La vera me stessa

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Fa freddo. Parecchio freddo. Troppo.   Gli uccellini cantano, si fanno forse forza per la notte che sarà gelida? Non è nuovo maggio a questo tipo di temperatura.  Nei mieI ricordi, si perde una giornata ad aspettare l'autobus, un freddo glaciale, una giacca blu di lana, con dei bottoni bianchi. Mi ricordo anche di averlo già scritto. qui, sul blog.Stamattina sono andata a correre, di nuovo. Sono a pezzi!. Eppure sento che mi fa bene, i pensieri girano con le mie gambe, con il cuore e il respiro.Stamattina ho accompagnato mia madre, che è partita per un viaggio. Era così felice... mi ha detto, che se solo due anni fa, su quel letto di morte, le avessero detto che avrebbe fatto un viaggio... Era emozionata, felice.    Non voleva farmi alzare così presto.  Ma sono stata contenta. Perché preferisco quando mi sveglio presto. La mattina ha proprio l'oro in bocca, e pure l'argento e tutte le pietre e perle preziose della terra. Faceva già freddo. Ma dopo i pugnali conficcati a mo' di vergine di Norimberga di stanotte (mi sono svegliata, di soprassalto, con la testa fuori del lettino, e praticamente chissà da quanto tempo ero in quella malsana posizione) altro che spilli conficcati. E' stato terribile. I pugnali del vento sembravano lame di seta. Piccole fruste di seta. Una seta fredda, gelata. Ma mi sento forte. So che non devo strafare. Ma lo sport è davvero sempre stato molto importante, per me. E' come se il corpo ad un certo punto, mi comandasse a capire..    Adoro lo sport, adoro gli spaghetti western, mi piace il gioco del calcio.   Molto meno mi piace, e mi provoca una delusione mista a rabbia e anche tristezza inaudita e un mutismo non di rassegnazione, ciò che sono costretta a leggere di questi tempi, ancora troppo barbari.Mi piace lo sport. Matteo ha manifestato la voglia di andare a vedere una partita di calcio. A scuola ha sempre assistito alle chiacchierate dei suoi compagni, e se, il talebano fosse stato più paziente... Ma non voglio scrivere di questo. Va in bicicletta che è una scheggia, anche se ora non ci va più.. Nuota, ed ha un senso dell'equilibrio molto elevato.E' stato tutto un caos, e non mi fa bene, vedere il caos doloroso di un mondo perverso. In cui non posso permettermi il lusso di avere nessuna paura, MAI. Anche se sono chiamata ad una prova durissima. Forse siamo vaccinati alle brutture del mondo. Da una parte viviamo nella città più bella del mondo... dall'altra, Roma, è anche una metropoli dura, multietnica, con un substrato (più di uno in verità, già ne scrissi), di barbari e delinquenza orma ramificato ad ogni livello.  Salto di palo in frasca in questi giorni, ormai terminati di vacanze forzate. Matteo mal sopporta le frammentazioni, e, da una parte, anche io. Devo dire, per dirla come Monica, che ho tenuto botta :-)Forse essere tornata a correre mi da la forza per proseguire ed andare avanti. Mandare via quello stato di angoscia che talvolta si ripresenta, dal nulla. e sembra volermi schiacciare, di punto in bianco. Vivo una situazione disorganizzata.. questo mi ha detto ieri Patrizia. Una considerazione semplice e lucida.    Oggi siamo riandati al corso di ceramica.. praticamente il corso l'ho fatto io. Matteo è stato tutto il tempo con le orecchie tappate. Tanto da farsi venire tutta rossa la piccola conchiglietta minore che ricopre il cavo.    Io ero (nonostante tutto) tranquilla. Anche se quegli spilli sul collo, in cui scarico tutta la mia tensione nervosa, pungevano a ricordarmi di distenderlo sto povero collo!.Non mi sono arrabbiata. Il suo soliloquio si faceva più pressante, - ma io lo so che è volto a scaricare la sua angoscia. Lo so. E poi, lui ha i suoi tempi. Moltiplicati per 100. Per fare una metafora strampalata.  Non sa adattarsi subito. Sente le persone, ha le antenne, le loro voci, la timbrica lo può disturbare, si sente gli occhi addosso. E con quelle mani si ripara e si chiude (autismo), al mondo.   Sa di essere diverso.. diverso da cosa. (?)Mi fermo.Ad un certo punto ha espresso un pensiero un concetto. E' stato bellissimo una frazione di secondo. Come a dire? IO sono qui, non ce la faccio ad essere normale, ma quando esco fuori, poi, da buon anatroccolone gigante quale sono (:-) ) allora poi lo sono. Normale. "la voglio tagliare la casetta", ha detto. E poi lui parla così bene. E l'abbiamo intagliata. Nella creta. Ha fatto colpo su una bambina deliziosa, adorabile. Ad alto funzionamento. Bellissima con degli occhi azzurri come il mare. Mora.  Con sua madre ho detto... "perché"? - mi fa rabbia. Una rabbia composta. Avevo eliminato tutta l'ansia con la corsa, ero asciutta ed a mio agio. E poi non avevo preso il caffè, ma un ginseng. Mi hanno provata a mandare via (forse mi hanno vista provata? :-)) - col giochino di parole, cerco una cronaca per ricucire gli strappi continui. Eppure non c'è stato nessuno strappo. Nemmeno muscolare. Perché?.  