Viandando

Hasta siempre


Faceva ancora caldo quell'ottobre del '43. Tra le strade gironzolavano le
pattuglie di SS alla ricerca di uomini da mandare nei mattatoi polacchi. Fu così che Gennaro, aspirante ragioniere, radunò armi e giovani. Pistole, fucili e bombe a mano contro carrarmati. La rappresaglia nazista fu feroce, ma inutile. Oltre duecento vittime trucidate senza pietà tra la gente inerme, ma che non servirono a scongiurare la sconfitta. Gennaro parlava fluentemente l'Inglese e non ebbe esitazioni a volare su di un aereo americano destinato a bombardare Anzio.  A vent'anni partì per la Svizzera come funzionario d'ambasciata; a ventuno era a Giakarta. Visse lo sgomento dei 500mila indonesiani morti ammazzati perchè accusati  da Suharto di esser comunisti . Nelle foreste di Giava incontrò clandestinamente i sopravvissuti e si fece consegnare i loro dipinti come testimonianza di popoli lontani e perseguitati. Amò due donne con dolcezza, ma con una visse la bellezza e la noia del tempo che passa.Rimase in Vietnam fino all’arrivo dei Vietcong, per poi abbandonare Saigon con l’ultimo elicottero.  A New Delhi rimase fino alla fine. Una volta mi chiese il motivo per cui avevo fatto l’elemosina. - Alla dignità dei cittadini deve pensare lo Stato, altrimenti la democrazia è solo una masturbazione mentale – mi disse rimproverandomi- Quando però chiamasti una ditta locale, invece di quella convenzionata con l’ambasciata italiana, per costruire un muro nella tua casa a Giakarta, poi  comprasti e regalasti  loro gli attrezzi per finire presto il lavoro- replicai piccato.E lui di rimando: - appunto ho dato gli strumenti, non la pietà- Gennaro era un comunista e di cognome si chiamava Esposito, l’altro giorno lo hanno ricordato a trent’anni dalla morte.