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Tirreno Grosseto Da quarant'anni senza risposte «Verità per noi e per le 81 vittime»

Post n°2124 pubblicato il 03 Luglio 2020 da laura561

Da quarant'anni senza risposte «Verità per noi e per le 81 vittime»

Francesca Gori / grossetoLa voce di Barbara trema. Lo fa ogni volta che parla di suo padre, morto quando lei era poco più che una ragazzina. Il maresciallo dell'aeronautica Mario Alberto Dettori fu trovato morto impiccato a un albero in un terreno lungo la strada della Sante Mariae, alle porte di Grosseto. Era il 1987 e il caso fu frettolosamente archiviato come suicidio anche se i familiari del maresciallo, a quella ipotesi, non credettero allora e non ci credono nemmeno oggi. Quarant'anni fa, la sera del 27 giugno, il maresciallo era di guardia al radar di Poggio Ballone. «La mattina dopo - racconta Barbara - quando arrivò a casa, disse a mia zia che quella notte si era sfiorata la terza guerra mondiale. Da quel momento la vita di mio padre e della nostra famiglia non è stata più la stessa». Due sere fa, su La 7, il giornalista Andrea Purgatori che ha dedicato quasi tutta la sua carriera alla Strage di Ustica, ha avuto Barbara come ospite telefonica della trasmissione Atlantide. Barbara non ha mai chiesto altro che sapere la verità sulla morte di suo padre. «Non si è ucciso - ha ribadito la donna, intervistata dal Tirreno - Non lo avrebbe mai fatto. Amava la vita, amava la sua famiglia, ci diceva sempre che eravamo la luce dei suoi occhi». Il nome del maresciallo Dettori è ora scritto sulla copertina di un fascicolo aperto dalla procura di Grosseto quattro anni fa. Nel 2017 la salma di Dettori fu esumata e fu finalmente fatta l'autopsia, dopodiché sono stati sentiti tutti i testimoni, tutte le persone ancora in vita che avrebbero potuto sapere, se non cosa abbia fatto precipitare e inabissare il Dc9, almeno quello che era successo a Dettori. Di pari passo, sono stati sequestrati decine e decine di documenti. L'indagine è ripartita dopo che Barbara, sostenuta dall'associazione antimafia Rita Atria, aveva sollevato dubbi sulla morte di suo padre. «Papà la chiamava "mamma aeronautica" - ricorda Barbara durante la trasmissione - Non avrebbe mai compiuto un gesto come quello. Aveva parlato con il capitano Mario Ciancarella subito dopo la strage, ma in quel modo si è firmato da solo la sua condanna». Il maresciallo che quella notte aveva seguito dal radar di Poggio Ballone quello che era successo nel cielo sopra Grosseto, avrebbe fornito al capitano che poi fu radiato grazie a una firma falsa su un documento dell'allora presidente Sandro Pertini, le prove che dalla base di Grosseto mancassero dei missili, ma anche tutti gli orari dei voli e degli atterraggi degli aerei dell'aeroporto. È qui, secondo la figlia, che bisogna andare a cercare la verità di quello che è successo. Il radarista di Poggio Ballone, quando smontò dal turno, disse ai suoi familiari che quella notte era stata sfiorata la terza guerra mondiale. I tracciati degli aerei erano sotto i suoi occhi, quello dell'Itavia, quello del Mig, quello dei due F104 che si alzarono in volo dal Baccarini. Alla storia d'Italia ancora non è stata consegnata la verità su quelle 81 morti che i parenti piangono ancora, e su tutte altre, quelle "collaterali" che hanno costellato anche Grosseto, con tante croci bianche ancora senza colpevoli. Tra queste, per Barbara, c'è anche quella che porta il nome di suo padre. «La verità deve venire fuori - dice Barbara Dettori - deve venire fuori per noi e per i familiari delle 81 vittime del Dc 9». --

26 giugno 2020 sez.

 
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