Quando fa capoccella, da quella testa bruna brunissima, con quei capelli bellissimi, si affacciano quelle nocciole di occhi. Bellissimi. Più dei miei, più di suo padre, mille volte di più.   Allora in quel momento, tutta la dolcezza del mondo, sa tenere testa all'autismo, in un nanosecondo, lo distrugge. Scompare. C'è un contatto irripetibile, veloce più della luce, di una felicità talmente intensa tanto quanto breve.Mi dico, che dovrei buttare giù un progetto di miglioramento della nostra vita. Sempre Patrizia, mi dice che non è facile! con la mia situazione. !non lo è. Mentre andavo a prendere il ginseng, ho visto in una vetrina la cucina dei miei sogni , moderna tanto quanto basta. E una poltrona viola, bellissima. Un po' larga grande. Il negozio è di una nostra ex vicina di casa, amica di mia sorella. E già sognavo. Mi vedevo. Una camera piccola per me. Un saloncino piccolo - quella cucina, e una bella camera grande per Matteo. E sognavo. Lui, sereno. Senza più le sue crisi violente. Non ho sognato chissà cosa, forse nemmeno una guarigione. Ho sognato una possibilità per noi due. Una serenità. Un'altra chance ancora.  Pur rimanendo con i piedi per terra. Ci pensava il vento. E il cielo di un grigio tendente all'azzurro. Un vento feroce ma amico. Insieme alle pennellate dei colori, io che mi sentivo parte della natura che camminava, con me. Che cammina con me.Scriverlo qui, non me lo fa perdere.. non mi basta che scorra nel sangue e nel pensiero insieme al cuore. Scriverlo mi sembra dargli ancora più valore. Spero che parta il progetto delle domeniche in gita (con ragazzi normodotati) e i suo operatori di scuola. Certo è a pagamento, ma sono soldi benedetti. Che recupero da tutte le cose che per spartanesimo estremo - ho deciso di non comprare. E' abbastanza dura. Ma del resto, io, non lavoro più.   Comunque faccio parte di quelle persone che non hanno una occupazione.   In una vetrina accanto al negozio, c'erano delle borse da ufficio.. Mi manca il mio lavoro, da morire. Ma devo fare un mix con ciò che - non sono stata capace di sopportare, e un poco di sfortuna, e anche la mia mancanza di volontà. Ricordo, il mio capo, che mi portava dei libri. Da studiare.. Ma ero altrove. Altrove a ricomporre tutti i miei pezzi, e lo dico senza giustificazione. Ieri alla tv ho visto la partita. Il mio lavoro. Quest'anno i mondiali. GIà. ma le cose cambiano ed evolvono. E forse non ce l'ho fatta a stare al passo con i tempi.  Forse la botta è stata troppo forte, estremamente forte, e sono sprofondata in un vuoto senza fine.  Ce l'ho fatta a risalire. Ma nel mentre, avevo perso e compreso i pezzi che mancavano, e dirsi di aprire ogni porta, e decidere la consapevolezza ha prosciugato tutte le energie. Forse ho chiesto davvero troppo a me stessa. Ma sono scelte.E nulla è irreversibile. Nulla. La mia esperienza 27ennale ed anche più (io ho sempre lavorato anche quando andavo a scuola, per poi lasciarla per lavorare, e poi riprenderla ancora e diplomarmi), mi torna utile, e mi tornerà utile, prima o poi. Senza fatalismo. E' stata una scuola di vita anche il lavoro. Che poi... lavoro e continuo, anche se non sono pagata:-)Spero appunto che queste gite, vadano in porto. Sono nel territorio esterno alla città, begli itinerari di verde - isole bellissime, che fanno la corona alla città, appunto. Ma è l'unica busta che sono riuscita ad aprire, mettendomi in contatto con gli addetti. L'altra è il ricordo del bollo da pagare... non ricordo quanti anni sono che non lo pago!. Ho il terrore, di andare a farmi il saldo. :-(    E l'altra, è il progetto per la nuova terapia, privato, di Matteo.    Dall'altra parte di Roma. Con i terapisti che lo seguono da un mese, qui vicino casa- ma mi poteva andare bene a me, che questi non si trasferissero dall'altra parte di Roma?. Con quel tratto di tangenziale a lavori a tempo indeterminato dopo le piogge a mo' di Atlantide dello scorso inverno.   Non riesco ad aprire quella busta. E nemmeno altre due che ho là. Il vento freddo, sferzante, incalzante, è sembrato darmi tutta la forza di cui ho bisogno. Per affrontare, non la primavera e i suoi profumi intensi, che torneranno dopo questa parentesi, - a farsi sentire.  Sembrano scomparsi, ma questo vento li ha solo momentaneamente imprigionati, (in senso buono), in un altrove - per farli poi sprigionare, insieme al colore e all'armonia tutta. La natura è il mistero più naturale che c'è - il vento gelido, ha spazzato via il polline e la sabbia, che si sarebbero incollati.. lame di seta gelata, hanno mandato via la sabbia.  Quello che devo affrontare, non lo scrivo:-)lo affronterò giorno per giorno, scoprendolo e con il coraggio necessario.:-)
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