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cari

Post n°34 pubblicato il 29 Novembre 2011 da dolente2005

Cari, quest'anno l'avvento si annuncia con un tempo bello, dopo il disastro degli ultimi giorni sia al nord che al sud. Il tempo bello, ma con il solito freddo e lo capisci dagli uccelli che in giardino cercano di nascondersi tra le larghe foglie della vite, che lascia sul prato, e ovunque, macchie di un bel rosso, come se avesse preso la consegna di non lasciarci troppo presto ai colori dell'inverno. Torna il tempo dell'attesa e ciascuno lo riempie delle cose più care e dei desideri più puliti. L'avvento ci prepara davvero all'annuncio di un tempo di buona volontà. Non c'è bisogno di essere religiosi per capirlo, anche se affidandoci al credo cristiano è una vera esplosione di Gloria. Cantare la Gloria è facile facile e non richiede nessuno sforzo dell'anima. Siamo naturalmente i pastori del campo d Betlemme. E' bello il campo dei pastori a Betlemme ed è lontano dal muro della vergogna e della paura, che fa sempre esagerare nella difesa ed è prigione per chi è dentro e per chi è fuori e non ne capisci il senso se non della paura e della piccineria, che qui poco si addice. Betlemme è bella quando sei fuori negli spazi aperti. Qui la storia degli uomini non ha reso giustizia al messaggio degli angeli. Dovette essere una grande notte, piena di celeste eccitazione e che gioia per i semplici, che questo attendono, consapevolmente, ma più ancora inconsapevolmente, ogni giorno della loro vita e questo naturalmente, e anche noi consapevolmente e inconsapevolmente, attendiamo, specie in questo tempo, che è sempre bello e non dipende dal freddo, o dagli altri agenti, che semmai fanno solo da cornice, più o meno riuscita, a questo tempo dell'anima. Vi penso, questo lo sapete e mi è facile quando l'alba stenta ad aprire gli occhi e la sera arriva presto per conciliare meglio i nostri pensieri e guidarli verso l'alto, verso quel cielo che si prepara la livrea migliore e non sbaglia mai la misura, nè il colore, con la magia delle sue stelle, che tornano allo splendore che è sempre particolare in questo scorcio di anno. Quest'anno il Natale mi porta la familiarità dei luoghi santi, che ho visitato appena l'altro ieri, tanto ancora mi riempie quell'esperienza che è bella da non credersi.

Chi sceglie di andare nella Terra che vide lo Splendore del Padre e accolse la Sua Parola Benedetta deve essere preparato al fatto che quella Terra interroga l’animo nostro nel modo più profondo e non ci lascia tranquilli. Quello che capita alla gran parte delle persone, perfino ai più scettici, o forse sarebbe meglio dire ai più impreparati, è di sentirsi cambiati nel modo più dolce pensabile, come dovette capitare a quei ricchi sapienti guidati dalla stella, che andarono per curiosità di ricerca e se ne tornarono talmente trasformati che divennero stranieri alle loro genti, secondo la bellissima intuizione di Eliot ” Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi, fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.”

A Nazareth una bella aria di Attesa si respira tutto l'anno.

Si arriva a Nazareth, come risvegliandosi da un sogno e ci si rende conto che qui è l’inizio di ogni cosa. La Chiesa dell’Annunciazione alza coraggiosa nel contesto islamico la sua cupola imponente. Ha studiato bene il suo progetto Barluzzi per indicare che i disegni di Dio sono una cosa seria. Nazareth, la semplice, mantiene la vita di tanto tempo fa. E’ araba Nazareth e non fa nulla per nasconderlo. E’ piena di colori e di voci, è piena di bancarelle stracariche di melograni e di arance in bella mostra. E’ carica di storia e mantiene il rispetto per una giovane donna piena di bellezza. E’ araba Nazareth e colma di canti di muezzin, che invitano alla preghiera in modo assordante, come a farsi largo nel resto che è ebreo.

Siamo ebrei anche noi, musulmani o cristiani di ogni orientamento, per dire che ogni preghiera si leva a Dio, piena di ogni giustificazione. Questo ho pensato e non ero disturbato, mentre i muezzin a squarciagola gridavano il loro canto ad ogni improbabile ora, senza tante domande sul diritto degli altri di fare lo stesso per il Dio che è unico e Supremo, Santo e fonte di ogni santità, ma in questa ignoranza del diritto degli altri, forte affermavano e ancora lo fanno, il diritto di Dio ad avere canti di gloria per il Suo creato. Il mio inno lo canto anche per questa giovane e coraggiosa donna, questa torre d’avorio, forte e incrollabile, questa benedetta fra le donne, quando fu creata questa creatura unica, infinitamente gradita a Dio, come sottolinea Charles Peguy, colei che è infinitamente regina, perché è la più umile delle creature, che è più vicina a Dio perché è la più vicina agli uomini.

