Salirà dal Mare

un attimo


- Andiamo a casa ho voglia di fare l’amore! – disse Jean chiudendo la portiera dell’auto.Il letto già altre volte li aveva visti protagonisti, ma quella sera sapeva anche lui che sarebbe stato diverso, pensò a cosa avrebbe potuto fare d’unico azzerando le già frangibili difese.Le loro bocche si cercarono affamate mangiandosi, consumando le lingue che contorcendosi imparavano il sapore.Scivolò sul corpo di Isabelle ascoltando la tiepida necessità di calore.Cominciò a baciare i piedi, mordendo la pianta, stuzzicando le dita, cercando la sua complice approvazione in quegli occhi luccicanti che, imbullonati, seguivano ansiosi le sue mosse. Baciò il dorso del piede, poi ancora le dita, per poi salire a mordere le caviglie, i tendini ed i polpacci. Rimase a lungo a perseguitare le gambe salendo fino alle cosce scorrendo verso l’orchidea, ma non la lambì, andando a mordere appena sopra il monte di venere, e poi lungo l’inguine respirando intensamente, annunciando col fiato la voglia.Alzò lo sguardo leggendo sul volto il risultato del suo giocare, il sospiro iniziò a divenire più profondo, più intenso e rapido. Proseguì oltre giocando con l’ombelico, la pancia, per poi scorrere veloce attorno ai seni, le labbra poi volteggiarono attorno al collo, mordendo appena dietro ai piccoli lobi. Ridiscese passando sopra la bocca, ascoltando il respiro, enunciando solo il fiato, le lingue si sfiorarono appena colpendosi leggiadre.La voglia di lei stava comodamente traboccando ed il suo corpo si agitava riscaldandosi nell’estasi del momento. Posò le labbra sulla pelle vicino ai seni cercando di arrivare ai capezzoli, indolente, per poi dolcemente accennarli di sfuggita con l’organo del gusto.Un turbamento corse a briglia sciolta attraverso il fisico, ed un secondo più intenso del primo quando la bocca si chiuse inghiottendo il goloso pezzo.     - Mi stai facendo morire… – stormì torrida, la voce spaccata dal respiro affannoso, infiammò il già caldo ambiente.Fondò il mento sul monte di venere lasciando la dolce compagna che tremante cercava la sapiente lingua, poi scorrendo lateralmente all’umido antro, raggiunse l’orchidea accostandovi le labbra, insufflando il suo caldo sussurro ad accendere le fiamme.Le mani di Isabelle corsero in soccorso appoggiandosi alla sua nuca, giocando con i lunghi capelli, e pressando per cercare il piacere, mentre la lingua: certa, perforante, umida e scivolosa, cominciava a saettare nel suo mondo.Il profumo del suo sesso gli intasò l’olfatto, obbligando la sua bocca, drogata, a spingere addentrandosi nella voglia che bagnata d’umore era oramai prossima all’orgasmo.Pure le dita giocavano il quel modo unico intenso e dolce. Abbandonò la calda amica per ricercare la bocca mentre appoggiò il membro senza penetrarla, facendolo scorrere lungo le labbra leggermente divaricate.La morse,  succhiando la lingua, stirandola quasi a staccarla. Lei urlò, nel momento in cui s’incastrò infilandosi nel suo fiore, strillò, quando l’orgasmo la raggiunse sconquassando l’anima, gridò, nell’attimo in cui inesorabile l’acme la sconvolse.- Non fermarti… ti prego Jean, non fermarti Jean – disse obbligandolo a spingere ancora, cercando ora una gratificazione personale, voleva sentire il suo uomo godere. Un ultimo contemporaneo strepito, lungo e vibrante, fu la risposta al loro impegno.La pace precipitò a frenare i battiti dei martellanti cuori, restarono uniti per alcuni minuti ascoltando la reciproca soddisfazione, le palpebre chiuse a trattenere il gesto.