La vera me stessa

Post N° 969


Ho fatto un'abbondante colazione stamattina. E' già quasi ora di pranzo e la casa, tace. L'aria sembra di ovatta, sia quella dentro la mia casa, che fuori. Ieri è uscito un sole superbo, un calore avvolgente, compagno di un vento invernale, meravigliosamente frizzante. Questo crepuscolo inverno-primavera è sublime, lo colgo smarrita, mentre mi ritrovo. Sempre coglievo i crepuscoli, ma ora, ancora di più. Molto molto più intensamente. Mi appartengono completamente. Mi fanno ritornare da me, in un abbraccio che sognavo catartico, ma la catarsi non c'è stata. Ne sorrido comunque. Le mie lotte intestine continuano. SI spostano, sopra, direzione stomaco pancia viscere, e raggiungono il cuore. Sono dietro le spalle della vicina sudamericana con i capelli neri e lucidi che porta a spasso il suo neonato. Sono nel crepuscolo invernale-primaverile, nei miei viaggi nel passato che torna e si rimette a posto, con me. Restano gli incubi. Notturni atroci. Ancora di più, quelli della mattina presto. Quando sveglia per andare in bagno, alle 8. Mi riaddormento e in preda alle mie angosce, ai miei incubi, essi nella loro forma peggiore, nel sonno, si ridestano, e mi ridestano dicendomi che a tutto serve, per leggere dentro di noi. Il mio narcisismo malato, la mia gelosia atavica e profondissima, la mia insicurezza feroce. Il mio non riuscirmi a perdonarmi fino in fondo, le mie ossessioni atroci. Inutili, logoranti. Ma ho deciso di vederle, non di soprassederle. Ed è qualche cosa di più grande di una semplice vittoria. Sebbene, la paralisi, la faccia ancora da padrona. Sebbene, debba coesistere con ciò che comprendo. Le vedo e sorrido. E anche se il perdono non arriva profondo, fino in fondo, arriverà. Non per inerzia o fatalità. Ci vorrà solo il suo tempo.Il vento ora si è alleato con le nuvole, e un'aria grigia mista con la nebbiolina impercettibile di tutti i pollini, mostra un'aria davvero surreale e ovattata. Sembra tutto avvolto dall'ovatta in un silenzio che io non voglio interrompere: Matteo dorme. Ma  è così tardi!E devo ancora fare la doccia.Le mamme delle elementari, gli incubi, le sconfitte, una parte di me, tutte le parti.Per loro, io, ero uno specchio dove non si volevano specchiare. Però, mi copiavano la pettinatura, mi copiavano i colpi di sole, il modo di vestire, tutto. Un po' come aveva fatto la psicologa. Non credo di avere sbagliato tutto. No. E' che il dolore, per gestirlo, ci vuole davvero una forza terribile, che a volte non si possiede, e, se si possiede, sembra sovrastarci e fare sfuggire tutto l'equilibrio per una sana ricostruzione. Il fatto  è che devo sul serio perdonarmi ancora. Per non essere karina, ma a volte solo un po' carina. Per davvero capire tutto e tutti, anche quando non voglio, per avere sempre il vizio dello scavo interiore. Seppur senza andare nei bassifondi, del cervello, che a volte, ci si va, pure là per non morire. Ma allora in questo giorno, in cui come al solito il post-it non esce come volevo, io libero questopensierovolatile che mi serve per sostenere il mio cammino.  Di seguito, voglio vedere se riesco a mettere una bellissima immagine, che stava su un mio blog amico.Non me ne vorrà, ne sono certa :-)Passo e chiudo. (a dopo) - forse.http://youtu.be/MGUeS_iZ-gwhttp://youtu.be/EDwb9jOVRtU