La vera me stessa

Post N° 1237


Ho bisogno di scrivere, prima di stirare. Reduce da una notte semiinsonne. Ho bisogno di scrivere, per riprendere il filo. Ho bisogno di scrivere per non sentire inquietudine e cercare di metterla nero su bianco posarla, qui, insieme ai miei pensieri, una forma di aiuto, quello che quando decisi di scrivere un blog, aprire un blog , avevo fatto a suo tempo.Il cielo è plumbeo. Semiplumbeo. La luna meravigliosa della notte appena passata ha portato tanta di quell'acqua qui - che appunto si dice 'un giorno che non piove tanto' perchè sebbene qui ci sia sempre il sole eterno, è sempre - par esserlo anche la pioggia. Che cercavo la luna verso le 4 stamattina, alzando gli occhi su dalla mia finestra ed invece pieno di nuvole. Ma non erano crudeli, bensì amiche a farmi dire dal cielo nell'asfalto zuppo che avevamo pianto tanto e insieme.  Le nuvole lacrime, del cielo. Sembra passato un secolo dall'altra sera, - quando un brillante incastonato lassu' serenissimo, me la faceva vedere proprio la cuspide al contrario di quella stella incastonata, nel cielo.  ma era due notti fa. Stanotte, il cielo piangeva insieme a me. Nessun vittimismo, alla fine è tutto così semplice, una banalissima meteropatia accompagnata da un gelido senso di solitudine che ogni tanto accompagna la consapevolezza delle scelte. Anche qui, nessun senso disperante, per favore, non è nei miei intenti - chi ci vede questo specchio.. deve solo vedersi forse meglio , dentro. Forse colpa mia (del mio scrivere), ma lo specifico e rivendico. Nessuna disperazione: forse angoscia. Forse male, perchè l'autismo del proprio figlio, può arrivare anche a spaccare il cuore. Farti morire in vita. Quando pagine altissime di letteratura, scritte con umiltà - a raccontare la storia di un nostro grande cantautore - che sposa la letteratura americana, ci cogliamo, il pensiero non espresso - ce l'ho colto io, di mio figlio.  (specifica : sto leggendo un libro su De Andrè,  scritto splendidamente da Cesare G. Romana suo amico e giornalista, e il brano in esame è un matto tratto dalla famosa antologia di Spoon Rever, che ho anche letto, a suo tempo, e più volte).Vorrei scrivere, e lo farò , di lui. Delle sue crisi che si riaffacciano, quasi ad affermarsi ad autoaffermarsi in un mondo che non lo sa capire, nè riconoscere. Amore mio. Voglio che questa scrittura fermi le lacrime, perchè lungi da mè il compatimento alcuno. Non ne ho voglia, nè bisogno nè tempo. Il tempo altresì io è utile alla codifica e alla presa di coscienza che è una sofferenza ininterrotta, alla quale io non ero pronta, nessuno lo è mai. Certamente. Che a braccetto, ha dovuto poi camminare con le scelte, ma non v'è confusione, no. C'è il fatto che sempre da quel dolore immenso, si riparte, e ci si riscopre, noi.   Per il mio amore di mamma, ho fatto scelte che posso sopportare in nome di quell'amore. Grande ed immenso. Che a volte mi vede impotente e piccola più piccola della mia età. Resto una figlia, che , non avuto carezze paterne. Resto una figlia, a sua volta figlia di una figlia, mia mamma, anche lei carente di carezze. Tutto questo ha un nome che non riesco a memorizzare, ora ci vorrebbe Monica, querida mia. Ma lei c'è qui accanto nel mio cuore.Quel di cui parlo è una cosa cosmica sulle generazioni che ci hanno preceduto e che io non so' dire.Il filo dei miei pensieri, a volte mi parla, si ricongiunge con il sogno della scrittura che racchiudeva tutto l'amore dei miei sogni, il mio sogno d'amore, i miei innamoramenti cocenti e non corrispondenti. Non corrisposti. Sognavo tra le righe, anche quando arrivavano tra quelle righe, consapevolezze che non volevo vedere, e a cui non sapevo tenere testa. Perchè il cuore bambino e addormentato reclamava insieme ad un'anima affamata , - che il tutto, mente cuore cervello e zona pelvica si riagganciassero tutti insieme. Ma è tutto oltremodo semplice, : o accade, o no.  Io non smetto di credere ai miracoli. Un miracolo di amore, è la consapevolezza assoluta, ad esempio. Non che io non creda ancora ad un miracolo di amore sentimentale per me. Ma il miracolo più grande - che corrisponde anche con il risveglio di mio figlio (diciamo così), - almeno o quantomeno - nel corso degli anni  - che possa camminare di pari passo con il risveglio mio per così dire, diciamo così... Il risveglio mio ad agire, anche laddove, non ce la faccio per stanchezza, mentale.   