Pezzi di vetro

Qualità, metodo, ricerca dell'eccellenza


Sono le tre cose che Giuseppe D’Avanzo applicava nel suo lavoro: qualità, metodo, ricerca dell'eccellenza.Se n’è andato così, Giuseppe D’Avanzo, in un Sabato di Luglio, portato via da un infarto.Mi fa strano scrivere di una persona che non ho mai visto né conosciuto: ma ne apprezzavo i testi, ed io sono fatto così; mi ritrovo a “voler bene” a chi mi lascia qualcosa, che siano pensieri su un foglio di carta, che siano riflessioni, che sia una lotta condotta non solo per mestiere, ma per il proprio paese e per dei princìpi.Un paio di volte, mesi fa, ho provato a cercare il suo volto su internet, proprio per la curiosità di dare un aspetto a questo giornalista di cui leggevo con interesse gli articoli e le inchieste. Ho trovato informazioni e notizie su di lui, i suoi scritti, ma non la sua foto, a testimonianza del fatto che non gli interessava “l’immagine di sé” ma i “contenuti”; in un’Italia dove gente vuota gira in giacca, cravatta ed abiti firmati solo per farsi osservare (detesto quelli che si sentono professionisti solo perché vanno in giro in abito scuro).Ha scritto di mafia, D’Avanzo, ha scritto di intrighi e potere. Ha raccontato i legami segreti dei potenti. Stimato dai grandi, odiato da chi ha qualcosa di marcio da nascondere.Lo ricorda così Ezio Mauro: “Poter fronteggiare la realtà, poterla indagare e decifrare applicando gli strumenti e le regole del mestiere, senza risparmiarsi mai, con un'adesione quasi fisica alla sua passione che era diventata una missione.D'Avanzo è stato spiato e pedinato nel corso delle sue inchieste più delicate, una delle varie diramazioni miserabili dei nostri servizi segreti (che dovrebbero servire lo Stato democratico e le sue istituzioni) preparava dossier su di lui, l'ansia impaurita di questi funzionari deviati li aveva spinti più volte a chiedere a giornalisti infedeli su che cosa stava lavorando D'Avanzo, che cosa stava scrivendo, che articolo preparava per il giorno seguente.Era l'esatto opposto del gossip. Aveva capito che nei sotterranei dei palazzi si muoveva qualcosa che poteva spiegare quanto accadeva, poi, ai piani alti.”Ora D’Avanzo non c’è più. Tireranno un sospiro di sollievo i potenti con il marcio da nascondere.Mi auguro che in quest’Italia di crisi e di sciagure, di corruzione e precipizi, così come i lettori di Repubblica hanno risposto commossi alla notizia, allo stesso modo sia uno stimolo in più a pretendere la verità nelle vicende, chiarezza nei fatti, ovunque, senza paura, fino alla fine, fino all’ultimo.Lascio un link alle inchieste più famose condotte da Giuseppe D’Avanzo nella sua carriera:Qui potrete trovare la lettera commossa di Roberto Saviano, suo amico:E qui l’editoriale di Ezio Mauro:E’ difficile raccontare D’Avanzo in poche righe, anche perché lui non scriveva di sé; ma è possibile apprezzarne il lavoro leggendo i suoi articoli.Per farvelo conoscere, riporto uno degli articoli che, negli ultimi anni, ha destato più scalpore: le 10 domande al presidente del Consiglio Berlusconi:clicca quiNel corso del tempo queste domande si sono rivelate meravigliosamente astute, soprattutto l’ultima: <<Sua moglie dice che "non sta bene" e che andrebbe aiutato: presidente Berlusconi, quali sono le sue condizioni di salute?>>