Laura Picchi

Partigiano Giacomo Ulivi, da:ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana


Partigiano Giacomo Ulivi, da:ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana In noi c'è un bisogno di quiete e questoporta ad allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. Ma questo è il più tremendo, il più terribile, credetemi, risultato di un’opera di diseducazione ventennale del fascismo, che martellando per vent'anni da ogni lato è riuscita ad inchiodare in molti di noi il pregiudizio: fondamentale quello della "sporcizia" della politica. Qui sta la nostra colpa, Noi italiani, con tanti secoli di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione risorgimentale, in cui non altri che i nostri nonni dettero prova di qualità uniche di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a se stessi, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola?Che cosa abbiamo creduto? Ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza inadeguata, moralmente e intellettualmente. Il brutto è che le parole e gli atti di quella minoranza hanno intaccato la posizione morale; la mentalità di molti di noi.Credetemi, la “cosa pubblica” siamo noi stessi: ciò non è un luogo comune, una parola grossa e vuota, al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica è, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma, che ogni sua sciagura è sciagura nostra, come ora soffriamo per l'estrema miseria in cui il nostro paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, non sarebbe successo questo.Come vorremmo vivere, domani? No, non dite di essere scoraggiati,di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!Ricordate, siete uomini, avete il dovere se il vostro istinto non vi spinge ad esercitare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, deivostri cari. Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese,di noi stessi e quale peso decisivo avrà la nostra volontà se sapremo farla valere. Se credete nella libertà democratica, in cui nei limiti della costituzione, voi stessi potreste indirizzare la cosa pubblica.Oggi bisogna combattere contro l’oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti.>Partigiano Giacomo Ulivi, da:ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana (http://www.italia-liberazione.it/ultimelettere/)