Diciamo che diventa tutto muto, dentro me. Muta io e paralizzata. Poi mi ripiglio, in un guizzo. Poi scompaio di nuovo. Come a fare le prove. Come queste dita un po fredde ora sulla tastiera, nonostante il calore della casa, il caffè forse troppo forte, la consapevolezza di nuovo a vederla scritta.Riprendere i miei pensieri, - limpidi , appena increspati, tornare da me, con la consapevolezza. Ritrovare piccole immagini, togliere pezzi di arredo troppo ingrombranti che forse non mi servono più intorno a queste finestre, - ritrovare il mio colore dolce, forse, oppure tenere questo. Come l'asfalto dei miei passi e anelare di nuovo al cielo caso mai tutto sarà pronto di nuovo. Ed ancora pronta io.Riprendere i miei pezzi. Così come quel delizioso uccellino che qualche giorno fa, solo, ha zampettato sul mio terrazzo. Una visione così dolce. sembrava dirmi di essere là per me. Stanotte, nel breve sonno, poi , veglia, poi dormiveglia, la mia anima diceva.. scrivi con l'anima e il cuore sui tasti. E questa frase mi rimaneva in testa. Riavvolgevo i pensieri nella mente, pensavo a quello che tanto male mi ha fatto, che lo sentivo nel mio corpo, - poi mi sono alzata sempre con questa frase ... scrivi con tutta l'anima e il cuore nei tasti.  Ma non l'ho fatto subito. Ho sparecchiato. Mio figlio ieri ha pranzato alle 18. Questi non sono panni da lavare nè stendere. Mio figlio è un giovane bellissimo. Io sono solo stanca, un poco. Un calice onesto mi accompagnava. Ma non ce la facevo a sparecchiare. Ho visto con immenso piacere - a cena fuori - mia sorella e mia cugina, che ha voluto sapere il titolo del blog. Sono riuscita a dirglielo. A volte, - raccontandole la mia vita, - che mia sorella invece sà e che lei era uscita fuori a fumare,  la mia voce era interrotta dal pianto, quando tentavo di spiegarle, - le mie pene per Matteo. Altre volte ritrovavo me. Erano solo stanchezza e consapevolezza. E tutti i miei fronti su cui intervenire. Ma riuscirò di nuovo, a ricucire i sogni, a raccontare la realtà, a sognare ancora, a fare pace con tutto quello che mi ha fatto male ed anche a trasformarlo, in ali di rondine ancora. Pensavo e mi dico che questo lo potrà fare la scrittura. Che amo. Che sarà lei a guidarmi, solo lei, solo questa pagina bianca. Che non devo pensare, a ciò che ho smarrito. Non l'ho smarrito l'ho donato. Ho provato, tentanto, amato tanto. Come potevo e sapevo anche più di mè, più grande di mè, perchè forse lo dovevo anche dimostrare a me stessa, e da qui, nessun rimpianto affatto. Smussa anche la rabbia. Smussa anche il dolore. Il mio spirito prende vita qui. supera anche le parole.Ora devo andare, un clacson suona. C'è un silenzio irreale. Qui l'inverno sembra autunno, ora. Solo la sua nebbia, ieri arrivata improvvisa e livida, gli faceva calare la maschera. Ma non è una maschera crudele.. è il gioco delle stagioni che si intrecciano. Ed io lo scrivevo sul notes per non perderlo. l'inverno qui si maschera d'autunno e si prova anche una veste di primavera ma la sua nebbia severa lo tradisce perchè tutt'aun tratto spunta quell'amore tra i due e lui sogna l'estate infinita che ora gli amanti tra coltri calde e anche qualche povero nel gelo raggiungono e scaldano in un fuoco nè di paglia nè di vacuità o fatuità ma più caldo del sole stesso. E certamente era quel castone della stella diamante incastonata nel cielo due sere prime. Ho sparecchiato una tavola bukowskiana, chiuso l'immondizia. Fatto un caffè forte, che mi faceva pensare, al decaffeinato del dopo cena , dell'aver parlato troppo, per aver concentrato tutto troppo in poche ore, in cui comunque sono stata bene. E felice.  Ma non è mai colpa di qualcosa e anche rimanere svegli con la propria consapevolezza è indice di crescita interiore. Costa molta fatica farsi la psicoanalisi da soli. Ma la scrittura sa essere cura. Ed io lo scelgo, anche questo, per lenire il mio dolore. E farlo volare via.E riprendermi una nuova forma di bellezza. Dolce e buona. E darmi la forza necessaria attingere da dove so di possederne ancora tanta e tanto amore, come una fonte miracolosa, che ognuno possiede dentro di se. Basta cercarla.Basta avere la volontà di continuare a farlo. Buona domenica, a chi avrà la pazienza di leggere. A chi non avrà di meglio da fare. A chi sono simpatica e a chi no.Abbiate tutti/e indistintamente cura, di voi. Roberta https://www.youtube.com/watch?v=AkPcNCnQU70