128,1}

Ho visto Adamo ed Eva, che avevano avuto il privilegio di ammirare la straordinaria bellezza del giardino dell'Eden e ai quali era stato permesso di mangiare il frutto di tutti gli alberi del giardino, eccetto uno. Ma il serpente aveva tentato Eva, che a sua volta aveva tentato Adamo, ed entrambi avevano mangiato il frutto dell'albero proibito. Avevano disubbidito all'ordine di Dio ed erano diventati peccatori. {PS 128,2}

La notizia si diffuse subito in cielo e ogni arpa fu fatta tacere. Gli angeli furono profondamente rattristati e avevano paura che Adamo ed Eva potessero mangiare il frutto dell'albero della vita e diventassero peccatori immortali. Ma Dio disse che avrebbe scacciato i trasgressori dal giardino e che un cherubino con una spada infuocata avrebbe fatto la guardia all'albero della vita, in modo che l'uomo non potesse avvicinarvisi e mangiarne il frutto, che dona l'immortalità. {PS 128,3}

Quando fu chiaro che l'uomo era perduto, la tristezza si diffuse in cielo: il mondo che Dio aveva creato si sarebbe popolato di esseri mortali, votati alla miseria, alla malattia e alla morte. Nessuno poteva sfuggire a questo destino. Tutta la famiglia di Adamo doveva morire. {PS 128,4}

Poi vidi l'amorevole Gesù. Sul suo viso si leggeva un'espressione di simpatia e di dispiacere: si avvicinò alla luce abbagliante che circondava il Padre. L'angelo che mi accompagnava disse: "Sta avendo una conversazione segreta con il Padre". L'ansia degli angeli sembrava essere intensa, mentre Gesù discuteva con il Padre. Per tre volte fu avvolto dalla luce gloriosa del Padre e la terza volta che ritornò riuscimmo a vedere la sua persona. {PS 128,5}

Il suo volto era sereno, non manifestava nessun dubbio e turbamento, ed esprimeva una bontà, che le parole non possono descrivere. A questo punto fece sapere agli angeli che c'era una soluzione per l'uomo perduto, che egli aveva implorato il Padre e ottenuto il permesso di offrire la propria vita come riscatto per l'umanità, di portare i loro peccati e accettare la sentenza di morte su di sé, aprendo così una strada per la quale, tramite i meriti del suo sangue, potesse ottenere il perdono per le trasgressioni passate e, tramite l'ubbidienza, ritornare nel giardino, dal quale l'uomo e la donna erano stati allontanati. {PS 128,6}

In questo modo avrebbero avuto nuovamente accesso al frutto dell'albero della vita, che era stato loro proibito. {PS 129,1}


Inizialmente gli angeli non riuscirono a rallegrarsi; il loro Capo non aveva nascosto nulla e aveva comunicato loro il piano della salvezza. Gesù aveva detto che si sarebbe interposto tra l'ira di Dio e la colpevolezza dell'uomo, che avrebbe sopportato la malvagità e la derisione, e solo alcuni lo avrebbero accettato come Figlio di Dio. Quasi tutti lo avrebbero odiato e rifiutato. {PS 144,4}

Avrebbe rinunciato alla sua gloria, si sarebbe incarnato come un uomo, si sarebbe umiliato come un uomo, sarebbe stato tentato come un uomo, per poter aiutare tutti coloro che a loro volta sarebbero stati tentati; e infine, dopo aver adempiuto la sua missione, si sarebbe ritrovato nelle mani degli uomini e avrebbe sperimentato quasi tutte le crudeltà e le sofferenze, che Satana e i suoi angeli avrebbero ispirato ai malvagi di infliggergli. {PS 144,5}

Sarebbe morto della condanna più crudele, appeso tra il cielo e la terra come un peccatore colpevole; avrebbe sofferto per ore di una terribile agonia, tanto che gli angeli stessi si sarebbero coperti il volto, perché nemmeno loro sarebbero riusciti a guardare quella scena. Non avrebbe dovuto affrontare solo un'agonia fisica, ma anche un'agonia mentale, molto peggiore di qualsiasi sofferenza del corpo. Avrebbe dovuto sopportare il peso dei peccati di tutto il mondo. Disse loro che sarebbe morto e risuscitato il terzo giorno e poi sarebbe ritornato in cielo, per intercedere presso il Padre per l'uomo colpevole. {PS 144,6}

Gli angeli si inchinarono davanti a lui e offrirono la propria vita. Gesù disse loro che tramite la sua morte avrebbe salvato dei peccatori, il cui debito non poteva essere pagato con la vita di un angelo. Il Padre poteva accettare solo la sua vita come riscatto per l'uomo. {PS 145,1}

Gesù disse che anche loro avevano un compito: quando avrebbe assunto la natura dell'uomo caduto e la sua forza non sarebbe stata uguale nemmeno a quella di un angelo, avrebbero dovuto assisterlo in varie occasioni. Sarebbero stati testimoni della sua umiliazione e del suo dolore. Avrebbero visto le sue sofferenze e l'odio degli uomini nei suoi confronti, sperimentando un profondo dolore. Motivati dal loro amore, avrebbero desiderato salvarlo e liberarlo dai suoi assassini, ma non avrebbero dovuto interferire in nessun caso. Avrebbero avuto, però, una parte attiva alla sua risurrezione. Il piano della salvezza era stato deciso e suo Padre lo aveva accettato. {PS 145,2}

Nonostante la loro tristezza, Gesù incoraggiò e consolò gli angeli, informandoli che tutti i redenti un giorno sarebbero vissuti con lui; tramite la sua morte ne avrebbe riscattati molti, distruggendo colui che aveva il potere sulla morte. Il Padre gli avrebbe ridato la sua potenza e avrebbe regnato per sempre su tutti i regni che si estendono sotto i cieli. Satana e i peccatori sarebbero stati distrutti e non avrebbero mai più turbato né il cielo né la nuova terra purificata. {PS 145,3}

