specchio

i passi nel cappello


Si guardava i piedi sapendo già quanti numeri di scarpe aveva posseduto.Lo faceva da anni troppi per adesso pochi per ieri. Non contava i passi ma i silenzi tra un passo e l'altro, non c'era l'incedere nè l'andare gli piaceva il divenire nell'ombra.Portava il cappello calzato, un cappello per ogni stagione di vita, un porta pensieri degli anni percorsi , quanti erano? come vanno contati per età? per episodi? per le donne avute?  per quantità di responsabilità?Lui conteggiava le albe e le scadenze di luna.Pochi gli attimi che prendevano gli occhi in alto, i fruscii di cielo permettevano alla visiera di togliere l'ombra dagli occhi.Poi di nuovo giù a far matematica con le suole "mai amato la matematica , mai studiata la matematica " le espressioni algebriche dei conti da far tornare sono come una colpa rigata con matita rossa tra la x e la y uguale a tremila vaffa con riporto di bestemmie.Sì bestemmiava , con moderazione e attenzione, bestiemme mirate, nella sua bocca erano quasi suadenti a volte divertenti, un bacio a sputacchio alla vita.Si guardava i piedi senza calciare i sassi senza calpestare le aiuole, lo faceva sempre di primo mattino con il sole, o di prima sera con la luna perchè accanto ad un' ombra è meno dura