La vera me stessa

Post N° 950


Me la prendo con me stessa, tormentando il mio avatar/profilo, così come, tormento un mio dito. Il pollice sinistro. Mi ferisco, da sola. Come facevo anche da piccola. Già. Come il personaggio di un romanzo che ho letto da poco. In maniera lieve, certamente, ma come se, facendomi male io, mi punissi. E' tutto molto semplice.In ogni caso, bisogna che sistemi il tutto. E non posso abbandonare il mio scrivere, il mio amato scrivere, pubblico. Perché se per me è destino non essere corrisposta/ricambiata/accompagnata, allora questo è l'unico modo e l'anima un po' sorride. Non mi importa più di metterli a posto i pensieri, usciranno come devono. A volte "vomitati" a volte sognati, sognanti, veri e reali, surreali, insomma tutti i miei pezzettini a fare tutta la vera me, come ho cercato di fare finora.Io l'unica maschera che volevo mettere era quella al mio dolore... mascherarlo in qualcosa che fosse più leggero, magari che si potesse sopportare meglio, che divenisse talvolta anche bello. Ho cercato attraverso le parole del mio scrivere, di risalire la china, sebbene, la confusione, che ho ingenerato in me, è stata solo quella che non mi sono mantenuta fede, ma nessuno   è perfetto, tanto meno io! .  Ma forse da tutti i miei sbagli e di nuovo rimetterli nero su bianco, posso in qualche modo, non mascherarlo sto dolore, ma provare a stemperarlo, dipingerlo dandogli una nuova tonalità, che possa accompagnarmi lo scrivere, come un compagno tanto amato, che è quello che non mi sono scelta, ma ci siamo scelti insieme :-) mon amour...Sono giorni terribili.. l'inferno di dante, al confronto è un'allegra parodia. Giorni pieni di orrore, alienanti, in cui l'angoscia si mescola all'impotenza. Non vado in scena. Mi sfogo, è diverso.E provo a liberarmi.Attraverso il mio scrivere.Forma di piccolo diario? accompagnato dalle mie sensazioni? ... sì, che non posso chiedere di più a me stessa. Ho tinto la speranza di un rosa molto forte, l'ho accesa, senza rappresentazioni, cercando il modo per accompagnare ricordi/passato/sconfitte e destino atroce, a volte beffardo, in cui, ho smesso di sentirmi sventurata, perché io, in verità, mai mi ci sono sentita, nemmeno quando la vita martorizzava il mio cuore, di continuo. Nemmeno quando i nervi al massimo della tensione si sganciavano come fa la cinghia di trasmissione del motore delle automobili.No. Non era opera mia, ma del padre di mio figlio. Senza volerlo accusare, quando, non si è fatti per stare assieme... gli sbagli poi si accumulano, ed è un coacervo senza fine, in cui anche ciò che di bello c'è .--- scompare, insieme alle sconfitte.Di una vita. La mia.Vado avanti, scrivo confuso, ma non smetto, di credere, di continuare a credere in me, seppur imperfetta, al massimo. Da dove comincio? Dal nuovo taglio di capelli? dalle increspature addolcite dalla spazzola e fon? da un colore bambino ritrovato? dalla dolcezza dei diamanti che splendono dai miei occhi, come quasi a dirmi amati! che brilli di più, di quelli cui anelavi, come hai sempre anelato a quella normalità che è ti è stata preclusa. O dal fatto che lo Stato è venuto a casa mia a dirmi che non ci può fare niente, e a dimostrarmi che Esso paga le persone per dirmi che non ci può fare niente contro i guai?O che l'Italia si regge solo su una filosofia assurda? Ed io, che cerco di bilanciare, e di dirmi, che mica lo so all'estero come è.In fondo, della disabilità - soprattutto di quella mentale, parliamoci molto chiaramente! non frega niente a nessuno!.Oggi la scuola italiana, mi ha pregata... dai su Robertina cara, che è solo la seconda volta che lo fa, di andare a prendere Matteo due ore prima, perché non c'erano sostituti. 4 stipendi 4, che fa guadagnare mio figlio, anzi 5, per far fare messe in pieghe e garantire le minestre, a chi, magari farebbe altro, e mi fermo, perché mi dico, che se me la prendo con il mio pollice, col mio labbro, forse è anche un po' colpa mia.Ma non ci sono colpe. E' la vita, tutto qui. La mia.Ho tentato, provato, mi sono arrabbiata, --- ma non potevo morire, ho cercato dei rifugi, ma il mio dovere, verso il mio bambino e verso me stessa, io l'ho sempre fatto. Mi coccolo, mi consolo, mi accarezzo questa anima a brandelli, che si ricompone magicamente con le lettere. Forse è proprio questa la strada dentro me.C'è un sole meraviglioso... no no, non è clima anomalo, ho ricucito gli strappi del passato e rivedo una giovane ragazza con i capelli castanoscurorossiscuri che mangia il gelato in un febbraio improbabile, che si maschera ed è un po' felice, anche se il costume non è stato lavato purtroppo e si è scaricata un'intera bomboletta di vernice nera sulla testa. Che mangia il gelato con un collo alto nero, sopra una fruit , è febbraio, quasi marzo, e qui a walpa avenue, c'è un sole che spacca le pietre e ho venti anni, e non so ancora, cosa la vita mi aspetta.Ho fatto tacere delle parti di me, perché come un cagnolino stanco di esperimenti della vita, ha creduto di potersi accontentare solo di quello che poteva aver pur di fuggire da una sofferenza, che credeva poter rimettere a posto, solo accontentandosi. Sono arenata su sto pensiero. E mo' basta!Devo chiamare gli ortopedici, le scarpe non sono ancora pronte.Ho gettato piccoli semini da queste mani impotenti, domani vedremo uno psicologo, ma non ho più speranza. Ormai è tutto sclerotizzato - ma mi dico, che devo smettere di sentirmi sclerotizzata io, - che non devo avere paura, e invece un poco il mio corpo ancora ce l'ha. Si porta appresso tutte le sconfitte e le consapevolezze, - che da un passo possono diventare malattie, è solo che stavolta la cura deve essere quella giusta, NON, una cura che sia peggio della malattia.Vivere è il mestiere più difficile del mondo. Matteo mi sta permettendo di scrivere. Fra poco mangiamo. Altro per ora, non riesco a scrivere.http://www.youtube.com/watch?v=aevvtpRej5M