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Erzsébet Bàthory- Sangue e Perfezione (Simona Gervasone)


Eccovi un articolo da me pubblicato su IBS.it come commento al romanzo di Simona Gervasone. Il romanzo è dedicato a una parte della vita della prima serial killer di cui la storia ci dà notizia.Ho letto altri scritti della Gervasone e devo dire che con “Erzsebeth Bathory – Sangue e Perfezione” mi conferma le sua capacità di scrittrice di talento. Mi sono affondato nella lettura delle pagine dedicate a un personaggio che da sempre affascina e spaventa chiunque venga a conoscenza della sua esistenza e della sua vita. Non vedo nel romanzo l’intenzione di scrivere un genere (horror nel caso in questione) rispetto a un altro. Leggo tra le righe della Gervasone la volontà di parlare di un personaggio che, ne sono convinto, l’ha affascinata sin da quando ne ha fatto l’incontro. Lo definirei più un romanzo storico nel senso che parla di una storia vera, anzi, di una storia vera a cui si intrecciano moltissime storie spezzate. Erzebeth Bathory, contessa ungherese di fine 1500, una sanguinaria viene definita, folle, sadica oltremodo, che incute il terrore nella popolazione del suo tempo, un terrore che perdura oggi. Prima serial killer della storia è un personaggio che grazie alle parole di Simona, mi ha affascinato, quasi ammaliato. Mi sembrava di vederla muoversi, bella e desiderosa, avvenente e desiderabile, tra i corridoi del suo castello. Le parole di Simona l’hanno riportata in vita e ne hanno messo in luce tutti gli aspetti, accattivanti e spregevoli, della vita della contessa più temuta al mondo. Il mio plauso all’autrice del romanzo che ha saputo anche sottolineare l’intimo carattere della Bathory, mettendo in rilievo qualcosa che ancora nessuno aveva fatto in modo così eccellente: le sue più intime emozioni. E’ stata di certo in grado di entrare in contatto con l’anima dannata della contessa, per aver avuto la capacità di sondarne i più intimi pensieri e desideri. Un romanzo da leggere per gli amanti di ogni genere, scorrevole, di facile e immediata comprensione perché l’autrice non ricerca chissà quali tecniche di scrittura ma, cosa importante per uno scrittore, cerca di farci entrare in quel castello dell’Ungheria post medievale: ci riesce. E leggendo, vedrete Erzebeth camminare accanto a voi.