Viandando

L'orizzonte scomparso: il ritorno


Alcuni giorni fa ho visto il film Bordertown. Un terrificante affresco di come si vive a Juarez, una delle tante città messicane alla frontiera con gli Usa. Un' enorme township dove la gente emigra alla ricerca di lavoro nelle maquiladores, le fabbriche che lavorano su commissione delle multinazionali statunitensi e che impiegano manodopera per un decimo del salario pagato a parità di mansioni negli Usa. Il film, tratto da una storia vera, narra le vicende di due giornalisti alle prese con gli omicididi di centinaia di giovani operaie violentate e brutalizzate. La vicenda mi ha riportato alla mente un mio vecchio racconto che ripropongo di seguito scusandomi con chi già lo aveva letto...L'orizzonte scomparso
Il giorno in cui Miguel lasciò il pueblo pioveva a dirotto. Scarpe con la suola  di cartone bagnato e un biglietto dell'autobus in tasca, era tutto quello che possedeva. Quando la corriera schizzò il fango sui suoi vestiti il cuore si mise a correre come un puledro imbizzarito. Signori si parteL'esortazione dell'autista lo fece sorridere e gli addolcì il sapore acre degli addii. Nessuno in venti anni di vita lo aveva mai chiamato signore. E il fatto che proprio ora  fosse avvenuto gli sembrava di buon auspicio. Dal Chiapas a Tijuana il viaggio era lungo, ma mai come il tempo che aveva atteso per sperare in un futuro.A risvegliare i sogni ci aveva pensato Carmen due mesi prima.Raggiungimi Miguelito qui è diverso.Era bastato così poco per mettere in subbuglio i ricordi del suo amore mai sbocciato per la piccola Carmen.Un metro e sessanta di sensualità acerba, ma già in grado di fargli pulsare il sangue come una pompa a gasolio.Da allora non aveva più sue notizie, un motivo in più per raggiungerla. Quattro giorni quattro di corsa tra la sierra. Oxaca, Mexico City, caldo, freddo e soprattutto fame.
Che bello il Mexico visto da un finestrino. Montagne e paesi, verde e la luna che si affacciava tra le creste nere dell'ignoto. Ed ecco finalmente il deserto e poi il mare schiumoso, quel mare che aveva visto solo dalla televisione del piccolo bar di don Pedro. Chissà se il subcomandante conosce la potenza del mare. A me fa impressione. Sembra una cosa talmente grande che alla fine non puoi controllare. Bello e affascinante. Mi ci perderei volentieri come quando da piccolo giocavo a rincorrere i pensieri senza porterli fermare. Il mare è libero da ogni costrizione. Noi invece no.Frscc. Stump. La corriera si fermò nella stazione di Tijuana. Miguel saltò giù dal predellino malfermo e respirò profondamente. L'aria frizzante del Chiapas era ormai solo un ricordo. A farla da padrone era una puzza di plastica arsa e un odore pungente di solventi. Tutt'intorno c'era un informe massa di lamiere tirate su con il sudore della fronte fino a farle sembrare tante piccole scatole di latta. Miguel passò la notte a cercare Carmen. Di lei aveva una foto ed una serie infinita di ricordi dolci. Miguelito, Miguelito.La voce veniva da un piccolo fuoco acceso ai bordi di una carrettera scalcagnata. Carmen, sei tu Carmen?Si, ma ti prego non ti avvicinareMiguel non capiva, ma si fermò a trenta passi di distanza.Io ti amoAnche io ti amo, ma non posso essere più tua. Quel che volevo darti, non è più mio. Appartiene a tutti ormai. Torna a casa e racconta quello che hai visto. Vai e non voltarti indietro. Avvisa che  qui hanno rubato i nostri sogni per pochi pesos. La gente deve sapere che le strade ormai non portano da nessuna parte. Girano semplicemente in tondo senza incontrare mai l'orizzonte. Va' e parla di Carmen, un tempo bella e sensuale, adesso mercenaria sfatta e senza futuro. Solo così ci sarà un domani. Forse.