Parto dal presupposto che io non sono uno di quei lettori che non si "bevono" niente e che pretendono dallo scrittore che tutto sia perfettamente credibile (chiaramente non parlo di realismo magico, fantasy o di storie ambientate in società utopiche o distopiche). Ci sta che il prestito di credibilità sia più "alto" del dovuto. Ma secondo me c'è un limite che non va superato, e credo che l'autrice di questo romanzo sia andata un tantino oltre questo limite.
La protagonista è così frustrata e negativa da recidere qualunque fiore le capiti a tiro (sempre e comunque), da affittare decine e decine di volte lo stesso film tristissimo (perchè non se lo compra, se le piace tanto?!), e dopo essersi tagliuzzata allegramente da un momento all'altro, quasi per sport, minaccia anche il suicidio durante una riunione. Per non parlare delle metafore, centinaia, tutte funebri, mortuarie. Esagerate, tanto che certe volte fanno sorridere.
Ecco, da un'autrice che viene descritta dai più autorevoli giornalisti e critici come il nuovo genio della letteratura che, cito testualmente, "eclissa i suoi concorrenti", mi sarei aspettata un piccolo capolavoro moderno.
Non lo stronco, sia chiaro. Ci sono buoni elementi, forse con meno esagerazioni e una trama un tantino più elaborata (e con tagli ai punti più monotoni) sarebbe stato un ottimo libro. A fine lettura, per quanto mi riguarda, non ho pensato di trovarmi davanti a questo nuovo genio che eclissa i concorrenti. Be', io all'eclissi preferisco la luna...