Gesù invitò gli angeli ad adeguarsi, ad adottare il piano della salvezza che il Padre aveva accettato e a gioire, perché attraverso la sua morte l'uomo caduto sarebbe stato innalzato, per ottenere nuovamente il favore divino e accedere al cielo. {PS 145,4}


Allora una gioia inesprimibile si diffuse in cielo e il coro degli angeli cantò un inno di lode e di adorazione. Fecero risuonare le loro arpe e intonarono una nota più alta di quelle che avevano suonato prima, a motivo della grande misericordia e bontà di Dio, che aveva permesso che il suo amato Figlio morisse per una razza di ribelli. Poi la lode e l'adorazione furono innalzate, per celebrare l'abnegazione e il sacrificio di Gesù, che aveva accettato di lasciare il Padre per una vita di sofferenza e angoscia, per una morte infamante e per offrire la sua vita agli altri. {PS 129,2}

L'angelo disse: "Pensate forse che il Padre abbia acconsentito di lasciare il suo amato Figlio senza difficoltà? No, no". In realtà è stato difficile anche per il Dio dei cieli decidere se lasciar morire gli uomini colpevoli oppure permettere che suo Figlio morisse per loro. Gli angeli erano così interessati alla salvezza dell'uomo che sarebbe stato possibile trovarne uno disposto a rinunciare alla sua gloria e a sacrificare la sua vita per l'uomo perduto. {PS 129,3}

"Ma" disse l'angelo che mi accompagnava "tutto questo non sarebbe servito a nulla". La trasgressione era così grande che la vita di un angelo non poteva pagare il debito. Solo la morte e l'intercessione del Figlio di Dio avrebbero pagato il debito e salvato l'uomo perduto da un dolore e da una miseria senza speranza. {PS 129,4}

Agli angeli fu assegnato il compito di scendere e risalire al cielo, per offrire conforto e alleviare il Figlio di Dio nella sua vita di sofferenza. Essi si occupavano quindi di Gesù. Ma avevano anche il compito di vigilare e proteggere i beneficiari della grazia divina dall'influsso degli angeli malvagi e dalle tenebre, di cui Satana li circondava. {PS 129,5}

Vidi che era impossibile per il Signore cambiare la sua legge per salvare i peccatori e per questo fu costretto a fare la scelta sofferta di inviare il suo amato Figlio a morire per le trasgressioni dell'uomo. {PS 129,6}


Satana si rallegrò ancora una volta con i suoi angeli: grazie alla caduta dell'uomo, aveva costretto il Figlio di Dio ad abbandonare la sua posizione.

Disse ai suoi angeli che se Gesù avesse preso la natura dell'uomo decaduto, sarebbe stato facile per lui avere il sopravvento, ostacolando così il piano della salvezza. {PS 146,3}

Mi fu mostrato che Satana un tempo era un angelo di rango elevato e viveva felice in cielo. Poi vidi qual era la situazione attuale: aveva ancora un'apparenza regale, i suoi tratti erano nobili, nonostante fosse un angelo decaduto. Ma l'espressione del volto era carica di tensione, di preoccupazione, di infelicità, di malizia, di odio, d'inganno, di cattiveria e di ogni manifestazione della malvagità. Notai in particolare che la sua fronte, un tempo così nobile, era diventata sfuggente. Il suo continuo contatto con il male aveva degradato tutte le sue qualità e si erano sviluppati i tratti più negativi. I suoi occhi erano astuti, furbi e penetranti. La sua figura era imponente, ma i muscoli del viso erano privi di tono e la pelle delle mani cadente. Quando lo vidi, aveva il mento appoggiato alla mano sinistra e sembrava molto pensieroso. Sul suo viso c'era un sorriso che mi fece tremare, perché esprimeva malizia e furbizia satanica. Questo è il suo sorriso quando sta per accanirsi sulla sua vittima. E quando poi è caduta nella sua trappola, il sorriso diventa orribile. {PS 146,4}

 

 
 
 

Saper gestire correttamente le nostre risorse.

Post n°387 pubblicato il 04 Dicembre 2021 da ruggero1949

 

Da “Servizio cristiano”:

Quando il servitore è sotto pressione per il lavoro e le preoccupazioni ed è spossato nel corpo e nella mente, si dovrebbe mettere da parte per un po’ e riposare, non per un’egoistica gratificazione, ma per potersi preparare meglio in vista degli impegni futuri. The Review and Herald, 14 novembre 1893. {SC 202.4}

Il nostro Dio è sempre pietoso, compassionevole e comprensivo in ogni sua richiesta. Non pretende da noi un ritmo d’azione che sia dannoso per la salute o che indebolisca le nostre facoltà mentali. Non vuole che si lavori sotto pressione e sforzo fino allo sfinimento e all’esaurimento nervoso. Il Signore ci ha dato la ragione e si aspetta che la esercitiamo, agendo in sintonia con le leggi della vita che ha impiantato in ognuno di noi, rispettandole per poter conservare un’organizzazione ben equilibrata. I giorni si susseguono e ogni giornata ha le sue responsabilità e i suoi doveri, ma il lavoro di domani, le mansioni del giorno seguente non possono far parte del quotidiano. Gli operai coinvolti nell’opera di Dio dovrebbero avvertirne il carattere sacro e prepararsi alle cose da fare domani mediante un giudizioso impiego delle loro energie odierne. — The Review and Herald, 7 novembre 1893. {SC 203.1}

 

 
 
 

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