Passi nel mondo

18/08/2004 Malesia - Kuala Lumpur


Kuala Lumpur è impressionante. Già nel tragitto dall’aeroporto al centro il panorama è incredibile. La foresta si alterna con spazi ordinati e prati all’inglese e in mezzo alla vegetazione fittissima svettano i grattaceli più belli del mondo. L’architettura di quella città è la sintesi di tante culture diverse che si incontrano, soprattutto quella occidentale e quella islamica. La religione ufficiale malese è l’islam, e anche se non si tratta di quello fondamentalista estremo, la sua dottrina e la sua visione si inseriscono in ogni aspetto, compresa l’archittettura cittadina. Le Petronas Towers sono costruite seguendo i principi dell’islam nel numero degli angoli e come forma, mentre su altri grattaceli le pareti esterne sono decorate da fittissimi ricami islamici. La stazione centrale, poi, è un grande edificio con la parte sotto in stile coloniale e con i tetti a cipolla sopra le torri. Tante culture diverse si mescolano, senza mai fondersi. Per strada donne indiane in sari coloratissimi chiacchierano con ragazze malesi con tuniche decorate e il velo in testa, giapponesi con le magliette di Hello Kitty attraversano la strada con cinesi dal cappello a punta, mentre uomini e donne in giacca e cravatta salgono con la loro ventiquattrore sugli sky trains. L’incontro tra tutte queste tradizioni e con la modernità avviene senza che nessuno perda o abbandoni la propria identità. Kuala Lumpur è una città-mosaico che per tanti versi ha anche delle cose che non capisco, con le quali mi sono scontrata. Soprattutto per quanto riguarda la condizione della donna. In un contesto moderno e a volte persino futuristico si vedono tante coppie formate da uomini in abbigliamento occidentale - scarpe adidas, t-shirt e telecamera digitale in mano - con a fianco donne tutte vestite di nero con solo gli occhi scoperti. Sono le coppie che vengono dagli emirati arabi, mi dicono, la Malesia è l’unico posto in quella parte dell’Asia dove le donne possono spostarsi per le vacanze, dato che è dichiaratamente musulmano. Per una donna cresciuta in un paese occidentale è davvero strano vedere queste cose. Mi sentivo quasi a disagio a girare con il capo e le braccia scoperte. Eppure “loro” mi sembravano a loro agio, donne giovani al fianco dei loro mariti, oppure con i figli al seguito a contrattare disinvolte alle bancarelle per un paio di scarpe o una borsetta (le uniche cose che le distinguono fra loro…). Come se il velo fosse una giacca che ti metti per uscire. E invece lascia scoperta una visione della donna che mi spaventa. Anche le donne malesi sono tenute a rispettare le regole del vestire religiose, ma fortunatamente in quelle zone l’unico obbligo è quello del velo sui capelli, mentre il volto può restare scoperto e sotto si possono indossare jeans e magliette (ovviamente no minigonne o canotte troppo scollate).