Filosofia&Esistenza

Che bello sentire un commento mirato e contestualmente ben definito. Il tuo riferimento è precisissimo, nel §14 viene espresso infatti il concetto di "utilizzabilità dell'ente intramondano", del suo essere "mezzo-per" come modalità preontologica, preriflessiva e prefenomenologica dell' "essere-nel-mondo" esistentivo dell'Esserci, inteso come "prendersi cura" dell'utilizzabile, in analogia all' "aver-cura" che invece si riferisce al "con-essere", all'"essere assieme", insomma al rapporto che l'Esserci intrattiene non con le "cose-mezzo", ma con gli altri Esserci e che da luogo al "con-esserci", tutti esistenziali questi che appartengono costitutivamente a quell'ente privilegiato che è L'uomo (l'Esserci), l'unico ente in grado di dare un senso, di significare, di esistere il mondo. L'Esserci, in questo senso, è già da sempre un "con-esserci-con-gli-altri"; nella sua gettatezza egli non può essere, esistere senza presupporre l'altro, perchè anche quando lo nega, ad es. nella solitudine, nell'asocialità, nel solipsismo, in realtà lo afferma ancor di più: L'Esserci può esser-solo, unicamente perchè primariamente, costitutivamente, esistono degli "altri" dai quali egli può rifuggire, isolarsi, ma mai annullare senza eliminare, al tempo stesso, la sua possibilità di poter dirsi "solo". DIciamo, parafrasando Heidegger, che "l'esser solo" è un modo difettivo "dell'esser-assieme", una conferma di quest'ultimo esistenziale e non una sua negazione. "Ciò che è onticamente più vicino, infatti, è anche ontologicamente più lontano". L'uomo è gettato nel suo "grund", egli è il nullo fondamento di una nullità ed è solo grazie al fatto che egli è possibilità, o esistenza - il che è lo stesso -; che egli è "apertura originaria" che può sorgere il problema dell'essere in generale, così come ogni altro problema gnoseologico. In questa prospettiva: "L'esistenza precede l'essenza". Un saluto e scusa se mi sono dilungato, ma l'argomento mi appassiona molto e fa sempre piacere discuterne ... Brok