Contro Gheddafi e l'attacco militare in Libiapubblicata da Malaussène Circolo Arci il giorno martedì 22 marzo 2011 alle ore 12.46Siamo in guerra. E noi siciliani abbiamo la responsabilità di prendere una posizione rispetto a quanto in queste ore sta succedendo nella nostra isola, base logistica principale dalla quale partono gli aerei impegnati nell’attacco militare in Libia e prima tappa d’arrivo per le migliaia di persone che fuggono dal nord-Africa. Non possiamo stare a guardare, il corso della Storia va avanti e noi dobbiamo decidere se rimanere passivi, quindi complici, o se organizzarci coerentemente con i valori in cui crediamo.Ancora una volta i governi degli Stati più ricchi del pianeta cercano di mantenere e ampliare il proprio controllo sui territori che possiedono le principali fonti energetiche non rinnovabili, e ricorrono alla guerra con la disinvoltura di chi considera gli interessi economici che ne derivano prioritari rispetto alla vita degli stessi cittadini di quegli Stati.Così avviene che, mentre si dimostra assoluto disinteresse per gli stermini e le repressioni violente in atto nel resto del mondo, a partire da Gaza fino ad arrivare a Yemen, Bahrain e Arabia Saudita, d’improvviso si sente il “dovere morale” di bombardare la Libia e di spacciare la guerra in corso come “intervento umanitario” per garantirsi anche l’appoggio dell’opinione pubblica occidentale.
circolo arci malaussene: contro gheddafi e l'attacco militare in libia
Contro Gheddafi e l'attacco militare in Libiapubblicata da Malaussène Circolo Arci il giorno martedì 22 marzo 2011 alle ore 12.46Siamo in guerra. E noi siciliani abbiamo la responsabilità di prendere una posizione rispetto a quanto in queste ore sta succedendo nella nostra isola, base logistica principale dalla quale partono gli aerei impegnati nell’attacco militare in Libia e prima tappa d’arrivo per le migliaia di persone che fuggono dal nord-Africa. Non possiamo stare a guardare, il corso della Storia va avanti e noi dobbiamo decidere se rimanere passivi, quindi complici, o se organizzarci coerentemente con i valori in cui crediamo.Ancora una volta i governi degli Stati più ricchi del pianeta cercano di mantenere e ampliare il proprio controllo sui territori che possiedono le principali fonti energetiche non rinnovabili, e ricorrono alla guerra con la disinvoltura di chi considera gli interessi economici che ne derivano prioritari rispetto alla vita degli stessi cittadini di quegli Stati.Così avviene che, mentre si dimostra assoluto disinteresse per gli stermini e le repressioni violente in atto nel resto del mondo, a partire da Gaza fino ad arrivare a Yemen, Bahrain e Arabia Saudita, d’improvviso si sente il “dovere morale” di bombardare la Libia e di spacciare la guerra in corso come “intervento umanitario” per garantirsi anche l’appoggio dell’opinione pubblica occidentale.