Bæzakirm

La Trilogia di Avalost


Ho pensato che fosse giusto parlarvi anche di cosa fosse e di cosa significasse per me questa trilogia e, soprattutto, com’è nata. Cominciamo con il raccontarvi della sua nascita. Era il 2006 quando lessi per la prima volta un libro di genere fantasy, esattamente Eragon. Solitamente leggevo altro. Quel libro però fu particolare. Ricordo che mi sentivo facente parte della sua storia, era come se quei mondi io avessi potuto vederli, come se sentissi la voce di Saphira e del suo giovane Cavaliere. Quando terminai la lettura avvertii un forte vuoto dentro di me, come se degli amici mi avessero abbandonato o come se io avessi abbandonato loro. L’indomani cominciai a disegnare su un foglio una mappa di territori, era un mio modo di riempire quel vuoto (ma anche di riprendere una cosa che sin da bambino utilizzavo fare per rilassarmi e allontanarmi, seppur momentaneamente, dalla realtà spesso offuscata da problemi e frenesia). Cominciai a dare dei nomi ai territori e delineare i confini di quelle terre; a ognuno assegnavo un popolo. Poco dopo mi dissi che non potevano esistere quei territori se non ci fossero stati dei personaggi a percorrerne le strade e tracciarne la storia. Così nacque Avalost, il primo personaggio. Nel giro di pochi giorni scrissi più di quaranta pagine di quadernone, poi trasferii tutto sul computer e da lì la storia proseguì.  Cosa significa per me questa storia? In Avalost, sin da quando scrissi le prime parole, c’è tutta l’intenzione di scrivere di me, delle mie emozioni e dei miei valori, delle mie amicizie e di tutto ciò che io vivo, ogni cosa, ovviamente, nella trasposizione fantasy (un genere a me, adesso, molto caro). Potete quindi comprendere come questo scritto mi appartenga moltissimo e ricalchi quello che sono e quello in cui credo. Le storie, le frasi, le parole, sono state vissute da me in prima persona e poi “trasformate” in quel che è oggi il romanzo. Ho voluto scrivere di me. I nomi dei personaggi ne sono una prova, si tratta infatti degli anagrammi di nomi reali di persone che frequentavo e a cui ero affezionato (ed oggi ancora lo sono, sebbene non con tutti). Quasi tutti i  personaggi sono stati delineati in base al carattere e alle fattezze fisiche dei miei amici reali e anche alcuni avvenimenti più importanti fanno realmente parte della mia vita.Avalost, inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi “Re Avalost” semplicemente perché era l’unico anagramma del mio nome che mi colpisse. Mi chiamo Salvatore e, se anagrammate, troverete quelle due parole. Poi abbandonai la parte “Re” perché non si addiceva alla storia, così lasciai solo il nome che tanto mi attirava.