La vera me stessa

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Sabato dolce e pieno di luce.Dalla finestra la nebbia magica avvolge il parco sotto casa. Sono in cucina, sulla sedia, testimoni della mia memoria, di ferro. Qualche colpo si perde con tempo e nel tempo, immediato, recondito, ma la memoria resta ferrea. Sono in cucina, al posto di Matteo, sono in cucina, sulla sedia, testimone di un tempo nel batticuore, che fu. Memoria anche quella a ricordare.Voglio guidare io stessa il 'pennello' della scrittura, insieme, non in sovrapposizione. Impronto un controllo giusto, naturale, importante. Non ovvio.  Non nel senso 'dispregiativo', banale. Scrivevo, le parole, sapranno fare quell'ordine buono di cui ho bisogno, per potere andare avanti. Queste parole, sono remi, traghetto, barchetta, fune per l'equilibrio e la salita. Scrivevo, - che tanto vorrei scrivere, ma senza ansie, con le parole che sapranno accompagnarmi, nell'ordine di una replica, nuova, per me stessa. Replica nuova sembra una contraddizione, un ossimoro, forse. Ma siamo anche questo, non importa il ginepraio, proprio imparando a starci e conviverci, lo si  può dipanare.Andando avanti. Proseguendo. Una sirena si fa varco nel silenzio ovattato della cucina abitabile calda, pulita. Fra poco abluzione dentale, poi sveglia di Matteo. Poi con calma prepararsi e poi la corsa, di nuovo. Una corsa ritrovata, un allenamento alla vita, per la prova che essa mi ha chiamata a fare. Mi ha guidata insieme al corpo, mentre io, sovente andavo altrove. Disperato bisogno di amore mancato strappato dalla vita stessa e lei che voleva dirmi che il bene più prezioso era ciò che sentivo dentro, NON i bisogni disperati (e nemmeno quelli degli altri) e saperci convivere al meglio con le antiche paure, sane.Basta, passato. Una vampa di calore arriva, improvvisa. Dolce nuova età, di nuovi segni e trasformazioni.Pensavo ai miei due cappottini. Uno rosso, l'altro blu. Fedeli compagni di inverni di sogno di un passato meno remoto, ma pur sempre 'passato, ormai e quindi pur sempre lontani.Mi dicevo che potranno diventare, nel prossimo preludio di primavera dei soprabiti 'nuovi', con una spazzola solo a togliere il pulviscolo cosmico, già freschi di tintoria e di profumo buono, di azioni misurate, dell'inizio dell'autunnno. Che forse, sarò un poco più asciutta, almeno nei punti di trasformazione, a sistemarli con la corsa e la richiesta del corpo all'equilibrio insito.La luna dell'altra mattina, due o tre giorni fa, compagna di una scrittura , asciutta, quotidiana, possibile,  mi suggerisce , oggi, coi nuovi e vecchi pensieri, che piano piano, avverrà anche questo. L'ho fotograta. Svegliata senza peso, me ne andavo alla finestra, ed appariva uno spicchio fatato e dolce. Poi mentre andavo a prendere la macchinetta, e sorridevo, una foto più foto scattate, la facevano diventare ancora più magica. Come davvero a parlarmi in una immaginazione 'bambina' , ritrovata, forse mai persa, e chiusa a chiave in uno scrigno più prezioso dell'oro.A tratti, lo specchio addolcisce altri segni leggerissimi. Mi sembra o forse è anche così, che un'ansia misurata e adolescente, ancora mi resti addosso, aggrappata a dei segni impercettibili attorno agli occhi, regalo, di lacrime brucianti appena sussurrate dal cuore e dai suoi colpi, dal corpo che capendo cresce ancora, senza 'invecchiare', ma crescendo. Naturalmente, ritrovandosi nei suoi segni. Buoni. Il risveglio la mattina, rende l'oggi più consapevole ancora, di tutta una vita intorno agli occhi. Della tenerezza infinita anche per i colpi inferti dalla Vita stessa. Comunque bella. L'autunno ha pianto tante lacrime, molte più delle mie. Che ci si sono mescolate insieme in questa coda, di un dolore che sa farsi e diventare buono. Nel computo del suo dispiegamento, per volare più in alto senza paura. Il volo alto, non deve essere necessariamente una gara, nè un distacco. Ma una certezza verso altri tipi, di volo. L'autunno, meraviglioso, si piega piano, nel cristallo dell'inverno che proteggerà nella natura tutti gli anni e le testimonianze mute, che hanno reso questi colori più intensi, più vivi, più veri, più belli. Andando nel cielo turchino a confondersi con tutte le vite precedenti, le nostre, quelle dei secoli dei secoli, in questo quadro divino avvolto dal mistero più profondo, che nessuna scienza o coscienza fredda e cinica potranno risolvere, nemmeno con una corazza agnostica ed individuale.Forse bisogna arrivare al punto, di considerare questa vita stessa una grande 'favola', piena anche di crudeltà, poichè anche questo fa parte del mistero. Della Vita, che abbiamo il dovere di pensare e maturare che un giorno avrà la risposta non solo alle nostre disfatte, ai nostri piccoli e grandi misfatti, alle nostre tenerezze ai nostri grandi e piccoli sbagli, ma proprio credendoci ognuno a suo modo. Anche chi, come diceva lo zio svedese, crede e pensa che sarà solo la lampadina a spegnersi definitivamente. Non potrà spegnersi mai nulla, sarà vita infinita in altro modo, in altri modi, in una co.scienza sana che diventerà santa di un'altra santità. Nel giro infinito del mondo.    Dai muri cittadini, foto di una manciata di giorni, orsono...( FONTE: movimento per l'emancipazione della Poesia)
 splendido brano di accompagno degli E.L.&P.   nel piccolo riquadro in altro foto mia del 10.12., un poco smossa.  passo e chiudo. Per ora. Roberta