La vera me stessa

Post N° 1195


La scrittura spinge e salva.Ed è ordine, quello di cui io ho bisogno nel caos e derive di questi tempi. In cui il coniugio malefico, io cerco di sistemare con la mia scrittura, personale. il posto  è mio, e me lo gestisco io :-)L'aberrazione è sotto i miei occhi e le mie orecchie. Ma se la rotta dentro è salda, sento e so' che posso procedere. Anche col bagaglio pesante che m'è toccato, anche con la sensibilità che libero, invece di renderla pesante, la libero appunto. Mi faccio guidare dalle parole, nuove, sempre le stesse, ma nuove.Sto facendo un lavoro grande. Il mio passato più antico, così come è antica la mia ferita che mi porto dentro e forse anche di più, da quel distacco di quel cordone che mi ha dato il natale, - tutto si deve sistemare per forza. C'è chi ci arriva prima,nella naturalezza del suo percorso, chi, per composizione genetica e ipersensibilità ed eventi concatenanti, - da là catene, appunto, che si fanno prigioni, non ne esce. Forse ed è tutto un susseguirsi, .---- che non dipende tanto dalla volontà, ma dall'incomprensione anche di noi stessi. Come se davvero non ci si capisse.. E' proprio così! semplicemente. Allora far chiarezza con la semplicità, si può.Come faccio ora, che la scrittura spinge, che l'ho attaccata al sogno, che la cucio al mio passato remotissimo, a quello più recente, come se davvero la tastiera le parole mi liberassero permettendomi di cucirmi un vestito più leggero. Certo che sono una gladiatrice, - ma c'è un tempo, anche per -  il riposo, per ripartire, da altre basi, per sistemare, - per dirsi - che tutto ha una sua fase, una sua dimensione.Ed io voglio continuare a scrivere, della mia vita, delle cose semplici. Che' tante ne capisco, e tante altre, che se avessi capito allora,forse adesso... MA è di questo adesso che devo portarmi, nel descrivere la mia vita.Quella che è non quella che sarebbe potuta essere, nemmeno col senso di colpa verso me stessa e mio figlio.   Perchè è proprio questo che devo gettare via, per sempre. Come questo velo caduto, finalmente. Ma, mi dico, onestamente, che da mo' che era caduto... Ero solo io a rimetterlo addosso. Forse non era arrivato il tempo allora, che dovesse cadere, leva e metti, leva e metti :-)   deve combaciare il tutto, affinchè quel tutto sia veramente compiuto.  Sì.  Una parte di mè si dice pur senza contraddizioni, che dovrei scrivere, più semplice.Ma ho bisogno di liberare la complessità e me.   E dirmi che ce la sto facendo piano piano.Che certo la tastiera non è un "piano", nè per me, lo è stato mai, se non un piano di liberazione - libera. azione a procedere, appunto libera. Con azioni che liberano senza ingarbugliare.Come se tutto dovesse esser messo in uno scrigno, più scrigni ordinati, insieme alla memoria di cio' che siamo e che fummo, e nel raccontarci l'oggi, anzi nel descriverci, farci far pace, con noi stessi, non in un immobilismo, ma nell'onestà di far pace con tutto e tutti, perdonarci e perdonare.Magari ricomincio dal diario puro. Dal racconto semplice, da qualche pensiero passato,dai miei dolori tutti, che poi alla fine, questo ho fatto.Il sogno ha reso tutto più poetico, senza mai dimenticare la realtà, anche le delusioni, perchè alla fine, proprio quelle certamente ci liberano, perchè andiamo a cucire proprio il tutto. Nel gioco della vita, se così si può chiamare, nei suoi ingredienti, dobbiamo fare con quel che abbiamo con quel che abbiamo saputo costruire, anche se non capivamo niente di cucina, se non sapevamo , dosare gli ingredienti, usare i fornelli, volevamo far altro! aspettare qualcuno che ci invitasse solo a mangiare.Sto post mentre lo scrivo non mi piace, ma se, serve a liberare la scrittura a riagganciarla al presente mio caotico, che forse il caos è solo quello mio interiore, - che poi, mi dico, se scrivo è come se purifico il tutto, come se "setaccio", - l'oro della realtà, togliendo tutte le impurità.   