Laura Picchi

il tirreno su caso scieri


Il processo è uno strumento "predisposto non per fare verità storica, ma solo per accertare responsabilità individuali". È un passaggio fondamentale che il gup Pietro Murano scrive in premessa ai "criteri di giudizio" nelle oltre 60 pagine che compongono le motivazioni che hanno portato all'assoluzione di Andrea Antico, del generale Enrico Celentano e dell'ex aiutante maggiore Salvatore Romondia per la morte dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri il 13 agosto del 1999 alla caserma Gamerra di Pisa. L'accertamento di quella verità storica da parte della procura - con le indagini portata avanti dal procuratore capo Alessandro Crini e dal sostituto Sisto Restuccia - sono riconosciute dal giudice Murano come "meritoria attività investigativa". "Doverosa", aggiunge in un altro passaggio. Ma, ai fini del giudizio, "non appaiono sufficientemente individualizzanti". Tradotto dal forbito linguaggio giuridico del magistrato, significa che per il tribunale, durante il processo, non sono stati trovati sufficienti riferimenti obiettivi che provassero la colpevolezza degli imputati.Questo equilibrio tra esigenze interpretative diverse - vale a dire quella storica e quella del giudizio - secondo Ivan Albo, legale della famiglia Scieri, nella sentenza non trova una sintesi che risulti soddisfacente per quella che l'avvocato definisce "verità negata". Così accoglie le motivazioni Albo: «La sentenza non si accosta a sufficienza al complesso panorama probatorio riversato e profuso dalla pubblica accusa, dal quale abbiamo tracciato la colpevolezza dei responsabili di quell'omicidio e del favoreggiamento istituzionale militare che lo ha coperto per oltre 20 anni. Impugneremo quella sentenza per un corretto ripristino della verità negata».le indaginiAl lavoro d'inchiesta svolto prima dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Scieri nel 2017, e poi dalla procura di Pisa che riaprì le indagini in seguito a quel lavoro, il giudice Murano attribuisce in più di un passaggio il carattere della "verosimiglianza". Lo fa quando descrive "l'esito delle consulenza tecnica e di quanto emerso dalle audizione" svolte dalla Commissione, che portarono l'organo a ritenere che Scieri, dopo l'ultima volta che fu visto vivo da un commilitone, avesse "incontrato altri militari che lo avevano sottoposto ad atti di nonnismo violenti". E che per fuggire a questi, l'allievo paracadutista "si era issato sulla scala della torre di asciugatura sino all'altezza di dieci metri seguito da uno dei suoi aguzzini, per una scala a pioli, che lo aveva raggiunto pestandogli le mani appoggiate sui pioli così facendolo cadere". Questa ricostruzione, per Murano, "è ancora oggi da ritenersi la più verosimile". Così come ritiene "verosimili" le due ipotesi alternative formulate dalla commissione riguardo al comportamento successivo degli aguzzini. Ovvero, il fatto che potrebbero "essere rientrati in camerata per non destare sospetti" oppure che "si fossero allontanati immediatamente dopo, scavalcando il muro perimetrale uscendo dalla caserma". Conclusioni dalle quali è partito il lavoro della procura di Pisa quando fu riaperto il caso.le assoluzioniTra la verosimiglianza alla certezza della responsabilità individuale però corre un filo lungo e sottile, difficile da attraversare fino in fondo senza cadere.Ecco perché Antico, la cui presenza quel giorno in caserma è stata asserita dalla testimonianza del caporal maggiore Alessandro Meucci (e smentita da altri testi), è stato assolto perché non è "stata raggiunta, oltre ogni ragionevole dubbio, la prova della sua partecipazione al fatto delittuoso contestato".Anche la presenza a Pisa del generale Celentano nei momenti immediatamente successivi il ritrovamento del cadavere di Scieri, non è sufficiente a credere che fosse già a conoscenza del fatto e fosse lì per insabbiare l'accaduto. Quella deduzione dell'accusa è per Murano un "paralogismo" e "non può dirsi raggiunta alcuna certezza circa le ragioni della presenza del telefono cellulare... in zona stazione-centro di Pisa". Infine c'è la posizione di Romondia, accusato di favoreggiamento perché con una telefonata al caporale Alessandro Panella avrebbe operato per eludere le indagini su Antico, Panella e Luigi Zabara (questi ultimi affronteranno il processo di fronte alla corte d'Assise). Per il giudice non è mai stato dimostrato che quella "telefonata fosse da riferire effettivamente all'imputato".Impugnare la sentenza, per la parte civile, significa cercare di far coincidere "il verosimile" con quella che viene ritenuta la "verità". In ogni caso il dato "storico" che sembra emergere dalla lettura della sentenza, e dal lavoro investigativo, è che qualcuno abbia ucciso Scieri nella caserma. Le ipotesi di suicidio, fornite all'epoca dalle massime autorità militari, sono bollate come "a dir poco imbarazzanti". I responsabili però non sono quelli emersi in questo procedimento.© RIPRODUZIONE RISERVATA