Passi nel mondo

02 agosto 2004 Thailandia - Bangkok


Per conoscere Bangkok non basterebbe una vita. Strade larghissime, ponti, vicoli e canali si ingarbugliano attorno a grattaceli, templi, baracche, case coloniali, bancarelle e ancora negozi grandi e piccoli e costruzioni assurde di legno e lamiera a cui non sono riuscita a dare un nome. Ma lasciarsi catturare da questo gomitolo è davvero un’esperienza affascinante. Il caos per le strade è assoluto, macchine, camionette scassate e pullman si incanalano lenti in strade a quattro corsie, mentre sui marciapiedi ai lati la puzza e il caldo dei gas di scarico a volte diventano insopportabili. Ci siamo fatti un giro su un tuk tuk, uno dei mezzi tipici del posto, in pratica è un’ape car che sfreccia per strade grandi come la tangenziale di Milano rischiando di catapultarsi ad ogni curva. È un mezzo molto economico, e divertente, anche se ogni tanto ti senti che stai lasciando i tuoi polmini all’Asia!Ma è girando a piedi che ci sono sorprese che non si potrebbero gustare in altro modo. Attraversi una via trafficatissima e ti trovi davanti un tempio buddista, con colori di fuoco e il tetto luccicante, ti infili in un vicolo e scopri una farmacia cinese zeppa di vasi con dentro di tutto, dalle radici di gingseng ai cavallucci marini essiccati (pare che facciano molto bene ai reni). Sempre girando un po’ a caso abbiamo trovato anche un canale che taglia orizzontalmente la città, le barche che lo percorrono ti portano per pochi centesimi da una parte all’altra di Bangkok in molto meno tempo che qualsiasi taxi nel traffico del centro. Quel canale e il fiume Chao Praya sono le arterie d’acqua della città e sono le vie più comode per gli spostamenti. L’acqua è un elemento vitale di Bangkok. Tutti poi sono impegnati a fare qualcosa. La gente cammina per i marciapiedi di strade inquinatissime portando in giro le cose più disparate (frutti, sculture attaccate a bastoni, cappelli strani…). Ai lati, cinesi piccoli friggono nei wak pesce e riso su banchetti ambulanti, mentre nei negozi uomini e donne aspettano i clienti tenendo le mani sempre in movimento su sedie da impagliare, tessuti da cucire, tastiere dei computer. Quando sono fermi, i thailandesi pregano. Nei templi grandi, ma anche nei tempietti agli angoli delle strade, giovani e vecchi si fermano a pregare, con il foir di loto tra le mani, gli incensi accesi e la collana di fiori da deporre ai piedi della statua del buddha.Se ti vedono consultare una cartina, le persone si avvicinano e con un inglese stentatissimo fanno di tutto per indicarti la via. Con Fabio ridevamo pensando che in Italia avvicinarsi a qualcuno e attaccare bottone così sarebbe visto più come un atto di invadenza che come un gesto gentile.Ovviamente, non tutti quelli che si offrono di aiutarti lo fanno con disinteresse, a volte cercano di far credere che un tempio è chiuso o che una via non è percorribile per proporre alternative più costose. Per fortuna si tratta di casi abbastanza isolati, di solito sono la gentilezza e l’altruismo che guidano i gesti da queste parti, anche se resta chiaro che il turista per loro è una fonte importante di guadagno in moltissimi sensi. Spesso ciò che per noi può essere un prezzo stracciato, per loro equivale a una settimana di lavoro.