Come quando ascolto le aberazzioni del mondo e mi dico, che , devo esser brava di scremarle, perchè la verità è dentro me, in quel che sento e scelgo di far passare, le pietrine d'oro metaforico.Conservare i sogni. Non buttarli mai via.Mai.Allora raccontare le mie giornate, provarci. Con l'autismo come sempre. Con il lavoro che sto facendo con me stessa, per la prima volta nella mia vita, ricominciando davvero da me!    Bello sarebbe stato farlo mano nella mano con qualcuno in un intento comune, ma i miracoli avvengono come e quando devono avvenire, senza condizioni e soprattutto condizionali! Avvengono. E basta.Ieri ho fatto le scaloppine, per la prima volta, anzi, come le chiamano qui, "sgaloppine" :-)   BUONISSIME, forse un pochino asciutte ma buone; il mio Matteo ha gradito !  E poi è stata una giornata bellissima, perchè al maneggio ha lavorato bene, e il giorno prima a scuola, per la prima volta, seppur nella sua disarmonia ha comunicato con una compagna :-)  la prof, ha filmato il tutto con lo spartphone, ma io troppo stanca per andare a vedere, la scuola è lontanissima, forse oggi, dopo lo scritto e il medico.. Sono stanca di queste pasticche. Vorrei toglierle. A volte, piccoli segnali impercettibili, nel corpo. Che ne sarà quando "saranno" anni?   Sò che non devo pensarci. Molti penseranno agli sport dei figli a problemi che per un momento vorrei far loro provare, ma a che servirebbe? la vita è la mia. non quella degli altri.Procedo e continuo. Con il pezzo mancante e fondamentale. La riabilitazione. E quando vado, - nei siti di genitori come me. Anche là, ognuno con l'esperienza sua. Un genitore è sfibrato, perchè l'autismo sfibra, e non ce la fa, molte volte a  tenere su una vela strappata. Anche perchè non è detto, che un genitore a sua volta, non sia naufrago di se stesso, e come si fa a tenere una vela, piena di strappi, se ci si è appena salvati e si continua ad annaspare, da un maremoto?la mia scrittura non vuole essere un immobilismo. Nè coniugare un fato ... il fato.Sento come mamma, che dentro  come un pilota automatico, lo stesso che mi aveva fatto capire, che c'era qualcosa che non andava, come una sorta di pilota perverso allora...come se c'era qualcosa che sentivo, senza saperlo, senza capire, - che mi spaventava.  Che io rifiutavo, razionalmente e mi faceva una paura, la freddezza con cui dentro sapevo senza capire. come se mi ritornassero a bomba tutte le comprensioni senza sapere senza saperle della mia vita.Ma è passato. Vorrei pulire dentro questo vetro come questo in cui scrivere, mi fa anche pulire l'anima, disinfettarla.   Ho sempre sbagliato cura, nel disinfettare questa ferita,che poi, ogni volta si riapriva. Continuavo sempre a lottare anche ferita. chiedendo anche aiuto al vino, per non sentire il dolore, ma stavolta il presupposto alla guarigione, c'è. La paura fottutissima di un futuro di beffa e sfortuna ci sta tutta. Fa parte del gioco della vita. Ma la fiducia la deve sconfiggere. La scrittura può aiutare questo. Molte diramazioni, a dire che ciò che devo cucire non deve essere troppo. altrimenti rischio che poi si strappa - e non lo so' se pubblico il post! .... ma questa non è una scuola, questo non è un tema, non si prendono voti, se non alla fine, io stareI meglio in questa sorta di terapia, dove il tempo che occhi e anime, e cuori spendaranno per leggermi anche senza lasciare parole, saranno il suggello di far pace con me, farmi operare da sola, e guarire.L'altro giorno ho guidato Matteo nella sua disgrafia.   Ma dove ero? a leccarmi sempre la ferita, dagli ennesimi colpi inferti nella e dalla vita. A fare conto con i fallimenti come bastonate violente. E a fidarmi ancora una volta troppo delle istituzioni - in completa solitudine, perversi meccanismi, in cui c'è chi guadagna, in un problema che a volte diventa afflizione perchè si porta via anche ciò che da cui si può guarire, Matteo non era disgrafico... ma anche questa è acqua passata.La disgrafia è solo un aggravante, del suo problema importante.  Ma lui c'è. Ci sta anche nelle ossessioni.  