San Tommaso

E adesso?


Natale è passato, Dio è venuto per salvarci, ci lasceremo salvare? O con gli addobbi, riporremo negli scatoloni anche Dio? Ad accoglierlo veramente continueranno solo gli “ultimi”,  coloro che hanno vissuto il Natale  da soli, senza il calore di presenze amate, senza festa, senza speranze dalla vita?Per noi, non mi escludo, ogni scusa è buona per aggirare la richiesta di Gesù. La mia riflessione mi porta a dire, a pensare, che a Lui serve ciò che sono. Anche se ciò che sono è poco.Nei giorni scorsi mi son trovato a confrontarmi (i confronti sono fatti  sul modo di operare) con  due amici - mente e cervello (tanto poi sono  tutti e due forza lavoro) – nei gesti di solidarietà delle attività parrocchiali e sulle ultime situazioni che si sono venute a creare e che hanno prodotto disagio e sconforto nell’evolversi delle stesse.A pensarci è tuttavia la stessa sensazione che provano i nostri amati “don” dopo aver proclamato la Parola, dopo aver aver creduto di annunciarci il modo di vivere “da cristiani” e vederci poi vivere in modo egoista e opportunista.Occorre arrendersi? Animo, coraggio, continua a ripetere chi mi dà robusti punti di riferimento, dritte, nel cammino verso….. Siamo chiamati a donare quel poco che abbiamo  perché questa è la Chiesa, non quella delle elucubrazioni e delle disquisizioni fine a se stesse: l’insieme di coloro che mettono a disposizione ciò che sono, ciò che fanno. Per Lui!Avevo segnato altri punti di trattare, sempre sui temi del volontariato: sul far comprendere meglio le mie posizioni sul poco che riesco a fare, sulla diffidenza che si prova nell’aiutare gruppi non di appartenenza, sull’invidia e i comportamenti ad essa connessi, e simili. Ma ho avuto un flash: chi sono io, Babbo Natale? Comunque  se qualcun altro interviene (bontà sua), è cosa buona; se qualcuno mi interpella via e-mail o quando mi incontra: ….. Io ci sono!