Sapore di scuola

Il cavallo selvaggio


 Quest'anno la scuola sarà ri-sottoposta alla verifica degli apprendimenti da parte del Sistema nazionale di Valutazione (INVaLSI). L'anno scorso è stato dato questo bellissimo testo di R. Piumini per verificare la competenza di lettura di allievi della scuola primaria (classe 5a). Cosa ne pensate? Quali domande proporreste per esplorarlo?                         Il cavallo selvaggio        Il mercante Ben Amhud volle far dipingere un cavallo sulla facciata del suo negozio. S’informò sui pittori della zona, e alla fine chiamò Alí Shab. - Alí, voglio un bel cavallo sulla facciata del mio negozio. Quanto mi verrà a costare? - Un cavallo bello ti costerà trentacinque denari - rispose il pittore.   - Tanto? - disse il mercante, battendosi le mani sulla testa, come per un lutto.  -  Come posso risparmiare un po’? - Se vuoi un cavallo brutto, spenderai solo trenta denari - rispose il pittore.  - Ah, bene! - disse il mercante, battendosi le mani sul ventre, soddisfatto. - E… non potrei spendere ancora meno?  Alí Shab pensò un momento, poi disse:  - I prezzi che ho detto, naturalmente, sono per i cavalli addomesticati. Se vuoi  un cavallo selvaggio, spenderai solo venticinque denari.  - Ecco! - gongolò il mercante, battendo le mani una contro l’altra. - Dipingi  un bel cavallo selvaggio, caro pittore!  Senza più parlare, Alí Shab preparò colori e pennello e si mise al lavoro. Dipingeva veloce e sicuro e i bambini del villaggio, seduti in cerchio alle sue  spalle, stavano a guardare.  - Via, via di qui, monelli! - gridava Ben Amhud, uscendo dal negozio e agitando uno straccio.  - Non spendo il mio denaro per divertire le scimmiette come voi!  Al tramonto il dipinto era finito: un bellissimo purosangue arabo, bianco,  dall’aria fiera e indomita, stava immobile in un’impennata.  I bambini andarono a raccontare la meraviglia e da ogni parte venne gente ad ammirare. Ben Amhud stava sulla soglia del negozio, sorridendo, come fosse stato lui ad allevare quel cavallo stupendo. Poi, davanti a tutti, consegnò al pittore i venticinque denari e lo salutò. Venne la sera e tutti andarono a dormire. Tutti, ma non il pittore, che venne, ricoprì rapidamente il cavallo con la stessa tinta del muro e se ne andò.  Al mattino, quando aprì il negozio, Ben Amhud restò a bocca spalancata, gli si strozzò il fiato in gola, gli mancò il respiro. Poi prese a gridare, chiamando il pittore.  Alí Shab, seguito da molta gente incuriosita da quel baccano, venne davanti a lui. - Che storia è questa? - gridò il mercante, infuriato. - Per venticinque denari mi hai fatto una pittura che è durata solo una notte?   Il pittore, tranquillo, rispose:  - La pittura era buona, Ben Amhud, ma sei stato tu a volere un cavallo  selvaggio. I cavalli selvaggi costano meno, si sa, ma scappano alla prima occasione! La gente scoppiò a ridere così forte, che il mercante non osò replicare e a faccia bassa si ritirò a mangiarsi le dita per la rabbia.  E qualche volta, da quel giorno, passando davanti al negozio, qualcuno gli gridava: - Ehi, Ben Amhud, ho visto il tuo cavallo correre vicino all’oasi! (Da: R. Piumini, Mille cavalli, Einaudi, Torino, 2006)