In ciò che ora io vedo. E so' che devo essere di acciaio dentro, anche se sono fallibile di carne e ossa, e scrivo al vento e all'etere le mie parole.Lui c'è. E ci sono io, questo conta.Ricucio proprio tutto insieme a lui.  Quello che ho ottenuto, quello che posso fare, mettendo ancora una volta insieme i pezzi che posso.  Facendo pace con me, e con i miei enormi limiti.    Vedendo e comprendendo ancora una volta, che non c'è un autismo uguale all'altro. MAI. così nessuno è mai uguale perfettamente ad un altro.Ci si può riconoscere in una sorta di similitudine, ma si è diversi, tanto tantissimo.Posso raccontare, quella che è la mia di esperienza, il mio caos interiore. Per sistemarlo.Raccontare la mia vita,con le sue difficoltà, e ciò che desidero di più, oggi è accompagnare nella quotidianeità il mio Matteo. So' che i limiti e i  pezzi mancanti con cui convivo, - sono estremi, e difficili da sopportare, nella mia situazione socioeconomica, e so' anche che scriverlo mi da una sorta di assoluzione personale, perchè quando poi arrivo a capire, capisco che molto c'è che non va anche in noi normodotati, a volte siamo proprio prigionieri di noi stessi, e tanto dobbiamo fare per rompere queste sbarre.No, non credo e non so' se andrò a vedere il nuovo film, sull'autismo, come invitata domenica scorsa, e come anche sui blog che frequento.  E' la storia americana di un ragazzo CHE attraverso i cartoni animati è riuscito a comunicare... Ma per Matteo non è così! - Matteo non li vuole vedere più i cartoni. Non gli interessano.   Lui vuole uscire stare nel mondo in mezzo alla gente, anche se sta nel suo mondo... in una - dimensione solo sua... in cui poi si trova in mezzo agli altri, senza capire... un poco come accade quando non riconosciamo il mondo.Le sue ossessioni oggi le tengo a bada. quando mi cambia le parole quando cerca di entrare nelle mie fragilità per riuscire a sopportare le sue frustrazioni mettermi alla prova e giustificare l'ansia colpendomi. Non accade più; sono centrata e concentrata su questo , e lo evito, lo svio, anche a braccio. Perchè non ho nessuno che mi dica cosa fare. Perchè manca il pezzo fondamentale, la riabilitazione. Perchè la scuola è scollata ed impreparata, perchè si fa con quello che si può. Eppure in questo "che si può", io vado avanti. Vedo quello che è lavoro per lui, come posso. Con una paura fottuta, certamente di quello che potrà essere il suo futuro senza di me.Ed io sto qui a scrivere al vento. Eppure in questo vento, la mia testimonianza, il mio disperdere i semi,non è un disperderli al vento. E' una possibilità per me, e per lui , di esserci.   Tutti i miei sacrifici, tutto quello che sto costruendo per lui, ha un senso. Anche se sono così stanca e sfibrata e mi pare che tutti i sogni se ne vadano via... lasciandomi sola, a scrivere malissimo... ma io costuirò per lui, senza sensi di colpa, anche una piccola quotidianeità, un modo, una possibilità. In cui guarire per poterlo accompagnare, nella vita. Per un minimo di possibilità ed autonomia.questo macigno che porto voglio diventi un piccolo fiore. un frutto, liberarlo, sgretolarlo, - dissolverlo.   Col presente e nel presente posso farlo : è la mia vita.Nel frattempo, certo continuo a lavorare anche per me, a rimettere a posto (santo il cielo!), tutti questi lustri. Sistemare il cavallo dell'ironia e autoironia, l'unico che riesco davvero magicamente a cavalcare.    Faccio pace piano piano col presente sistemando il passato...con l'aiuto di me stessa, della musica, di ciò che ho.Sperando di riuscire a fare, sempre meglio.https://youtu.be/LCnebZnysmI questo post, serve lo spero per me, a "liberare", la mia scrittura, fare pace col presente consapevole, e tornare a scrivere, a riprendere anche le redini di ciò che di bello ho costruito con la scrittura... legandola al sogno cucendola con fili d'oro e d'argento, perchè le parole, questo possono ..sono miracolose , sanno farsi guida, sistemazione, trampolino di lancio al sogno, ancora.