E’ tardi quando arriviamo a Nazareth, ma a sorpresa la Chiesa di Maria è ancora aperta per una Adorazione. Ci accoglie bene Nazareth ed è un incanto la preghiera.

Si entra timorosi nella casa di Maria, non perché la Chiesa incuta soggezione. Siamo timorosi di creare trambusto, come in una casa che merita silenzio. La grotta è di una semplicità maestosa, perfino nel colore. E sorprende e rincuora e qui sembra appena giunto Gabriele, che ne fu confortato dopo il lungo viaggio, e metteva timore, ma non lo voleva. E si sorprese … Non temere, disse infatti. Ma con lui giunse la nuvola dello Spirito. Che mistero ineffabile. Ne parlo, ma la parola non serve. Bisogna stare nel mistero e accoglierlo nel cuore per meglio meditarlo. Ci accoglie Maria, non la si vede, ma si sente, ha qui lasciato come un segno della sua presenza e della sua fede determinata. Nella semplice casa vi è giusto un altare con una scritta che rivela un legittimo orgoglio. Non dice: Verbum caro factum est, ma grida felice, VERBUM CARO HIC FACTUM EST. Tutto attorno è posato lo sforzo degli uomini, a partire da Barluzzi, per dire la loro gratitudine, ma tutto è poca cosa in confronto a questa semplice grotta. E’ piena di grotte Nazareth, ma questa si ammanta di una bellezza indescrivibile. Fermatevi alla cancellata che la protegge per capirlo. HIC, qui, una vergine coraggiosa accetta un messaggio di un angelo che mette turbamento. E’ una vergine prudente e vuole capire e quando capisce accetta e sfida le leggi della sua comunità, che mette in pericolo la sua vita, perché è passibile di morte perfino per la sua religione. Si gira in fretta per dare spazio a tutti, ma si ritorna. Veloce e piano insieme, piano nella mente e nel cuore, le gambe si fanno complici dell’anima che vuole imparare a dire sì, con la stessa dolcezza e la stessa determinazione. La grotta è sempre qui, naturale, naturalmente, bella senza fronzoli, bella dello Spirito che ancora aleggia e richiama e ricorda la Sua natura d’amore. E ci si inginocchia, senza protocollo, senza liturgia, ci si inginocchia naturale, naturalmente, perché è l’anima che si inginocchia e neanche ti avverte e tu sei lì con gli occhi per terra, stordito, mentre tutte le Ave Marie, ancora Peguy, e il nobile Salve Regina, che cantiamo con il desiderio di mai finire e lo eleviamo al cielo, sono bianche caravelle, umilmente raccolte sotto le loro vele a fior d’acqua, come bianche colombe che si alzano nella cupola a giglio. Si prega a Nazareth, oh se si prega, e si canta e si canta in tante lingue, come in una Pentecoste. Il canto più bello è in arabo e noi lo abbiamo ascoltato rapiti, un canto pieno di melodia e di suoni carichi di inflessioni, che ci ricorda la lingua di quella giovane donna. E’ cara a Dio questa giovane, che seppe rallegrarsi della Sua Parola. E’ cara e ha saputo rispondere, facendosi tabernacolo vivente e cara al cuore degli uomini per aver saputo difendere il frutto benedetto del Suo ventre. E lo ha fatto da Erode fino all’Egitto e sembra averlo riportato qui, in questa semplice grotta, come se neanche a Betlemme si sentisse sicura. Chi va a Betlemme riceve la stessa sensazione di sovrastrutture del Santo Sepolcro. Solo sul punto della stella si prova una forte emozione e nei campi dei pastori, dove ci si guarda intorno immaginando il fulgore e il clamore di quella notte. Fu una notte di luce e di meraviglia, una notte di lode e di benedizione della buona volontà. Ma a pensarci bene ho ritrovato a Nazareth la gioia del Natale e per molte ragioni.

Ora potete immaginare con quali sentimenti vi penso in questa parte dell'anno e come mi preparo alla comunione con i vostri desideri e con le vostre speranze. Con affetto.

 
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