La vera me stessa

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Sto finendo di sorseggiare un the. Che non sono inglese, quindi, va bene pure fuori orario, e poi, sempre perchè non sono inglese, è fatto con la bustina, che è uno sbattimento con tutte quelle foglie:-)al limone e miele.Buono. Il miele, nel the.Fuori piove, a dirotto.. ed io, preferisco la pioggia a queste collezioni di buchi nell'acqua.. a queste continue sconfitte.Gli unici buchi nell'acqua che mi piacerebbe fare, sono delle esercitazioni con dei piccoli sassolini.Finito il the, buonissimo.Non ho voglia (per ora, ) di scrivere del mio ennesimo fallimento.Non ho voglia di ripercorrere sui tasti e con le parole, l'ennesima mia consapevolezza.Preferisco postare una poesia, molto bella, che ho qui con me, nel libricino che sto leggendo, in contemporanea, ad un altro, difficilissimo, e un altro ancora, che devo finire. Non è sfoggio, nè sfogo.. lo scrivo per togliermi dal senso di colpa della lettura. In tutti i sensi, chiedo troppo a me stessa, il rimettermi a paro con ciò che non lessi.. e forse nemmeno sarebbe servito, perchè ciò che lessi, in parte l'ho dimenticato. Ma ne scriverò più in là. Forse.Ringrazio la persona che mi ha donato il consiglio di lettura, Patrizia, è una blogger, che non ha bisogno, della mia pubblicità :-)in ogni caso, il suo blog, è al lato destro del mio "la solitaria", si chiama.Ecco la poesia, buona lettura, e buona fine pomeriggio: (la copio dal libro) - sperando di non fare errori! (chiedo scusa per l'impaginazione.. non so cosa abbia questo programma e libero pure ultimamente, non mi fa fare le cose come vorrei:-))) AlcestiMa solo pensare a te.Non è una figura che viene. Una nitida traccia.E' come cadere in un postocon un po' di dolore.Tu sei il mio tu più estesodeposto sul fondo mio. Tu. Non c'èun'altra forma del mondo che si appoggi al mio cuorecon quel tocco, quell'orma.Tu. Tu sei del mondo la più cara forma, figura, tu sei il mio essere a casasei casa, letto dove questo mio corpo inquieto riposa.E senza di te io sono lontana non so dire da cosa malontana, scomoda un poco perduta, come malata,un po' sporco il mondo lontano da te,più nemico che punge, che graffia, sta fuori misura.Mio vero tu, mio altro corpomio corpo fra tutti miopiù vicino corpo, mio corpo destino ch'eri fatto per l'incastro con questo mioessere qui in forma di femminaumana. Mio tu. Antico suonoriverberante, anticosentirsi destino intrecciatosentire che sei sempre stato, promesso da ere lontaneda distanze così spaventosecosì avventurose distanze dalontananze sacre.Tu sei sacro al mio cuore.Il mio fuocobrucia da sempre col tuoil mio fiato.Io parlo delle forze -di correnti sul fondo del mio lagosul fondo del tuo, oscure e potenti,più del tempo dure più dello spazio larghe, ma sottili al nostro sentire, afferrate appena e poi perdute, nel loro gioco.Che cosa siamo io e te? Che cosa eravamo prima di questo nome? E ancora saremo qualcosa, lo sappiamo e non lo sappiamo, con un sentireche non è intelligente lavorio cerebrale.Nessuna parte di corpo che muorenessun pezzo umano, nessun arto,nessun flusso di sangue, nessun cuore, nessuno, niente che siastretto nel giro del sole, niente che sia solo terrestre umano muoveil tuo cuore al mio, il mio al tuo,come fossero due parti di uno.Allora tu sei la mia lezione più grandel'insegnamento supremo.Esiste solo l'uno, solo l'uno esistel'uno solamente, senza il due.(Mariangela Gualtieri)   ps.... avrei voluto scriverla io :-)))) eccerto, .. il compito degli scrittori, forse, dei poeti, anche, dei filosofi, è quello di rappresentarci in un certo senso no? quindi, nel momento in cui mi corrisponde, anche, è come se l'avessi scritta anche io:-)