specchio

uno due tre quattro cinque e mezzo


  A volte riprovo a contare mettendo la punta delle dita in boccaarrivo come sempre non oltre il 10è così come da bambina mi stupisco perchè per me  i numeri ,che sono difficili da far diventare memoria,diventano fotogrammi stesi sui calendari che non ho mai appesocalcolo e sottraggo visiprovo a far spazio se mai l'anima avesse un luogo con un' area definibilemi ristupisco poi quando arrivo in fondo al giornoeppure l'ho tenuto sempre stretto a quel unico pensieroo forse era una domanda o un desiderio ?Lui sta lì , il pensiero intendo, si mette seduto in prima fila e mi guarda mentre recito, canto, borbotto e rimando a memoria invento parafrasi metafore similitudininon è l'unico spettatore, ma è l'unico invisibile per questo così realegli altri alla fine se ne vanno alle loro tiepide faccendeecco quando conto i giorni finiti sporgendomi dal proscenioLui, intendo il pensiero,è lì che mi aspettacon un fiore in mano e un uomo per mano