Laura Picchi

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Pietro Barghigiani pisa. Un processo pubblico per arrivare a una verità giudiziaria inseguita da quasi 23 anni. È più di un cold case quello che si è aperto ieri davanti alla Corte d'Assise di Pisa in cui sono imputati due ex caporali della Folgore per la morte della recluta dei parà, Emanuele Scieri. Aveva 26 anni e un futuro da avvocato. Morì da solo la sera del 13 agosto del 1999 nella caserma Gamerra dove era arrivato la mattina. Quello che si celebra per la prima volta in un dibattimento diventa anche giudizio su un periodo storico superato, ma che diventa il convitato di pietra di un modo di intendere la disciplina nell'esercito, e in un reparto di élite come quello dei parà, alimentata da prevaricazioni e violenze come forma di controllo della truppa. Rubricata alla voce "nonnismo", la prepotenza esercitata sulle reclute per la Procura (pm Sisto Restuccia) è il movente di un omicidio volontario aggravato. Scieri picchiato dai "nonni" e poi colpito sulla scala di asciugatura dei paracadute fino a provocarne la caduta. E lasciato morire. Lo ritrovarono per caso nel primo pomeriggio del 16 agosto. Nelle archiviazioni che hanno segnato la vicenda, dalla magistratura ordinaria a quella militare, per la prima volta un processo pubblico vede due imputati chiamati a rispondere della sua fine. Sono gli ex caporali Luigi Zabara, 44 anni, di Castro dei Volsci (Frosinone) difeso dagli avvocati Andrea Di Giuliomaria e Mariateresa Schettini e Alessandro Panella, 42 anni, di Cerveteri, avvocato Andrea Cariello. Un terzo imputato, Andrea Antico, 42 anni, residente in provincia di Rimini, per le stesse accuse è stato assolto in rito abbreviato. Così come un'assoluzione, sempre in abbreviato, ha spazzato via le contestazioni di favoreggiamento per il generale della Folgore Enrico Celentano e il maggiore Salvatore Romondia. L'avvocato Ivan Albo assiste come parte civile il fratello di Scieri, Francesco, insieme alla collega Alessandra Furnari che rappresenta la mamma, Isabella Guarino. «Riteniamo che il giudizio abbreviato non consenta di assimilare l'imponente materiale probatorio di questo processo - afferma il legale di Scieri - . È un limite che la Corte d'Assise per sua natura non può avere». L'avvocatura dello Stato ha chiesto di nuovo l'estromissione del ministero della Difesa come responsabile civile (è anche parte civile ndr) . La Corte ha respinto l'eccezione e lo Stato, quindi, resta nel processo nel doppio ruolo di parte lesa, ma anche responsabile per non aver saputo proteggere un giovane di leva.Sull'assoluzione di Antico i legali di mamma e fratello di Scieri hanno presentato un'impugnazione, ai soli fini civili. Una cinquantina di pagine che saranno acquisite anche dalla Procura per il suo appello contro le tre assoluzioni. Unico dei due imputati presente in aula, Zabara attraverso il suo legale «conferma di dichiararsi assolutamente estraneo ai fatti e innocente e lamenta di aver letto soltanto articoli faziosi». Ha chiesto di essere interrogato e nel corso del dibattimento potrà raccontare la sua verità, quella che ha sempre sostenuto fin dal giorno in cui venne indagato: «Quella sera non ero in caserma».I numeri del processo hanno indotto la Corte d'Assise (presidente Dani, a latere Zucconi e sei giudici popolari) a fissare almeno due udienze al mese, sabato compreso, fino a dicembre. Solo le parti civili hanno annunciato 140 testi. Una lista non inferiore arriva da accusa e difese, anche se spesso i nomi coincidono. Il 7 maggio le prime testimonianze. «Da oggi inizia un percorso per riportare alla luce dopo 23 anni quanto è accaduto a Emanuele la sera del 13 agosto 1999» è l'auspicio dell'avvocato Albo.© RIPRODUZIONE RISERVATA  05 aprile 2022 sez.