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Sono passati 20 anni,ma di un colpevole neanche l'ombra...Ore 22.25:inferno sulla "Moby Prince"


Giovanni Tagliamonte, 36 anni di Ercolano, era il marinaio più anziano della “Moby Prince” ed era da poco diventato papà di Raffaella, 5 mesi. A lui piaceva il mare, più volte avevano cercato di convincerlo a lavorare a terra ma Giovanni aveva sempre rifiutato. Voleva guadagnare qualcosa in più per comprare una casa nuova.Giovanni D’Antonio, 23 anni di Ercolano, dopo aver lavorato come cameriere in Inghilterra era diventato marò della Navarma come Mario Scuotto, Pasquale Porciello, Antonino Campo e molti altri ancora.Gavino Bianco era cameriere così come Antonio Rodi, Nicola Falanga, 19 anni di Palermo, era il garzone di cucina ed unica fonte di sostentamento per la famiglia che abitava nel capoluogo siciliano; Vincenzo Paino era invece garzone di camera.E non mancavano i giovanissimi marittimi, i piccoli di camera come il diciottenne Ciro Frulio di Torre del Greco, il ventitreenne Andrea Alfredo Fumagalli o il più giovane tra i membri dell’equipaggio della “Moby Prince”, Maurizio Parrella, 15 anni di Benevento. Addirittura in questa traversata, anche tutti i passeggeri escluse le sorelline Sara ed Ilenia Canu, erano più anziani di lui. Anche tra i passeggeri però, c’erano ragazzi giovanissimi come Ivan Saccaro di 17 anni o come la studentessa di Reggio Emilia Alessia Caprari, diciannovenne, che si stava recando in Sardegna con l’amica Maria Rosa Simoncini e con il suo cane.Ma per tutti, giovani e meno giovani, uomini e donne, passeggeri ed equipaggio, ormai il destino beffardo aveva deciso, aveva deciso che le loro storie da quel momento in poi si sarebbero unite, aveva deciso che ai loro nomi si sarebbe legato per sempre quello della “Moby Prince”, aveva deciso che tutti quanti da quel momento sarebbero diventati una cosa sola, un’unica grande famiglia da amare per sempre.Erano le 22.25 di quella notte quando sulla motonave-traghetto “Moby Prince” scoppiò l’inferno; la videocamera di Angelo Canu stava inquadrando la famiglia nella piccola cabina quando, all’improvviso, fu accompagnato da un boato, poi le immagini si interruppero stranamente.Il boato, che fu forte come un terremoto, fu udito in tutta la nave.Tutti capirono che era successo qualcosa di grave; Angelo Canu infilò la macchina da presa nella custodia, cercò di capire che fare, e aiutò a coprire con i giubbetti le piccole figlie. Dopo un attimo di smarrimento i venti marinai che erano nella saletta equipaggio, capirono che dovevano prepararsi ad abbandonare la nave. Al marconista Giovanbattista Campus fu immediatamente dato l’ordine dal comandante Chessa di lanciare il May Day, ordine che Campus eseguì immediatamente e alle 22.25.27 ci fu il May-Day dal traghetto “Moby Prince”.Sfortunatamente nessuno sentì l’appello di Campus, forse perché un tratto era coperto da interferenze o chissà per quale altro motivo; non sapremo mai se dall’altoparlante di bordo furono date delle istruzioni di abbandono nave...infatti,non lo sapremo mai...Fonte